Alla vigilia di Inghilterra-Italia avevo
scritto che una strada sembrava tracciata sin dall’inizio per portare gli
inglesi alla conquista del loro primo titolo europeo. Chiudevo tuttavia il post
con un “a meno che…” in cui si riassumeva
la speranza – mia e, credo, di tutti i tifosi italiani – che le cose non
andassero come programmate dagli dei del calcio. E, in effetti, la speranza si
è mutata in realtà al termine dei calci di rigore, durante i quali si sono
susseguite emozioni altalenanti, sino alla consapevolezza finale che l’Italia aveva
vinto davvero il suo secondo titolo europeo dopo 53 anni.
Grande
il merito di Mancini che ha saputo creare un collettivo quasi imbattibile e
trascinarlo alla vittoria – come per lo più si ripete in queste ore – anche
senza disporre di fuoriclasse ma solo di ottimi giocatori. Ciò che è
parzialmente vero, ma non bisogna dimenticare che Donnarumma, Chiellini e
Jorginho sono, nei loro rispettivi ruoli, a guardia della porta, al centro della
difesa e a centrocampo, degli autentici campioni. C’è di più, perché uno dei
fattori determinanti per comprendere il segreto della vittoria italiana è che,
in ciascuna delle partite disputate, oltre ai tre campioni sopra citati, hanno
brillato di volta in volta stelle diverse: Spinazzola e Berardi contro la
Turchia, ai due si è aggiunto Locatelli contro la Svizzera, poi Pessina contro il
Galles dove, a qualificazione ormai raggiunta, Mancini ha realizzato il
capolavoro di completare l’utilizzo di quasi tutta la rosa azzurra. E ancora: con
l’Austria, ai soliti tre, si sono aggiunti Spinazzola e Chiesa, con il Belgio
Insigne, con la Spagna di nuovo Chiesa e infine, con l’Inghilterra, Donnarumma
ha coronato la sua grande prestazione, aggiudicandosi il titolo di migliore
giocatore dell’europeo.
In
conclusione, devo ammettere che l’ottimismo mediatico della vigilia ha portato
bene alla squadra azzurra. Per consolidare il ritorno dell'Italia tra le grandi del
calcio, ora a Mancini non resta che incrementare la rosa soprattutto in
attacco, per esempio, con Kean, con Zaniolo, con lo stesso Raspadori,
utilizzato solo per pochi minuti in questo europeo, riuscendo magari a trovare
un emulo del grande e compianto Paolo Rossi.
sergio
magaldi
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