Domani,
finalmente, i cittadini romani potranno recarsi alle urne e dare il proprio
parere - grazie al referendum voluto dai Radicali Italiani e ritardato il più
possibile dalla sindaca Raggi – circa la questione del trasporto urbano: se
questo debba continuare in regime di monopolio oppure se non
sia il caso di indire una regolare gara d’appalto per decidere a chi affidare
la gestione di questo delicato servizio pubblico. Insomma, si tratta di
continuare con Atac (autobus che si rompono in pieno traffico e/o che prendono
fuoco, manutenzione inesistente, viaggiatori che non pagano il biglietto,
circolazione di biglietti falsi, tempi d’attesa che raggiungono facilmente i
40-50 minuti, indebitamento per circa un miliardo e mezzo di euro etc…) oppure
no.
È vero che il referendum ha soltanto valore consultivo, ma a giudicare dagli
ultimi giorni, la consultazione sembra avere la sua importanza. Infatti, cos’è
accaduto di nuovo all’inizio di questa settimana? Che i mezzi pubblici, quasi miracolosamente, abbiano ripreso a funzionare e che i
tempi di attesa alle fermate degli autobus si siano più che dimezzati.
D'altra parte, la presenza del quorum del 33,3% lascia poche spazio al successo
dell’iniziativa radicale, inoltre c’è da considerare, circa l’esito del voto,
la solita propaganda che contrappone il servizio pubblico al privato, lasciando
credere che, con il trasporto urbano gestito da privati, i primi a rimetterci
sarebbero i cittadini, perché inevitabilmente molte corse “improduttive”
sarebbero tagliate e il prezzo del biglietto potrebbe aumentare.
La verità è
che, volutamente, si continua a fare confusione tra liberalizzare e
privatizzare. La gestione dei mezzi di trasporto di necessità deve rimanere
pubblica, ma un conto è darne la gestione ad una municipalizzata, appendice del
comune - con il risultato che l’ente da controllare (ATAC) non si distingue dal suo
controllore (COMUNE) - un’altra è stabilire le regole del servizio pubblico e
poi affidarne, mediante gara d’appalto, la gestione all’ente autonomo, pubblico
o privato, che risulti vincitore.
C’è qualcosa
di divertente nella propaganda di queste ore di vigilia elettorale (si potrà
votare domani 11 Novembre dalla mattina alle 8 e sino alle 20 della sera
negli stessi seggi dove i cittadini si recano abitualmente a votare), perché a
schierarsi per il Sì, radicali a parte, sono strumentalmente i partiti di
opposizione al governo gialloverde, i quali sino a poco più di 2 anni fa hanno
alternativamente gestito il trasporto pubblico in regime di monopolio, creando,
oltre al disservizio, l’ennesimo buco di bilancio del comune di Roma, mentre a
schierarsi per il No (lasciando tutto
com’è e cioè l’Atac, il debito gigantesco e la disfunzione del servizio) è
soprattutto (oltre agli estremisti di destra e di sinistra) il Movimento Cinque
Stelle, ora che è il suo turno di
governare la Città. Come sempre, dunque, è il potere a decidere, non la razionalità
delle scelte e il benessere dei cittadini. Quanto alla Lega, a parte le voci
interessate che la vedrebbero schierata a fianco del M5S, bisogna prendere atto
che non ha dato indicazioni, per bocca di Salvini limitandosi ad invitare i
cittadini a recarsi alle urne, per evitare l’inutilità della consultazione.
sergio magaldi
Nessun commento:
Posta un commento