mercoledì 17 marzo 2021

ANNIVERSARI E ASTRAZENEKA


  

 Ricorre oggi il centosessantesimo anniversario dell’unità d’Italia (17 marzo 1861-17 marzo 2021) e i media ci fanno sapere che l’intero Paese è in trepidante attesa per sapere se il vaccino AstraZeneca potrà continuare ad essere somministrato. Da un momento all’altro, infatti, si attendono le superiori decisioni di EMA che non è il nome di una autorevole gentildonna ma l’acronimo di European Medicines Agency, l’agenzia europea per i medicinali che protegge e promuove la salute dei cittadini e degli animali valutando e monitorando i medicinali all'interno dell'Unione europea (UE) e dello Spazio economico europeo (SEE).

Com’è noto, da qualche giorno, dopo le supposte reazioni allergiche provocate dal vaccino anglo-svedese, sette paesi europei hanno deciso di sospenderne la somministrazione. Non l’Italia, però, che si è limitata ad indagare i medici responsabili della vaccinazione che - peraltro senza un rapporto comprovato di causa ed effetto - avrebbe determinato la risposta letale in alcuni pazienti. Salvo poi interrompere la somministrazione di AstraZeneka quando l’ha deciso anche la Germania.

C’è da giurare che EMA non farà attendere troppo una dichiarazione per tranquillizzare i cittadini che potranno, così, in piena fiducia continuare a vaccinarsi con AstraZeneca, un anti-covid che in un primo tempo era stato dichiarato efficace sino ai 55 anni, poi sino a 65 e infine anche dopo i 100, senza che fossero comunicate le eventuali modifiche apportate per renderlo improvvisamente efficace per tutti. Cosa rappresentano inoltre i pochi casi di morte, neppure con certezza attribuibili al vaccino, rispetto ai tanti milioni di vaccinati, cosa gli oltre 200.000 casi accertati di reazione allergica sui 21 milioni di sudditi inglesi che hanno usufruito di AstraZeneca?

E dire che AstraZeneca sembra addirittura il più innocuo rispetto agli altri due,  Pfizer e Moderna, che circolano nell’Unione Europea, perché si basa su una formula tradizionale, già sperimentata in passato per altri vaccini e che consiste in questo caso nello sfruttare un vettore virale di scimpanzé per stimolare il nostro sistema immunitario. Diversamente, gli altri due non sono vaccini veri e propri ma tecniche genetiche mRna. Il Rna dipende dal Dna  che, com’è noto, contiene il patrimonio genetico degli organismi viventi.

Preoccupata sui rischi di una somministrazione di vaccini e/o di terapie geniche con un iter di sperimentazione affrettato, la professoressa Maria Rita Gismondo - direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano - si domandava in una intervista di alcuni mesi fa: "Sono anni che non accettiamo di manipolare il Dna degli ortaggi perché c'è chi teme che mangiare un Ogm costituisca un pericolo, e adesso d'un tratto ci va bene diventare noi stessi degli organismi geneticamente modificati?".

Resta la domanda circa il perché, insieme alla realizzazione di vaccini anti-covid 19, da parte delle massime autorità sanitarie europee e mondiali non si sia studiato e approntato anche un protocollo per prevenire e/o curare in modo efficace l’insorgenza e la diffusione del virus.

 sergio magaldi 


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