martedì 6 agosto 2013

PERICOLOSI I TRENI AD ALTA VELOCITA' ?



  Trovandomi in Spagna, ho avuto modo di seguire più da vicino le notizie relative alla tragedia provocata dal treno ad alta velocità Madrid-Santiago. È per questo, forse, mi sono lasciato maggiormente coinvolgere emotivamente, anche se è lecito attendersi una medesima partecipazione emotiva, in qualunque luogo del mondo ci si trovi, di fronte ad un evento tragico con tanti morti e feriti.  

 Gli spagnoli, mettendo a frutto il denaro comunitario, hanno costruito una rete ferroviaria nazionale ad alta velocità che non ha eguali in Europa, con collegamenti internazionali di notevole interesse economico e turistico, come il nuovo treno super veloce che collega Barcellona con Parigi e viceversa. Peccato solo che dal Gennaio del 2013 sia stato soppresso il Milano-Barcellona-Milano [Di chi la responsabilità?!], l’unico treno, tutto a vagoni-letto che, pur non essendo ad alta velocità, consentiva di spostarsi direttamente tra l’Italia e la Spagna in una nottata e poco più.  

 A qualche giorno di distanza dalla catastrofe è forse lecito chiedersi se, al di là delle cause oggettive che hanno determinato il tragico evento, la questione da porre non sia proprio la realizzazione di treni ad alta velocità.

 Note a tutti sono le proteste che hanno investito il fenomeno TAV, specialmente in Italia. Con manifestazioni spesso degenerate nella violenza e suscitando polemiche a non finire, motivate da vari fattori, come l’eventuale scarsa rilevanza della tratta prescelta, sia per quanto riguarda il trasporto delle merci che quello dei passeggeri, la modifica del territorio e il conseguente disagio della popolazione che lo abita, i costi eccessivi in una stagione in cui da Bruxelles e da Francoforte s’impone la politica del rigore per tutti i governi europei. A tutti questi problemi, talora giusti, talora pretestuosi, si aggiunge ora quello del pericolo rappresentato dai treni ad alta velocità?

 La questione di per sé appare risibile, sarebbe come chiedersi se gli aeroplani debbano volare, le automobili percorrere le autostrade, le navi solcare gli oceani. Il problema semmai è quello segnalato nel “pezzo” che segue in merito al deragliamento del treno ad alta velocità Madrid-Santiago, laddove si afferma che “si potrebbe discutere sulla mancanza di sistemi di sicurezza per l'eccesso di velocità che avrebbero potuto essere installati, strumenti cioè per frenare automaticamente il treno”, salvo poi a considerare irrealistica, per gli altissimi costi di installazione e di relativa manutenzione, la pratica attuazione di un sistema del genere. Giustificazione alquanto sorprendente se la si commisura al prezzo di molte vite umane. Ma, evidentemente, chi mi ha inviato il post dall’Italia ha inteso dire altro. E, infatti, poco dopo, lo scrivente pone un interrogativo, peraltro non meno sconcertante, chiedendosi quali siano le vere ragioni del deragliamento. Già, perché l’autore, pur deprecando il comportamento del macchinista, avanza l’ipotesi interessante – a suo giudizio suffragata dall’esame di un video dell’incidente sia al rallentatore che a ritroso – di uno sganciamento della prima carrozza dalla motrice, quando ancora il treno non ha iniziato a percorrere la curva per la quale si richiedeva al macchinista la decelerazione della vettura. È vero che il progressivo sganciamento della vettura è persino visibile dalle foto,   










tuttavia, la mia impressione è che già la foto n.1 evidenzi un tracciato curvilineo della strada ferrata e che quindi lo sganciamento abbia inizio quando già occorreva azionare la decelerazione del treno. Naturalmente anche la mia è un’ipotesi. Ad ogni modo resta arduo  anche soltanto ipotizzare che la causa dell’incidente sia dovuta ad un precedente e, almeno per ora, inspiegabile guasto tecnico e non già all’alta velocità del treno mantenuta colposamente dal macchinista nell’affrontare la curva. Più che mai, e proprio su questa base di ragionamento, mi sembra improponibile fondare analogie con il caso Concordia e il comportamento del comandante Schettino.

 Il problema vero è però un altro ed è inutile girarci attorno. Il macchinista ha ammesso davanti al giudice che sapeva di dover azionare il meccanismo di decelerazione anche perché, se pure non avesse visto l’ordine apparso sul display del computer di bordo, conosceva bene quel tratto di strada ferrata per averla percorsa in diverse occasioni. Cosa è successo allora? L’uomo ha dichiarato al giudice di non sapersi spiegare cosa l’abbia trattenuto dall’intervenire. Verità? Alibi per coprire un gesto “paranoico di grandezza” e/o di “ipervalutazione” dei propri mezzi, come sembra ritenere l’autore del post che segue? Spetterà alla giustizia l’accertamento dei fatti, a me resta solo da osservare che un problema ulteriore, rispetto a quelli già elencati, si pone per i treni ad alta velocità.

 In altri termini, la tragedia del Madrid-Santiago pone una questione oggettivamente rilevante: o si è in grado di dotare il TAV di decelerazione automatica nei tratti curvilinei e/o comunque pericolosi, prescindendo dalle spese di installazione ed di esercizio di tali strumenti, oppure è meglio fermarsi prima che si verifichino altre catastrofi. Certo, si potrebbe obiettare che, così come la sicurezza di un qualsiasi veicolo dipende innanzi tutto dalla perizia e dalla vigile attenzione di chi lo guida, analogamente non si vede come la sicurezza dei treni ad alta velocità possa o debba prescindere dall’elemento umano. Il problema però è un altro: ogni mezzo di trasporto, si muova sulla terra, sull’acqua o nell’aria, dovrebbe essere dotato di tutti i mezzi tecnici disponibili per ridurre al minimo la responsabilità del conducente. Nessuno può fare miracoli, ma se esiste – come esisteva per il treno spagnolo – la possibilità di utilizzare la tecnologia per la decelerazione automatica del treno, questa andava adottata. 

sergio magaldi



La tragedia del deragliamento a  Santiago di Compostela  pone alcuni importanti punti interrogativi.

di Alberto Zei
Sommario: Esaminando la sequenza del immagini che riprendono il deragliamento si notano delle incongruenze tecniche  che preluderebbero ad altre ragioni, oltre a  quelle imputabili alla  velocità, ovvero, alla assurda  temerarietà del macchinista o alla sua inspiegabile passività.
Stupore ed esecrazione
 Non ci sono parole per esprimere ciò che emotivamente di esecrabile è avvenuto utilizzando il più sicuro mezzo di trasporto a disposizione del genere umano E' infatti, risaputo che il treno è il più tranquillo mezzo di locomozione; in questo senso la tragedia del deragliamento in Spagna del convoglio ferroviario nei pressi di Santiago è ancor meno accettabile.
 Le cause saranno meticolosamente esaminate, anche se è sotto gli occhi di tutti il video che riprende il convoglio durante il rovinoso deragliamento in curva lanciato a 180 km all’ora? Cosa dovrebbe ancora accertarsi di fronte ad una tale evidenza dei fatti?
 D'altra parte la realtà non può essere ristabilita imputando ad altri la responsabilità di chi disponeva delle leve di comando della macchina motrice e che, o deliberatamente, in preda ad un delirio paranoico di grandezza, ha spinto l'acceleratore ben oltre il limite massimo consentito, oppure per una qualche inspiegabile ragione è rimasto completamente passivo benché consapevole del rischio.

 Ma la paranoia non è una patologia che toglie alla persona il senso della volontà, che anzi, esalta. Questo avviene proprio nella fase di ipervalutazione delle proprie facoltà, rispetto agli altri in generale e ai colleghi di lavoro in particolare, in quanto sussiste in tali casi la piena, quanto maliziosa consapevolezza della portata della propria scelta, ovvero, del rischio oggettivo delle azioni che si intendono compiere.
 Non è dunque possibile per questo motivo, invocare alcuna attenuante per una affievolita volontà di intendere di dover ridurre la velocità, almeno della metà, in quel tratto in curva della strada ferrata.
 La ossessiva ripetizione del video ostentato dai media all’opinione pubblica, circa il rapido avvicinarsi del locomotore e del deragliamento dell'intero convoglio in piena curva, è ormai entrato nell'immaginario collettivo, insieme ad una irreversibile condanna nei confronti del macchinista.
 Si tratta di una comprensibile reazione emotiva che, una volta entrata nell’intimo convincimento di ciascuno, si insedia stabilmente nella mente collettiva e finisce col dare la colpa esclusiva della tragedia alla stupidità umana di un unico personaggio, come in Italia è avvenuto nel caso della Concordia e del comandante Schettino.
Non è tutto
 Si potrebbe discutere sulla mancanza di sistemi di sicurezza per l'eccesso di velocità che avrebbero potuto essere installati, strumenti cioè per frenare automaticamente il treno. D’altra parte, una serie di sistemi automatici di controllo sicurezza di questo genere, da installare in tutti i punti nevralgici delle ferrovie, sarebbe praticamente di irrealistica attuazione anche per l'eccessiva onerosità e la progressiva criticità sistemica di dispositivi così capillarmente concepiti.
 Ma per evitare la tragedia forse sarebbero bastati i periodici accertamenti psicosomatici preventivi di qualche turba comportamentale del personale operativo, per impedirgli di assurgere a posizioni di irresponsabilità. Non sarebbe certamente questa una novità.
Altro ancora

 Osservando nel video l’immagine raccapricciante del deragliamento, praticamente di tutti i vagoni del treno, si nota in primo piano la massa della locomotiva che travolge come fuscelli i tralicci ferroviari lungo la strada ferrata. E ci si chiede immediatamente come un evento di questo genere sia potuto accadere.
 Guardando l'avanzare del treno prima ancora che inizi la curva, questo si dispiega sul display in notevole lunghezza prima di voltare a sinistra. Osservando ora, con attenzione lo scorrere dei fotogrammi (inserendo lo stop tra gli uni e gli altri), ad un certo punto si vedrà sopra il tetto della prima vettura dopo la locomotiva, una piccola linea evanescente e biancastra, leggermente sollevata rispetto al piano superiore del treno. Negli ulteriori immagini appare con progressiva evidenza, finché chiaramente si solleva dalla sommità del convoglio. A questo punto la vettura in piena curva si sgancia parzialmente dalla motrice penetrando all'interno della traiettoria curvilinea rappresentata dalla stessa motrice e dai vagoni del treno.
La prima carrozza
 E infatti, il deragliamento inizia dalla prima vettura, dietro la motrice che esce dai binari, provocando la fuoriuscita dei vagoni da questa trainati e poi della stessa motrice che si intraversa sulla strada ferrata.
 Ora, se si procede alla visione a ritroso del deragliamento, si segue meglio la linea biancastra che si va affievolendo fino alla sua iniziale formazione; formazione che avviene in concomitanza del passaggio del primo vagone sotto una traccia minuscola ma abbastanza chiara all'altezza della linea elettrica ferroviaria.
 Le prime sfarfallate  video  sopra il tetto della vettura in questione, sembrano corrispondere per coerenza di immagine al momento in cui il primo vagone ha un comportamento anomalo che, per quanto in seguito accade, fa evincere lo sganciamento del congiuntore di destra dalla motrice. Questo accade, però, quando il treno non ha ancora imboccato la curva sulla quale prosegue in condizioni di seria avaria.
 Ma che cosa può essere avvenuto quando mancavano i presupposti causali della rottura di uno dei ganci di traino?
Le leggi fisiche dell’ evento

 Una volta iniziata la virata in queste condizioni, la forza centrifuga allarga la congiungente destra tra la locomotiva e la prima vettura; quest’ultima senza più questo vincolo anteriore, come detto, sembra progressivamente sprofondare all’ interno della curva.
 Dal distacco che la vettura assume dalla locomotiva si evince chiaramente che  anche  il gancio del respingente sinistro ha ormai ceduto. Il contatto con la motrice è ancora assicurato dal lento cavo di sicurezza al traino che inizialmente si tende senza spezzarsi, mentre i restanti vagoni seguono le sorti del primo.
La motrice prosegue per qualche secondo la sua corsa sui binari finche la vettura nel corso del suo deragliamento tende il cavo di sicurezza al traino che, a sua volta, trascina da dietro la motrice fuori dai binari. Il terribile attrito iniziale con la massicciata che la motrice subisce sulle ruote posteriori destre, prima ancora che su quelle anteriori, suscita un potente moto di rotazione oraria che ribalta la macchina sul lato destro, tra i binari e il muro di recinzione, con detriti e lamiere che si distaccano dal corpo del treno.
 Tutto questo, come detto, appare ad una attenta osservazione del video del deragliamento. Può anche darsi che si tratti solo di apparenza, ma molti fattori fanno propendere per la realtà delle immagini.
Quali le vere ragioni del deragliamento.
Sorgono ora una serie di domande. Una di queste è la seguente: “ Per quale motivo poco prima della curva, quando le sollecitazioni meccaniche centrifughe non sono  neppure iniziate, guarda caso,  avviene la rottura dell’aggancio tra i respingenti sinistri, che poi saranno i più sollecitati dalla forza centrifuga in piena curva?
Un‘altra, riguarda il  generale convincimento sulla causa tecnica del disastro e potrebbe essere: “Secondo i tecnici addetti ai lavori, il deragliamento è attribuibile  esclusivamente alla eccessiva velocità di percorso?”
Sarebbe interessante come ricerca della verità, approfondire le circostanze evidenziate non per scagionare la responsabilità individuale della follia della velocità,  ma per accertare se e quali altre precise cause sottendono una catastrofe del genere.




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