venerdì 20 febbraio 2015

IO SONO IL MESSAGGERO

Markus, Zusak, Io sono il messaggero [The Messenger], Frassinelli, 2015, pp. 404



 Prendete il mazzo delle carte francesi e ordinatelo secondo la successione dei quattro semi, a cominciare dal seme di quadri, per continuare con fiori, picche e cuori. Avrete quattro mazzetti, ciascuno formato da 13 carte, con alla testa un asso per ogni mazzetto. Alla fine aggiungete un jolly e vi appare lo schema narrativo utilizzato dallo scrittore australiano Markus Zusak per il suo romanzo. Gli assi, in ottica divinatoria, in tutti i tipi di carte e anche nei tarocchi, rappresentano lettere, messaggi e notizie.

 Ed Kennedy è un giovane tassista che vive con il Portinaio, un cane vecchio e robusto che puzza tanto, ma che forse è per lui il migliore amico. Per la verità, di amici Ed ne ha pochi e l’amore lo fa di rado e neanche gli riesce bene. Sua madre sembra detestarlo perché troppo gli ricorda il marito e Audrey, la ragazza di cui è innamorato, è sì una buona amica ma l’amore lo fa con un altro.

 L’aver contribuito alla cattura di un rapinatore di banche offre ad Ed l’opportunità per uscire dall’esistenza anonima. E gli arriva il primo messaggio: la carta dell’asso di quadri sulla quale sono scritti tre indirizzi. Vi si reca, e da ognuna delle case, semplicemente osservando le persone che vi abitano, apprende quale deve essere il suo compito. Ricondurre alla ragione o costringere alla fuga un uomo prepotente che batte e stupra la moglie di fronte alla figlioletta; consolare Mila, una donna anziana che vive in solitudine, e che crede di rivedere in lui Jimmy, il ragazzo di cui è sempre stata innamorata e che è morto a 25 anni durante la seconda guerra mondiale e… così via. Ed si chiede chi sia il mandante del messaggio ma intanto porta a compimento, da angelo o buon messaggero, quello che ci si attende da lui.

 Ed ecco giungergli il secondo messaggio: un asso di fiori, la carta dal significato inquietante perché annuncia difficoltà, contrasti e pericoli. A recapitarla, insieme ad una lettera, sono due energumeni che gli mettono a soqquadro la casa e lo riempiono di botte. Eppure il contenuto della lettera sembra premiarlo, riconoscendo il suo merito:

 “Caro Ed,
    se stai leggendo queste parole, a quanto pare va tutto bene. Naturalmente spero che la testa non ti faccia troppo male. Senza dubbio Keith e Darly ti avranno detto  che siamo molto soddisfatti dei tuoi progressi[…].Hai gestito la faccenda in modo pulito, senza intoppi. Notevole, davvero.
  Congratulazioni.
  […].Adeso ti attendono altre sfide.
  I fiori non sono una passeggiata, figliolo.
 La domanda è: sei all’altezza della situazione?
 O forse è una domanda irrilevante? Di sicuro, non eri all’altezza dell’asso di quadri.
  Ma te la sei cavata.
 Buona fortuna, e continua a riferire i messaggi. Ti renderai conto che la tua vita dipende da questo.
  Ciao”.

 Il compito di Ed si fa sempre più difficile con l’arrivo dell’asso di picche, sul cui significato di notizie spiacevoli e sconcertanti, c’è poco da dubitare. L’arrivo dell’asso di cuori lo costringerà ad occuparsi di questioni affettive, sue e degli amici. Infine, ecco per ultimo arrivare il Jolly. Il messaggio questa volta lo riguarda personalmente. La carta discende direttamente dal Matto dei tarocchi, ne è per così dire la versione essoterica.







 La carta sembra invitarlo ad affrontare la vita senza inutili prudenze, paure e tentennamenti. Il sorriso del Jolly ricorda quello del suo antenato che avanza lieto, seguito da un cane e senza curarsi del precipizio. Affrontare la vita con leggerezza e semplicità non è incoscienza: se le nostre intenzioni sono giuste e sincere, procedere come il Matto dei tarocchi è il solo modo per riuscire ad andare anche oltre le nostre capacità, senza preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere. 

 Sorridi alla vita sembra dire il Jolly e avrai la giusta ricompensa. Non prendere la vita troppo sul serio, ammonisce il Matto, tanto alla fine non ne uscirai vivo. Il messaggero alla fine è divenuto il messaggio: una nuova vita e un nuovo inizio attendono ora Ed Kennedy.






 Certo, il nuovo romanzo di Zusak [in realtà si tratta della riscrittura di un libro pubblicato anni fa senza molta fortuna] non raggiunge l’intensità di Storia di una ladra di libri, e neppure ne possiede la complessità drammatica e storica [leggi il post del film Una ladra di libri al tempo di Hitler, cliccando sul titolo], ma è pur sempre, con la sua trama scarna di vago sapore kafkiano, il tentativo di una nuova eticità. Tutti siamo in gradi di decifrare i messaggi che ci arrivano, inviati non si sa bene da chi. Se ci sforziamo di comprenderli e di portarli a compimento, anche noi avremo il nostro Jolly. 

sergio magaldi

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