domenica 30 giugno 2024

GLI AZZURRI AGLI EUROPEI E IL SENSO DEL RIDICOLO


 

 

 

 Ieri, alla vigilia di Svizzera-Italia, avevo parlato di mancanza di senso della realtà da parte di chi, vista l’apparente facilità del Tabellone in cui era finita Italia, vagheggiava già l’approdo in finale. Oggi parlo piuttosto di senso del ridicolo dei protagonisti fuori e dentro il campo.

Per la verità, nei primi venti minuti dell’incontro, qualcosa sembrava cambiato rispetto alle precedenti esibizioni degli azzurri, ma forse era solo il timore reverenziale degli avversari di fronte ai campioni d’Europa in carica. Quando gli elvetici si sono resi conto di che pasta era fatta la nostra nazionale hanno preso in mano il pallino della partita (si fa per dire) senza più mollarlo: Di Lorenzo letteralmente saltato ha dato il via al primo goal degli svizzeri, quando subito dopo è partito un tiro intercettato a rete da uno stordito ancorché incolpevole Mancini; buchi al centro della difesa e ampio spazio lasciato libero all’altro marcatore svizzero per segnare da lontano appena all’inizio del secondo tempo, proprio quando si sperava in una reazione degli azzurri dopo la delusione dell’ultima mezzora del primo tempo. Una squadra quella italiana che camminava e non indovinava due passaggi di fila e che nelle rare occasioni in cui ha tirato in porta, lo ha fatto per così dire con delle incredibili mezze “ciabattate”; giocatori che allargavano le braccia non sapendo cosa fare con la palla, nessuna carica agonistica tanto da far pensare ai maligni che c’era tra i nostri un solo desiderio: andare in vacanza al più presto! Su questo non sono d’accordo, perché il peggio si era già visto contro la Spagna e nessuno può ragionevolmente pensare che gli azzurri pensassero al ritorno a casa già alla seconda partita degli Europei! Parlerei dunque più di senso del ridicolo che di senso della vergogna. Ma è tutta colpa dei giocatori (escludendo il solo Donnarumma)?

Non direi, perché è vero che Spalletti ha cambiato qualcosa in questa partita decisiva, ma sembra averlo fatto a caso e senza avere in mente un’organizzazione di gioco appena plausibile. Testardo come sempre nel riproporre “suo figlio” Di Lorenzo che ha puntualmente confermato il rendimento delle tre precedenti prestazioni e quelle di tutto l’anno nel Napoli; dietro ha giocato a quattro, con un incerto Darmian terzino a sinistra (?!), un Mancini apparso spossato già nelle ultime di Campionato al posto di Calafiori (non Gatti come sarebbe stato auspicabile) e con Bastoni che alla vigilia aveva avuto la febbre. A centrocampo l’unica vera novità è stata aver lasciato (finalmente?) fuori Jorginho ma non poteva bastare, nonostante l’impegno mostrato da Fagioli, vista la lentezza di Cristante, l’eccessivo individualismo di Barella, dolente anche per un infortunio subito nella prima parte della gara, e lo scarso rendimento complessivo della difesa. Il capolavoro Spalletti l’ha poi perfezionato in attacco rinunciando a Zaccagni e schierando per la prima volta Al Shaarawy (peraltro, si è saputo dopo, poco in condizione) però non in sostituzione di Chiesa a sinistra, magari nel secondo tempo, quando il bianconero fosse stato stanco come spesso gli accade, ma sin dall’inizio.

Perché cambiare ancora modulo? Perché le idee sono state così poche e confuse? Perché non giocare a tre dietro come nella precedente partita contro la Croazia, mettendo finalmente da parte “suo figlio” e con due esterni veri come Bellanova e Di Marco o Cambiaso? Perché far fuori Zaccagni che pure Spalletti aveva abbracciato e baciato dopo il goal salvezza contro i croati? Perché insistere per la quarta volta con Chiesa a destra? Interrogativi che resteranno senza risposta, ma che lasciano l’amaro in bocca e più di una inquietudine in vista delle prossime qualificazioni ai mondiali, dove sarebbe clamorosa la terza esclusione di fila degli azzurri.

Inutile ripetere i discorsi di sempre, forse però vale la pena di ricordarne le tematiche ancora una volta: pochi anzi pochissimi i giocatori italiani impiegati nel Campionato di serie A e persino di B, scarso o nullo in particolare lo spazio lasciato ai giovani, nessuna politica per integrare nel calcio le minoranze etniche, africane e non, ciò che pure è avvenuto per l’atletica dove non è necessario, come nel calcio, frequentare costose scuole per farsi notare.

 

sergio magaldi


venerdì 28 giugno 2024

Europei di calcio 2024: gli azzurri e il senso della realtà


 


 

 

 Dopo la qualificazione agli ottavi grazie al goal segnato al settimo di otto minuti di recupero nella partita contro la Croazia, l’ottimismo è diventato contagioso, soprattutto tra gli addetti ai lavori della Rai (con l’eccezione di Tony Damascelli, giornalista di rango, e tuttavia anche lui meno pessimista del solito), nel ritenere possibile che l’Italia disputi addirittura la finale. Si fanno calcoli guardando il Tabellone nel quale gli azzurri sono finiti dalla parte considerata più facile dal momento che – si dice –  comprende sette squadre che sono alla nostra portata: Svizzera (che incontreremo subito), Inghilterra (probabilmente nei quarti di finale), Austria (forse in semifinale), Turchia, Slovacchia, Olanda e Romania, mentre dall’altro lato del Tabellone se la vedranno Spagna, Georgia, Belgio, Francia, Portogallo, Slovenia, Germania e Danimarca.

Una lettura questa, forse in altri tempi possibile, non oggi dopo aver visto la squadra azzurra all’opera, prima contro l’Albania dove subisce un goal dopo 24 secondi e con un pareggio evitato all’ultimo minuto, poi contro la Spagna perdendo senza nemmeno giocare, infine con la Croazia in una partita mal giocata e fortunosamente recuperata all’ultimo minuto con il pareggio di Zaccardi su assist di Calafiori, celebrato come un grande campione, lui che pure aveva rischiato l’autogol del pareggio contro l’Albania, sventato da una prodezza di Donnarumma, e che l’autogol della sconfitta l’ha fatto nella partita successiva contro la Spagna.

L’unico rammarico sembra proprio la squalifica di Calafiori – un calciatore che, per il gioco complessivamente espresso e per l’assist che ha evitato di buttarci fuori dagli Europei già prima degli ottavi, considero anch’io una risorsa per la nazionale del futuro – mentre sale forte l’interrogativo su chi sia in grado di sostituirlo: Mancini o Buongiorno? Nessuno pensa a Gatti che pure è quello che per caratteristiche: carica agonistica, velocità, attacco all’area avversaria (e paradossalmente persino per goal e autogol!), più somiglia all’azzurro squalificato anche se di lui è meno elegante. Eppure di un giocatore così c’è bisogno in campo dove tutti o quasi tutti viaggiano a velocità ridotta e con scarso vigore. Spalletti, però, Gatti non lo vede neppure, tant’è che l’ha portato in Germania solo all’ultimo minuto in sostituzione dell’infortunato Acerbi.

Purtroppo altre cose non vede il nostro commissario tecnico e di sicuro negli ottavi contro la Svizzera schiererà ancora, dopo tre partite inguardabili, “suo figlio” Di Lorenzo, ignorando Bellanova utile soprattutto come esterno se dietro, come sembrerebbe più logico, si dovesse giocare a tre. Per inciso, stento a credere che la nuova Juve scambierebbe Chiesa (27 anni a ottobre) con un difensore che il 4 agosto avrà 31 anni e che ha alle spalle un campionato di serie A a dir poco sconcertante! Fortuna, pare, che Conte lo consideri incedibile. Ecco, ci lavori lui per farlo tornare quello dello scudetto!

A centrocampo Spalletti riproporrà Jorginho, il “suo regista” in campo, che poco ha giocato quest’anno nell’Arsenal e che purtroppo appare sempre più lento. Si guarderà bene dall’utilizzare Fagioli prima degli ultimi minuti, visto che lo considera il vice di Jorginho, laddove secondo me l’alternativa all’italo brasiliano è Cristante, neanche lui velocissimo ma almeno dotato di potenza fisica e talora pericoloso per l’area avversaria. Né farà giocare di sicuro Folorunsho l’altro centrocampista veloce che vedrei bene in coppia con Fagioli per dare maggiore dinamismo. E neppure farà scendere in campo El Shaarawy, l’unico degli attaccanti sin qui mai utilizzato, che è un’ottima alternativa a Chiesa (se il bianconero giocasse nel suo ruolo naturale!) nell’ultima mezzora di partita quando lo juventino è ormai stanco. E molto probabilmente all’inizio vedremo di nuovo Pellegrini e non Zaccagni. Insomma la solita nazionale senza capo né coda con giocatori fuori ruolo e che tanto ha ben meritato nelle tre partite sin qui disputate!

Tutto ciò premesso, spero invece che Spalletti consideri tutte le alternative possibili per il riscatto di questa nazionale, perché senza qualche improvvisa illuminazione del nostro tecnico, il ritorno a casa degli azzurri si può dare per scontato già da domenica.

Forse è persino superfluo aggiungere che l’augurio è quello di sbagliarmi!

 

sergio magaldi       


lunedì 24 giugno 2024

ITALIA FLOP AGLI EUROPEI DI CALCIO




 Sperando che il flop non sia definitivo, dopo l’incredibile partita contro la Spagna in cui raramente siamo usciti dalla nostra metà campo, abbiamo conquistato un corner a pochi minuti dalla fine e fatto un solo tiro sbilenco fuori della porta degli iberici. Eppure, ci sono tutte le premesse perché questa sera le cose non migliorino contro la Croazia:

 

1)   Non abbiamo mai battuto questa nazionale: 8 partite con 3 sconfitte e 5 pareggi.

2) L’insistenza nello schierare  Di Lorenzo, sistematicamente scavalcato in campo da Williams, semisconosciuto ai più e tuttavia apparso come un gigante, e che Spalletti farà giocare terzino destro anche contro i croati, dichiarando che per lui è “un figlio”, con ciò facendo pensare che lo ritenga intoccabile in questa formazione!

3) Tenere fuori Fagioli e Folorunsho, gli unici della rosa di centrocampo portata in Germania, che sembrano capaci di correre e di verticalizzare.

4)  Schierare sempre a centrocampo giocatori lenti come Cristante e Jorginho e magari Pellegrini, più lento di tutti e due e considerato dal selezionatore azzurro un centrocampista.

5)  Insistere con Calafiori centrale difensivo, il quale avrà pure giocato meno peggio di altri come si sente ripetere ma che, forse anche per inesperienza, stava per farci pareggiare al 95’ contro l’Albania e che con l’autogol ha dato alla Spagna l’unica rete della vittoria, grazie alle tante parate di Donnarumma. Due prove fanno un indizio, ma Spalletti non sembra farci caso e, a quanto pare, terrà fede sino alla fine al suo sin qui velleitario progetto di calcio per la nazionale.

È vero d’altra parte che per andare agli ottavi all’Italia basta un pareggio ma è altrettanto vero che ai croati serve una vittoria. Si spera che Spalletti riveda almeno la posizione di Chiesa in campo, schierandolo finalmente a sinistra e che porti qualche altra correzione ai suoi tanti errori che per la verità iniziano già dalla scelta dei 26 da portare in Germania, non tenendo conto del rendimento tenuto in campo da alcuni giocatori durante tutto l’anno. Tanto per fare solo un esempio, dei suoi dello scudetto ha portato Di Lorenzo e Raspadori e tenuto fuori Politano!

In caso di sconfitta contro la Croazia, resta la speranza che la Spagna, già qualificata come prima per gli ottavi, faccia il suo contro l’Albania, ma anche qui nulla è scontato, intanto perché gli albanesi potrebbero fare il pieno contro una Spagna ampiamente rimaneggiata e poi perché l’eventuale terzo posto a 3 punti potrebbe non bastare per il ripescaggio delle quattro terze su sei.

Comunque vadano le cose, le prospettive italiane di andare avanti in questi Europei sono tutt’altro che rosee dopo aver visto gli azzurri completamente in balia degli spagnoli, in quella che può essere definita in assoluto la più brutta partita giocata dalla nostra nazionale, persino peggiore di quella che determinò la storica sconfitta contro la Corea.

 

sergio magaldi   

 




 

venerdì 7 giugno 2024

QABBALAH: Il 32°Sentiero dell’Albero della vita: Malkhuth-Yesod


Una volta collocate le dieci Sephiroth sull’Albero - che costituiscono già i primi dieci sentieri - tracciamo ora, seguendo il percorso della discesa della luce, i restanti ventidue sentieri a partire dalla prima Sephirah. L’undicesimo sentiero sarà allora Kether – Chokhmah, il dodicesimo Kether – Binah, il tredicesimo Kether – Da’at (consapevoli che Da’at non è una Sephirah, che è ancora tutta da scoprire e che sarà possibile conoscerla solo durante l’ascesa lungo l’Albero a partire da Malkhuth). Continuando poi dalla seconda Sephirah, tracciamo il quattordicesimo sentiero Chokhmah – Binah, il quindicesimo Chokhmah – Da’at e il sedicesimo Chokhmah – Chesed. Proseguendo così con le restanti Sephiroth tracciamo tutti gli altri sentieri sino al trentaduesimo. A questo punto non resta che collocare su ciascun sentiero la lettera che gli appartiene secondo le indicazioni del Sepher Yetzirah [3:3]: le tre lettere madri sui sentieri orizzontali, le sette lettere doppie sui sette sentieri verticali e le dodici lettere semplici sui dodici sentieri diagonali. Dobbiamo poi fare la stessa cosa con i 7 pianeti della tradizione e i 12 segni zodiacali che, sempre seguendo il Sepher Yetzirah [4:7 e 5:5], troveranno posto rispettivamente sui 7 sentieri verticali e sui 12 sentieri diagonali. Possiamo ora iniziare la risalita dell’Albero, percorrendo il 32° sentiero Malkhuth-Yesod, caratterizzato dalla presenza della lettera Taw e illuminato dai raggi della Luna. Nel Midrash di un maestro del I-II sec. d.C., noto appunto come Alfabeto di Rabbi Aqiva, si rivela la duplice natura della lettera Taw che va letta anche come Taew, desiderio, nel senso di ricercare ogni bene terreno ma anche inteso come desiderio dello spirito di risalire in alto. Se la Taw ha valore 400, numero che nella tradizione ebraico-cabbalistica simboleggia tutto quello che di bene e di male c’è nell’universo, nel suo “riempimento” o “plenitudine” la lettera si scrive con una Taw seguita da una Waw per un valore numerico di 406, di cui una ghematria è rappresentata dal cosiddetto “Segreto di Purim”, le cui lettere ebraiche sommate tra di loro danno appunto lo stesso valore di 406. A Purim è consuetudine ancora oggi presso gli ebrei leggere la Meghillah (Rotolo o Libro) di Ester, e anche la vicenda di Purim ci aiuterà a comprendere meglio il luogo nel quale ci troviamo. Procedendo tra luci e ombre e cogliendo i significati del sentiero, giungeremo infine sino a Yesod.