venerdì 25 settembre 2020

C’ è una legge per tutti anche per la Chiesa di Roma


 

Esiste  una legge universale che indica al punto più alto di verità,  i  comportamenti nell’ambito del cosmo.

 

di Alberto Zei

 

In  natura

Si può immaginare che lo stesso Demiurgo dell’universo abbia inteso imporre alla sua opera una legge  che non è difficile intuire. Una delle sue sfaccettature è quella dello spazio esistenziale.  

Con questo concetto vogliamo  riferirci al fatto che ogni aggregazione di materia necessita del  proprio spazio dove si sviluppa la crescita, la vita, la sopravvivenza con la continuità della specie, fino alla morte.

Per dare maggiore  rappresentazione a questa legge, ricorriamo a qualche esempio nei regni della natura, ossia nel regno minerale, vegetale e animale per constatare quali sono le necessità del loro sviluppo, cioè del nutrimento di cui hanno bisogno.

 

Nei regni delle specie

I minerali si accrescono scegliendo tra i vari elementi che li circondano, quelli della loro specie con  i quali si aggregano e si accrescono secondo la cosiddetta “costanza degli angoli diedri”, ossia secondo le caratteristiche geometriche che sono proprie di ciascun minerale. Per questo provvedono autonomamente a crearsi un proprio spazio senza il quale la crescita non sarebbe possibile.

Nel regno vegetale si assiste ad un comportamento simile. La legge della sopravvivenza anche in questo caso non prescinde da quella superficie intorno alle piante che deve essere disponibile alla crescita e alla riproduzione. Un esempio per tutti: il pino. Nella pineta infatti, dove i pini convivono insieme,  nessuna vegetazione dovrà crescere nell’area occupata. Infatti il pino lascia cadere dalla chioma gli aghi che sono tossici per gli altri insediamenti vegetali;  in caso contrario,  è la stessa vita  compromessa,  come quando l’edera uccide il proprio albero ospite.

 

 


Nel regno animale, sia dei microrganismi che degli animali superiori, ci si attende qualche cambiamento. Ma anche qui la legge è la medesima. Le colonie batteriche si organizzano alla difesa attiva del terreno sul quale si insediano,  con la  consueta  “astuzia” della  difesa di gruppo.  Il  territorio è tipico delle varie specie, le quali occupano e si espandono dove trovano nutrimento. Per far questo incorrono spesso in conflitti nell’ area contesa, dove il sistema organico originario invaso  soccombe o reagisce riappropriandosi dello spazio perduto.

Sempre nel contesto animale, all’apice della catena evolutiva, esiste il genere umano dove vale la medesima legge intrinseca nel  DNA di ciascuno e che, tutto sommato, ha consentito di far evolvere l’Umanità dalle barbarie, attraverso il cammino della civiltà, nella prospettiva del benessere e della felicità individuale e collettiva.

 

La territorialità

Il territorio è  lo spazio  che consente alle specie viventi sulla Terra di sostenersi in collaborazione nell’ambito del proprio contesto,  secondo le insopprimibili leggi della natura.

Questo è dunque un imperativo categorico  per tutto ciò che esiste nell’universo. Si tratta di una  condizione di  compatibilità nel  medesimo ambito esistenziale  per assicurare  l’integrità collettiva del  sistema, in cui anche i  corpi celesti  sopravvivono,  occupando la propria orbita senza per questo mettere in  pericolo  lo spazio collettivo.

Lo stesso sistema solare è uno tra gli infiniti esempi di questo tipo  in cui  una decina di corpi  planetari maggiori e una  miriadi di altri più piccoli convivono armonicamente, ognuno nella propria orbita.

Qualcuno  alzando gli occhi al cielo per contemplare  il firmamento  che nelle notti stellate ispira poesia, potrebbe  pensare che se la legge cosmica sulla Terra è la medesima dell’ universo, allora non si spiega come là vi sia spazio per tutto ciò che esiste.

 

La legge dell’universo

Il concetto sarebbe giusto se così stessero  le cose. Ma l’universo è tutt’altro che pacifico. L’universo è violento ed  è  il luogo dove i corpi celesti, ossia, le stelle, i pianeti,  le galassie, gli  ammassi di galassie  nascono, vivono e muoiono anche precocemente  quando, per questioni di insufficiente spazio esistenziale, occupano a vicenda in modo distruttivo lo spazio di altri corpi.             

 

 


Si tratta  quindi,  della medesima legge  universale che vige sulla Terra dove, attraverso i tanti conflitti della storia,  si sono formate  le comunità demografiche del mondo, ossia gli Stati e le Nazioni; tutte con proprie organizzazioni che possono anche essere aiutate dalle altre per  progredire  in pacifica collaborazione, senza però occupare  lo spazio altrui.

Ma  la Città del Vaticano, forse per esercitare un dominio spirituale su quante più persone possibili tra gli oltre sette miliardi di individui che attualmente popolano il mondo, non tiene conto che anche per gli uomini vale la legge universale di cui sopra. Infatti, gettando di continuo “nuovi ponti” per favorire la cosiddetta accoglienza di massa, prepara un disastroso collasso generale, generato dal sovraffollamento dei territori.

 

Oltre se stessa

L’Umanità ha superato ormai quella soglia di timore reverenziale, che subordinava la sopravvivenza  per grazia ricevuta da altri uomini. Infatti, non è mai stato un risultato portatore  di  benessere elemosinare con continuità ciò che invece un territorio avrebbe potuto produrre in abbondanza e senza problemi. La responsabilità, certo, grava su chi avrebbe dovuto insegnare senza secondi fini a quelle popolazioni il da farsi. In tale caso, tuttavia, sarebbe venuto meno quello stato di sudditanza verso il vero potere che, chi lo detiene, non si lascia sfuggire.

Non è però in questo modo che, ora, quella parte di umanità, che pur non senza problemi è arrivata all’autosufficienza, debba lasciare impigrire l’intelligenza umana nel dare, nel dare e nel dare, non insegnando ai propri simili come provvedere a se stessi ed anche ad altri, in caso di improvviso bisogno.

Per quale malinteso tornaconto, a fronte degli aiuti ai bisognosi, resi tali dal divario culturale,  economico e sociale, generato da secoli di colonialismo, si è fatto ricorso ad una politica  dell’accoglienza indiscriminata? Nel nome di una nuova uguaglianza?

Ma di quale uguaglianza si tratta? Di quella che in nome di valori falsi ed ipocriti, si dovrebbe ottenere  con uno schiacciamento culturale e sociale indifferenziato verso il basso? Di quella che ripristina il traffico degli schiavi e la mercificazione umana?

 

Le vicissitudini  del bisogno

Le lobby del potere per ottenere questa sudditanza si avvalgono dello stato di necessità del prossimo, ostentando la loro pelosa generosità, soprattutto avvalendosi del  portafoglio altrui, come in Italia continuamente avviene, attraverso  pubblici appelli di ogni tipo.

Il sistema  attualmente adottato per meglio esercitare la sudditanza è innanzitutto quello di appiattire le attuali differenze socioculturali tra la gente; sistema che, a prescindere dai metodi usati, ricorda un po’ per analogia le vicende dei Khmer rossi in Cambogia (1975-1979) che, per mantenere il potere, considerarono dissidenti e che, come tali, eliminarono coloro che portavano gli occhiali, ritenendo che non servissero per coltivare la terra ma per cospirare contro il regime.

Ora più che mai si rende necessario  prendere coscienza  che soltanto  con l’ apprendimento e la conoscenza, utili alle comunità in cui ognuno opera,  tutti gli Uomini della Terra, “pari tra i pari” nei mestieri e nelle arti, potranno contribuire alla felicità esistenziale dell’umanità in questo piccolo, grande mondo.


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