Si cominciano a vedere i primi frutti dell’ Albero del No:
- il
suggerimento all’Italia, da parte di ambienti governativi tedeschi, di chiedere
il soccorso del Fondo Monetario,
-
la
secca intimazione di Bruxelles che l’Italia colmi al più presto il buco di bilancio
di 15/17 miliardi,
- l’invito
rivolto al nostro Paese da più parti, di varare una patrimoniale da 15 miliardi
per far fronte alla crisi,
- l’impossibilità
di andare a votare in tempi brevi, come hanno chiesto Grillo, Salvini e lo
stesso Renzi, per le seguenti ragioni:
a)manca una legge elettorale alla
Camera come al Senato, perché
l’Italicum era previsto per l’elezione dei deputati solo nell’ipotesi di
abolizione del Senato elettivo,
b)la Corte
Costituzionale deve pronunciarsi sulla costituzionalità dell’Italicum e,
nell’ipotesi più ottimista, non lo farà che tra la fine di gennaio e i primi di
febbraio. Solo dopo quella data si comincerà a discutere per due nuove leggi
elettorali [una per la Camera, l’altra per il Senato]. Prevedendo il tempo
record di tre mesi, si andrebbe a maggio e quindi, considerati i 60 giorni
dallo scioglimento del Parlamento, si potrebbe votare a luglio, mese
impraticabile perché è già estate. Tutto sarà perciò rimandato all’autunno:
scioglimento dei due rami elettivi, 60 giorni, campagna elettorale ecc..
c)una legge
elettorale condivisa prima che si
pronunci la Consulta è di fatto impensabile,
d)l’esigenza di
deputati e senatori di arrivare alla data del 17 settembre per assicurarsi
vitalizi e pensioni
e)l’ago della bilancia nel Pd diventa il
correntone di democristiani doc che ha il suo punto di riferimento nel
Quirinale e che per l’esperienza di mezzo secolo si muove sempre con passo
felpato e naturale circospezione.
-
la
certezza, dunque, in base ai punti a, b, c, d ed e, è di andare a votare non
prima di dicembre 2017 o addirittura alla scadenza naturale di febbraio 2018,
- l’ulteriore
certezza di avere per più di un anno a Palazzo Chigi un esecutivo debole in
patria e tuttavia fortemente condizionato dalla volontà di Bruxelles e di
Eurogermania.
Con ciò non si intende sostenere che con la vittoria del
Sì [peraltro impossibile: il 25% del PD, senza la minoranza, contro circa il
70% di tutti gli altri partiti] i frutti sarebbero stati migliori: il peggiore
di tutti l’ulteriore peccato di Ubris
da parte di Renzi: credersi imbattibile.
L’unica speranza, al momento, è che si verifichi qualcosa
di positivo nella Direzione del Pd che si aprirà tra pochi minuti.
sergio magaldi
thanks!
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