Le
argomentazioni utilizzate dall’autore del post che segue, contro un certo modo
di intendere l’ecologia, meritano qualche riflessione, ma non sembrano tener
conto dei danni arrecati all’ambiente da una industrializzazione talora
selvaggia e finalizzata unicamente al profitto individuale e al benessere di
ristrette oligarchie. Con il risultato che, in luogo di debellare povertà e
malattie, certe trasformazioni dell’habitat naturale hanno finito più spesso
per accrescere il disagio economico di determinati strati di popolazione,
devastare il paesaggio e introdurre nuove e più sofisticate patologie.
Gli esempi citati dall’autore, relativi allo
sfruttamento di risorse naturali per accrescere le fonti energetiche, e alle
modifiche genetiche da apportare in agricoltura per incrementare la produzione
di beni alimentari, sembrano più che altro ipotesi di scuola.
Nel primo caso,
infatti, si tratta di verificare fino a che punto, in termini di costi e
ricavi, se ne avvantaggerebbe davvero il mercato indigeno, nel secondo, di
poter accertare realmente la ricaduta, sotto il profilo della salute pubblica,
di “messi
rese biologicamente rigogliose e feconde“.
Il caso del riso asiatico non può essere preso come modello. Insomma, è
altrettanto errato, a mio parere, eleggersi a paladini di una natura
intoccabile e sacra, come pretendere, nel nome del progresso, della tecnologia
e della crescita produttiva, di intervenire sempre e comunque per modificare
l’ambiente in cui viviamo. Per la sua complessità, il fenomeno deve essere
riguardato sotto diversi aspetti, soprattutto quando c’è il sospetto che dietro
le prese di posizione ideologica, in un senso come nell’altro, si nascondano in
realtà interessi politici e/o corporativi.
sergio
magaldi
In
questo momento di crisi, si delinea il danno economico che il nostro Paese ha
subito a causa della ostinazione preconcetta dei catastrofisti,
contro coloro che vorrebbero
operare con un modello industriale diverso da quello “ecologico” concepito per la
salvezza dell’ Umanità.
di Alberto Zei
Ogni possibile miglioramento che consenta di
elevare la quantità e la qualità di produzione, viene ritenuto dagli ecologisti,
per tutte le buone ragioni di questo mondo, un diabolico espediente capace
soltanto di peggiorare l’inquinamento.
Non c’è in Italia un’innovazione
tecnologica di base – finalizzata ad un sensibile miglioramento economico e
sociale – che non sollevi il sacro furore di qualche
gruppo di responsabili o “personaggi di cultura”, sempre informati su
tutto.
Non è infatti possibile introdurre nel nostro
Paese alcuna iniziativa tecnologica, capace di produrre un plusvalore di
scala alla catena produttiva di beni e servizi, in particolare
energetici, senza che gruppi inferociti di contestatori
organizzati si oppongano ad ogni vantaggio, tecnologico,
agronomico, industriale, commerciale di cui la popolazione
potrebbe avvantaggiarsi.
Sorgono
e vegetano in Italia le Associazioni agronomiche naturaliste, con sedi
reali e siti Web che fanno proselitismo attraverso incontri, raduni e “marce su
Roma”, organizzando boicottaggi ecologici nelle sedi di produttori agricoli, considerati
come antagonisti.
Ad ogni proposta innovativa avanzata a
beneficio del tessuto sociale del nostro Paese, si contrappongono gruppi
di persone prontamente strumentalizzate e addestrate per intraprendere una
campagna di propaganda – con manifestazioni che la TV porta alla ribalta della
cronaca – per annunciare la catastrofe che si abbatterebbe sul sistema ecologico
in cui viviamo se osassimo discostarci dal “verbo” di cui si
ritengono gli unici e autentici depositari.
IL RITORNO ALLE ORIGINI
I VERDI GUERRIERI
Non si
tratta di piccoli uomini dalla pelle verde provenienti da Marte. Sono i
soliti volenterosi ammantati di verde, che in nome del
cielo, ovvero della verde natura, vorrebbero ripercorrere a
ritroso la storia del genere umano.
Mentre
la filosofia illuminista riteneva già secoli fa che dalle tenebre e dalla
barbarie da cui l’ umanità mosse i primi passi, l’ uomo avesse percorso
la via del rischiaramento culturale verso la ragione e il dominio delle forze
cieche della natura, adesso l’intento della ideologia ecologica (con tutte
le eccezioni che vogliamo) sembra essere quello di riportare il
genere umano a ritroso, all’ epoca in cui gli eventi naturali erano subiti
con religiosa rassegnazione: dalle malattie, alla fine prematura; dalla fame
alla mortalità infantile; dalle carestie alla superstizione e così
via, in quanto tutto allora era naturale e genuino, tanto da accogliere persino la morte come una
liberazione dei sofferenti.
Ora, invece, intervenire contro la natura è
considerato un imperdonabile delitto, le cui conseguenze sono, appunto, le
catastrofiche previsioni dei cosiddetti “amici” della natura o della
Terra.
PROTESTE AL CHIUSO
LA VERDE EMANCIPAZIONE
Il popolo dei cosiddetti naturalisti, sempre
intellettualmente emancipato, riesce a conoscere con largo
anticipo i mali futuri del mondo che ogni innovazione
sistematicamente produce,con particolari che neppure le migliori interpretazioni di Nostradamus sarebbero in grado
di rivelare.
L’ intera militanza – più o meno
pappagallescamente addestrata per divulgare il “verbo” – si identifica
sempre più con la verde massa di questa sorta di missionari del benessere
naturale che si sono assunti il compito di divulgare informazioni catastrofiche
per il bene dell’ umanità.
Non c’è pausa per coloro che compiono
una missione di tale levatura, neppure in un tempo di crisi
come l’ attuale. Infatti, dopo aver infierito in Italia sotto ogni verde
pretesto, fino a determinare colpevolmente un aumento del
costo dell’ energia tra i più alti del mondo e dopo aver
trasformato le comunicazioni veloci in un utopia rispetto alla realtà degli
altri Paesi europei, ora si mobilitano contro le fonti di energia fossile
di casa nostra.
Questa volta si tratta di impedire ogni trivellazione in mare aperto con la richiesta referendaria di chiudere anche le fonti energetiche già in funzione.
In tal modo il nostro Paese sarà costretto ad ulteriori
approvvigionamenti al prezzo imposto dal
mercato, mentre potremmo estrarre il carburante direttamente in Italia e ad un
costo più basso.
Da tempo gli “amici” della Terra si stanno dedicando ad un'altra missione,
cercando di bloccare la coltivazione
delle messi rese biologicamente rigogliose e feconde e che, a causa della
sovrabbondanza dei raccolti, potrebbero apportare alla comunità inaspettati
benefici alimentari e commerciali.
Non solo, ma la verde saggezza che
anima l’ iniziativa sostiene che la genuinità degli
alimenti verrebbe compromessa da una manipolazione genetica che va a forzare la produzione
spontanea e tradizionale dei vegetali e che si presenta
quanto mai pericolosa per la salute non solo degli uomini ma anche degli
animali.
SPIGHE DI RISO DORATO
IL PERICOLO DEL RISO
Un esempio meritevole di considerazione per lo
sterminato numero delle potenziali vittime, riguarda l’ alimentazione con riso
tradizionale privo di vitamina A, coltivato allo stato naturale e che causa, soprattutto
in Asia, gravissime patologie, in particolare la cecità, prima ancora della
morte. Non si tratta di un fatto marginale in quanto più di un miliardo di
persone nel mondo, che si nutrono quasi
esclusivamente di riso, sono le
potenziali vittime designate di
questo gravissimo deficit alimentare.
Basterebbe introdurre nella coltivazione il
riso geneticamente modificato e ogni male sarebbe risolto. Infatti il riso OGM,
denominato Golden a differenza di quello naturale, contiene una sufficiente dose di beta-carotene,
precursore della vitamina A, la cui
presenza debella alla radice la causa di questa gravissima patologia. Ma
la realtà purtroppo è un'altra perché fino adesso, con qualche eccezione nelle
Filippine, introdurre un riso OGM
in luogo di quello locale non è ancora
concepibile.
Il riso non si tocca, da un
lato, perché l’ eccessivo
raccolto agricolo migliorato con gli OGM renderebbe economicamente meno
competitiva la produzione del riso tradizionale; dall’altro, perché il
riso dorato che noi stessi mangiamo, farebbe insorgere in quelle medesime popolazioni – in
luogo della condanna a morte per l’uso del loro riso naturale – il rischio di
malattie degenerative.
Nessun commento:
Posta un commento