I
quotidiani, sportivi e non, continuano a parlare di Italia-Inghilterra, ma la
finale europea di domenica prossima sarà piuttosto Inghilterra-Italia perché si
giocherà nel mitico stadio Wembley di Londra, dove i britannici hanno giocato
tutte le precedenti partite, tranne una, di questo singolare e “itinerante”
Campionato Europeo di calcio. Infatti, delle quattro semifinaliste: Italia,
Spagna e Danimarca hanno giocato le prime tre partite in casa e le altre tre
fuori, mentre l’Inghilterra ne ha giocate cinque in casa e una soltanto fuori,
e ora l’Italia si accinge a giocare la sua quarta partita esterna mentre
l’Inghilterra giocherà la sua sesta
partita casalinga. Scrivevo in un precedente post: “Sembra quasi una strada
tracciata per il trionfo inglese: sufficiente vincere un girone sapientemente
calibrato sui suoi mezzi, superare un unico vero ostacolo, rappresentato da
Portogallo e/o Germania (l’Inghilterra ha poi trovato negli Ottavi la Germania,
forse l’ostacolo meno pericoloso tra i due), per presentarsi alla finalissima
di Wembley”.
In
realtà, l’ultimo ostacolo che la nazionale inglese ha trovato sulla propria
strada non è stato dei più semplici. La Danimarca si è battuta sino all’ultimo
e, dopo essere andata in vantaggio per prima con uno splendido goal di
Damsgaard, è stata raggiunta da un autogol di Kjaer e infine superata nei tempi
supplementari da un rigore inesistente, peraltro parato dall’ottimo portiere Schmeichel,
ma poi ribadito a rete da Harry Kane. Va detto, tuttavia, che la mole di gioco
degli inglesi è stata superiore a quella dei danesi e che nel complesso la
squadra britannica ha meritato la finale più degli avversari. Resta il fatto
che, senza essere punita per un fallo inesistente, la Danimarca si sarebbe
presentata ai calci di rigore almeno con le stesse probabilità dell’Inghilterra
di passare il turno.
Un
po’ quello che è successo nell’altra semifinale tra Italia e Spagna, ma…
all’incontrario. Gli iberici hanno giocato la miglior partita del loro
Campionato Europeo e gli italiani la peggiore. La mia impressione è che la
squadra azzurra abbia sbagliato nell’abbassare troppo il centrocampo, lasciando
l’iniziativa e il possesso palla agli avversari e confidando soltanto nelle
ripartenze, spesso banalmente sciupate. Direi che l’assenza di Spinazzola s’è
fatta sentire, perché sono mancate le sue frequenti discese sulla fascia
sinistra che tenevano alto il baricentro del gioco italiano e permesso, tramite
i fitti scambi con Insigne, di oltrepassare spesso la metà campo avversaria. Ad
ogni modo, le occasioni per andare a rete e i goal mancati sono stati alla pari tra Italia e Spagna e l’Italia va in finale ai calci di rigore, grazie soprattutto a Donnarumma e
alla freddezza con cui Jorginho ha battuto il rigore decisivo.
Resta
da chiedersi: che s’inventerà ora Mancini per fermare i due attaccanti inglesi
più pericolosi: Sterling e Kane? Sulla punta centrale, se sta bene, si può
contare ancora su Chiellini che ha disputato un grande europeo, ma chi fermerà
le folate di Sterling sulla fascia, mentre corre sospinto dagli oltre
cinquantamila tifosi inglesi? Inutile porsi tanti interrogativi e del resto
l’Italia ha fatto il suo abbondantemente, mostrando di essere tornata tra le
grandi del calcio: è l’unica nazionale di questi europei ad aver vinto tutte le
partite (anche se l’ultima ai rigori), perché gli inglesi, pur avendo incassato
soltanto un goal in sei partite, hanno pareggiato con la Scozia nel girone
eliminatorio. Inutile farsi tante domande, dicevo, perché la mia impressione è
che la prima vittoria inglese ad un Campionato Europeo è una vittoria annunciata. A che avrebbero
faticato tanto gli dei del calcio, per creare un percorso a misura della
squadra inglese, per spazzare via anche l’ultimo ostacolo che ha fatto vedere a
giudici mortali un rigore inesistente? All’Italia non resta che chiudere
degnamente questo grande europeo che Mancini e i suoi ragazzi ci hanno già
regalato. A meno che…
sergio magaldi
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