Sorprende
constatare che sebbene il tempio massonico sia il simbolo, neppure tanto
velato, di una rappresentazione della volta stellata, con tanto di segni zodiacali
e con i due luminari [Sole e Luna] disposti in alto sulla parete di fondo, ai
lati dello scranno su cui siede il maestro venerabile, nulla o poco venga detto
nelle logge massoniche circa il significato di una simbologia che precede o
addirittura giustifica lo studio di tutti gli altri simboli presenti nel
tempio. Il massone sembra nutrire nei confronti dell’astrologia lo stesso
pregiudizio che accompagna la mente dei profani o, quel che peggio, la stessa
avversione che nei confronti dell’antica “scienza dei caldei” nutrono, almeno a
parole, le chiese ufficiali. Una spiegazione plausibile del fenomeno consiste
nel fatto che c’è, nelle guide massoniche, il legittimo timore che i fratelli
confondano l’astrologia giudiziaria e divinatrice con l’astrologia simbolica,
dunque si preferisce, come si suole dire, gettare via l’acqua sporca insieme con il
bambino.
Eppure, un grande maestro come Ivan Mosca –
passato all’Oriente eterno una diecina di anni fa e di cui recentemente è stata
ricordata la figura dal Grande Oriente d’Italia, con la presentazione di un
libro a lui dedicato [1] –
C O N O S C I T E
S T E S S O”
[Per tutto il complesso rapporto tra astrologia e massoneria si veda soprattutto il primo dei citati Quaderni]
Immagine tratta da esoterismografico blogspot.com |
Come si spiega allora la rimozione che la
cultura occidentale fa dell’astrologia? L’astrologia è un residuo del paganesimo
antico, la fatalità dei suoi assiomi contrasta con la libertà dell’uomo e con
l’onnipotenza di Dio, non esiste un fondamento epistemologico delle sue leggi e
dei suoi risultati. Ciascuna di queste asserzioni, nel corso del tempo, è stata
ampiamente vagliata e falsificata. Persino la Bibbia – si è detto – distingue
tra idolatria astrologica e astrologia che manifesta, sottoforma di segni,
l’onnipotenza divina. Circa la fatalità, si tratta di una concezione per lo più
collegata allo stoicismo [5],
perché altrove si venne sempre più affermando l’idea che ‘gli astri inclinano
ma non necessitano’ e addirittura che ‘l’uomo saggio domina le stelle’. Quanto
al preteso “fondamento epistemologico”, c’è chi ha tentato di fare
dell’astrologia una scienza sperimentale [6], neotolemaica e/o neostoica, per
la verità anche con buoni risultati, tutti documentabili, ma col rischio di perdere di vista dell’antica arte dei Caldei, la dimensione intuitiva e mitopoietica, rinunciando
ad una ricerca molto più complessa che, per esempio, combina il destino
individuale con quello dei membri di una stessa famiglia [7]
La scienza e le grandi religioni monoteistiche
hanno combattuto nell’astrologia la presunta vocazione a farsi scienza e
religione, e anche se singoli scienziati e teologi ne hanno subito talora il
fascino, nemmeno tanto discreto, la posizione ufficiale di tutte le chiese è
stata sempre quella della condanna. Ma, per uno strano paradosso, è potuto
accadere che la più antica delle religioni monoteistiche finisse addirittura
per essere influenzata dall’astrologia, né la cosa appare tanto sorprendente:
non è Abramo, il padre dell’ebraismo, della città di Ur dei Caldei? [8] E ‘l’astrologia era grande nel
suo cuore’ commenta il rabbino Salomon Thein. [9]
[segue]
sergio magaldi
[1] “[…] Ma
come scordare il fascino, il carisma, il potente stimolo che la personalità di Ivan ha
esercitato su più di una generazione di apprendisti, compagni e maestri? Al di
là delle sue presunte (reali o fittizie) realizzazioni spirituali, Ivan Mosca è
stato per decenni un punto di riferimento per chiunque volesse davvero
cimentarsi nel difficile e affascinante percorso della ricerca esoterica; per
chiunque desiderasse esplorare i più remoti sentieri della Via Iniziatica
occidentale. Di questo non si può non essergli grati…” [Così lo ricorda tra
l’altro Gioele Magaldi in un epitaffio del Grande Oriente Democratico [GOD]
dedicato ad alcuni maestri massoni passati all’Oriente Eterno].
[2] “Uno spettro ci inquieta: lo
spettro dell’astrologia”, così, polemicamente, esordisce Ornella Pompeo
Faracovi nel suo pregevole Scritto negli
astri. L’astrologia nella cultura dell’Occidente, Marsilio, Milano, 1996,
p.13
[3] Cfr., oltre al cit. Scritto negli astri…, le note
bibliografiche contenute in fondo al volume, pp.281-288. Di notevole interesse anche:
E. Garin, Lo zodiaco della vita. La
polemica sull’astrologia dal Trecento al Cinquecento, Laterza, Bari, 1976
[4] Pietro Pomponazzi (1462-1525)
medico e filosofo nato a Mantova. Pubblicò nel 1516 il Tractatus de immortalitate animae, nel quale, sulla scia di
Aristotele e di Alessandro di Afrodisia, negava l’immortalità dell’anima. Pur
condannando la magia superstiziosa, difese l’astrologia naturale sino al punto
di sostenere, nel De fato, libero
arbitrio, praedestinatione et providentia Dei, le tesi dello stoicismo
circa l’ineluttabilità del fato, governato dalle stelle.
[5] Scuola filosofica di età
ellenistica fondata intorno al 300
a . C. da Zenone di Cizio presso un portico (stoà in greco). Per gli stoici, una
ragione divina governa il cosmo secondo un ordine necessario e perfetto.
[6] In questo senso il tentativo
operato dal medico tedesco H.Freiherr Von Klockler e dai ricercatori della
rivista Sterne und Mensch, fondata a
Lipsia nel 1925.
[7] Cfr. L.Greene, Astrologia e Destino, trad.it., Armenia,
Milano, 1995, cap.4, pp.98-132.
[8] Cfr. sui Caldei e l’astrologia,
O. Pompeo Faracovi, cit., nota 4,
pp.25-26
[9] Cit. in J. Halbronn, Le
mond juif et l’astrologie, Arché, Milano, 1985, p.20. Circa l’influenza dell’astrologia
sull’ebraismo ibid. pp. 8-25
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