SEGUE DA:
NOTE SULLA QABBALAH: parte I, la teurgia (clicca sul titolo per leggere)
NOTE SULLA QABBALAH: parte II, antecedenti storici dello Zohar (clicca sul titolo per leggere)
NOTE SULLA QABBALAH: parte III, astrologia cabbalistica (clicca sul
titolo per leggere)
NOTE SULLA QABBALAH: parte IV, l’uno e le porte della conoscenza
(clicca sul titolo per leggere)
NOTE SULLA QABBALAH: parte V, l’uno e l’unificato (clicca sul titolo
per leggere)
NOTE SULLA QABBALAH: parte VI, qabbalah e gnosticismo (clicca sul titolo per leggere)
NOTE SULLA QABBALAH: parte VII, il giardino dell’Eden (clicca sul titolo per leggere)
Avvertenza: per leggere le lettere ebraiche occorre il font hebrew
Non meno
intrigante è la questione che riguarda l’albero. Tra i tanti alberi, nel giardino ci sono l'Albero della vita e l'Albero
della conoscenza (del bene e del male): Genesi, II, 8: “E il
Signore Dio piantò un giardino in Eden a oriente, e vi pose l’uomo che
aveva formato, 9: E il Signore Dio fece spuntare dal suolo tutti
gli alberi belli a vedersi, dai frutti soavi al gusto. Fece crescere ‘Etz
Chayyim betrok gan’ (l'albero della vita in mezzo al giardino) e
l'albero della conoscenza del bene e del male”. Albero della vita: \ y y j { u Etz Chayyim (70+90+8+10+10+40=228)=12=3. Diverso invece il valore dell’albero
della conoscenza: t u d {
u Etz
Daat (70+90+4+70+400=634)=13=4.
I due alberi sono dunque distinti anche nel loro minore valore numerico
[rispettivamente 3 e 4], ma l’unità dei due alberi, cioè la loro
somma, produce il 7, lo stesso numero della riduzione teosofica di
Nachash, Mashiach, Choshen e Eden, mentre la loro moltiplicazione il 12
o il 3, cioè lo stesso valore dell’albero della vita, fa scomparire
l’albero della conoscenza.
Gli studiosi della Torah s'interrogarono a
lungo su che Albero fosse quello della conoscenza del bene e del male e dunque
sul frutto che Eva dette ad Adamo. Furono sempre indecisi tra quattro frutti:
il grano, l’uva, il cedro e il fico. Alcuni dissero:
“È il grano” [lo Zohar riporta
l’opinione di Shemaya il kadosh per il quale si trattava proprio del grano],
altri risposero: “anche se la conoscenza ci viene dal grano, è scritto
albero e non esiste un albero del grano”. Rabbi Jehudah b. Ilaj disse che
era uva perché in Deuteronomio è scritto: “la loro uva è uva velenosa
ed i grappoli sono grappoli amari”. Quell’uva, infatti, fu amara al mondo
esiliato da Dio. Qualcuno si alzò e disse: “non è l’uva perché da lei viene
il vino che è il simbolo della vera conoscenza della Torah e della sua
dolcezza. E la vite da cui l’uva viene è come Israele che si appoggia
alla Torah”. Rabbi Abbà di Akko disse: “era un cedro, come sta scritto
in Genesi: la donna vide che era buono l’albero da mangiarsi”. E spiegò: “l’unico
albero che si mangia come il frutto è il cedro, non ci nutriamo forse dei suoi
germogli freschi?”. “No – disse Rabbi José – è il fico”. E
chiarì prima i motivi per cui non era il cedro.
Com’è noto,
Il cedro è nella tradizione ebraica un
albero di bell’aspetto: Perì ’Etz Hadar, simbolo di forza, di
bellezza e di sapienza e Dio stesso chiama Casa di cedro il
Tempio di Salomone. Il cedro è anche simbolo di Abramo, del Sinedrio, del
popolo ebraico, del cuore dell’uomo. Il frutto del cedro fa parte del Lulav
per la mitzwah di Sukkoth o festa delle Capanne. E dunque non
poteva essere il cedro.
“L’albero
della conoscenza del bene e del male – aveva concluso Rabbi José – è dunque il fico,
perché fu l’unico albero ad accogliere Adamo ed Eva dopo il peccato; cioè,
l’albero di cui mangiarono il frutto che provocò la malattia, fu anche l’unico
ad offrire le foglie del farmaco temporaneo”. Ma anche Rabbi José
trovò i suoi oppositori e qualcuno disse che non era il fico, il frutto
della caduta, perché il fico è come la Torah.
L’albero del
fico ha radici morbide e che, tuttavia, s’infiltrano anche nella roccia più
dura, proprio come la Torah, osservò chi era di parere contrario. E
questo è un albero i cui frutti si raccolgono un po’ per volta, come solo un
po’ alla volta è possibile studiare la Torah. E come il fico è un albero
che fin tanto che lo frughi trovi frutti, così è la Torah che più si
studia, più se ne traggono insegnamenti. Insomma il vero frutto dell’albero della
conoscenza del bene e del male non fu mai trovato [cfr.Talmud, Midrash
Rabbah etc…].
Così continua Genesi II, 10: “Dall’Eden sgorgava
ad irrigare il paradiso, un fiume che dal paradiso si sprigionava in 4 fiumi
diversi; II,15: Il Signore Dio perciò prese l'uomo e lo pose ad abitare nel
giardino di Eden affinché lo coltivasse e lo custodisse; II,16: Gli
diede questo comandamento: ‘mangia pure di ogni albero del giardino; II,17:
ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché
nel giorno in cui ne avrai mangiato certamente morirai’; III,1 Il serpente
[...] disse alla donna: ‘Perché Dio vi ha comandato di non mangiare del frutto
di tutte le piante del giardino?’; III,2-3: la donna disse al serpente:
‘Dei frutti di qualunque albero del giardino noi possiamo mangiare, ma del
frutto dell'albero che sta ‘betrok gan’, (in mezzo al giardino),
Dio ha detto: ‘Non ne mangiate, anzi non lo toccate altrimenti morirete’;
III,4-5: ma il serpente disse alla donna: ‘No, voi non morrete. Anzi, Dio sa
bene che in qualunque giorno ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e sarete
come lui, conoscitori del bene e del male’.”
Dopo di che
(III,6), la donna tocca e mangia e ne dà ad Adamo. Da parte sua, il
serpente non dice una bugia, ma omette di dire che mangiando di quel frutto
perderanno il dono dell’immortalità che Dio aveva riservato per loro. Che si tratti di un solo albero non c’è dubbio. La
stessa Eva, nel rispondere al serpente, non nomina l'albero della vita né lo
distingue da quello della conoscenza, ma chiarisce al serpente che l'albero di
cui è proibito toccare e mangiare i frutti è quello che si trova in mezzo all
giardino. Esattamente quel che è detto con Etz Chayyim betrok gan (l’albero della vita che sta in mezzo al
giardino) del versetto II,9. L'albero della vita distinto da quello della
conoscenza lo incontriamo di nuovo solo alla fine della vicenda, quando Adamo
ed Eva hanno già consumato il frutto. Se gli alberi fossero stati due e i
frutti dell'albero della vita non fossero stati proibiti, l'uomo avrebbe potuto
mangiarne e rendersi immortale prima ancora di assaggiare i frutti dell'albero
della conoscenza. E se erano proibiti anche i frutti dell'albero della vita,
allora gli alberi da cui era vietato mangiare sarebbero stati due e non
soltanto uno come più volte si ribadisce. Da tutto ciò si deduce che nel Gan
Eden si trova un solo Albero, l'albero della vita che diviene albero della
conoscenza del bene e del male, allorché Adamo ed Eva lo toccano e ne mangiano
il frutto proibito. In altri termini, l'albero della conoscenza sta all'albero
della vita, come l’occulta e misteriosa Daat, che peraltro non è una
Sephirah, sta all'albero delle Sephiroth. E Daat non è una Sephirah perché in
origine non appartiene all'Albero, analogamente la conoscenza diventa un
progetto umano ma non è parte originaria del progetto divino.
Del resto, “il segreto dell'albero della vita
collegato a quello della conoscenza”, come in Sha 'aré Orah (le Porte
della Luce) afferma Joseph Gikatila [1248-1345], è ben noto ai
cabbalisti. Già il Sepher Bahir
si mostra convinto che non ci sia che un solo albero. Qui è Dio a
parlare in veste di agricoltore archetipico (22, 14b): "Io sono colui
che ha piantato quest'albero affinché tutto il mondo ne tragga diletto; ho
fissato tutto in esso e l'ho chiamato tutto, giacché da esso tutto dipende e da
esso tutto deriva". Cos'è quest'albero? Lo dice ancora il Sepher
bahir (119): "Le forze del Santo, sia Egli benedetto, sono
poste una entro l'altra, e assomigliano a un albero. Come l'albero dà frutti
grazie all'acqua, così il Santo, sia Egli benedetto, accresce le forze
dell'albero per mezzo dell'acqua. E che cos’è l’acqua del Santo, sia Egli
benedetto? È la sapienza [...] "
[S E G U E]
sergio magaldi
l'albero della vita : http://yogafacile.it/albero-della-vita/
RispondiElimina