giovedì 8 luglio 2021

EURO20: INGHILTERRA-ITALIA, UNA VITTORIA ANNUNCIATA?


 

 

 I quotidiani, sportivi e non, continuano a parlare di Italia-Inghilterra, ma la finale europea di domenica prossima sarà piuttosto Inghilterra-Italia perché si giocherà nel mitico stadio Wembley di Londra, dove i britannici hanno giocato tutte le precedenti partite, tranne una, di questo singolare e “itinerante” Campionato Europeo di calcio. Infatti, delle quattro semifinaliste: Italia, Spagna e Danimarca hanno giocato le prime tre partite in casa e le altre tre fuori, mentre l’Inghilterra ne ha giocate cinque in casa e una soltanto fuori, e ora l’Italia si accinge a giocare la sua quarta partita esterna mentre l’Inghilterra  giocherà la sua sesta partita casalinga. Scrivevo in un precedente post: “Sembra quasi una strada tracciata per il trionfo inglese: sufficiente vincere un girone sapientemente calibrato sui suoi mezzi, superare un unico vero ostacolo, rappresentato da Portogallo e/o Germania (l’Inghilterra ha poi trovato negli Ottavi la Germania, forse l’ostacolo meno pericoloso tra i due), per presentarsi alla finalissima di Wembley”.

 

In realtà, l’ultimo ostacolo che la nazionale inglese ha trovato sulla propria strada non è stato dei più semplici. La Danimarca si è battuta sino all’ultimo e, dopo essere andata in vantaggio per prima con uno splendido goal di Damsgaard, è stata raggiunta da un autogol di Kjaer e infine superata nei tempi supplementari da un rigore inesistente, peraltro parato dall’ottimo portiere Schmeichel, ma poi ribadito a rete da Harry Kane. Va detto, tuttavia, che la mole di gioco degli inglesi è stata superiore a quella dei danesi e che nel complesso la squadra britannica ha meritato la finale più degli avversari. Resta il fatto che, senza essere punita per un fallo inesistente, la Danimarca si sarebbe presentata ai calci di rigore almeno con le stesse probabilità dell’Inghilterra di passare il turno.

 

Un po’ quello che è successo nell’altra semifinale tra Italia e Spagna, ma… all’incontrario. Gli iberici hanno giocato la miglior partita del loro Campionato Europeo e gli italiani la peggiore. La mia impressione è che la squadra azzurra abbia sbagliato nell’abbassare troppo il centrocampo, lasciando l’iniziativa e il possesso palla agli avversari e confidando soltanto nelle ripartenze, spesso banalmente sciupate. Direi che l’assenza di Spinazzola s’è fatta sentire, perché sono mancate le sue frequenti discese sulla fascia sinistra che tenevano alto il baricentro del gioco italiano e permesso, tramite i fitti scambi con Insigne, di oltrepassare spesso la metà campo avversaria. Ad ogni modo, le occasioni per andare a rete e i goal mancati sono stati alla pari tra Italia e Spagna e l’Italia va in finale ai calci di rigore, grazie soprattutto a Donnarumma e alla freddezza con cui Jorginho ha battuto il rigore decisivo.

 

Resta da chiedersi: che s’inventerà ora Mancini per fermare i due attaccanti inglesi più pericolosi: Sterling e Kane? Sulla punta centrale, se sta bene, si può contare ancora su Chiellini che ha disputato un grande europeo, ma chi fermerà le folate di Sterling sulla fascia, mentre corre sospinto dagli oltre cinquantamila tifosi inglesi? Inutile porsi tanti interrogativi e del resto l’Italia ha fatto il suo abbondantemente, mostrando di essere tornata tra le grandi del calcio: è l’unica nazionale di questi europei ad aver vinto tutte le partite (anche se l’ultima ai rigori), perché gli inglesi, pur avendo incassato soltanto un goal in sei partite, hanno pareggiato con la Scozia nel girone eliminatorio. Inutile farsi tante domande, dicevo, perché la mia impressione è che la prima vittoria inglese ad un Campionato Europeo è una vittoria annunciata. A che avrebbero faticato tanto gli dei del calcio, per creare un percorso a misura della squadra inglese, per spazzare via anche l’ultimo ostacolo che ha fatto vedere a giudici mortali un rigore inesistente? All’Italia non resta che chiudere degnamente questo grande europeo che Mancini e i suoi ragazzi ci hanno già regalato. A meno che…

 

sergio magaldi   


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