Trovandomi in Spagna, ho avuto modo di seguire
più da vicino le notizie relative alla tragedia provocata dal treno ad alta
velocità Madrid-Santiago. È per questo, forse, mi sono lasciato maggiormente coinvolgere
emotivamente, anche se è lecito attendersi una medesima partecipazione emotiva,
in qualunque luogo del mondo ci si trovi, di fronte ad un evento tragico con
tanti morti e feriti.
Gli spagnoli, mettendo a frutto il denaro
comunitario, hanno costruito una rete ferroviaria nazionale ad alta velocità che
non ha eguali in Europa, con collegamenti internazionali di notevole interesse economico
e turistico, come il nuovo treno super veloce che collega Barcellona con Parigi
e viceversa. Peccato solo che dal Gennaio del 2013 sia stato soppresso il
Milano-Barcellona-Milano [Di chi la responsabilità?!], l’unico treno, tutto a
vagoni-letto che, pur non essendo ad alta velocità, consentiva di spostarsi
direttamente tra l’Italia e la Spagna in una nottata e poco più.
A
qualche giorno di distanza dalla catastrofe è forse lecito chiedersi se, al di
là delle cause oggettive che hanno determinato il tragico evento, la questione
da porre non sia proprio la realizzazione di treni ad alta velocità.
Note a tutti sono le proteste che hanno
investito il fenomeno TAV, specialmente in Italia. Con manifestazioni spesso
degenerate nella violenza e suscitando polemiche a non finire, motivate da vari
fattori, come l’eventuale scarsa rilevanza della tratta prescelta, sia per
quanto riguarda il trasporto delle merci che quello dei passeggeri, la modifica
del territorio e il conseguente disagio della popolazione che lo abita, i costi
eccessivi in una stagione in cui da Bruxelles e da Francoforte s’impone la
politica del rigore per tutti i governi europei. A tutti questi problemi,
talora giusti, talora pretestuosi, si aggiunge ora quello del pericolo
rappresentato dai treni ad alta velocità?
La questione di per sé appare risibile,
sarebbe come chiedersi se gli aeroplani debbano volare, le automobili
percorrere le autostrade, le navi solcare gli oceani. Il problema semmai è
quello segnalato nel “pezzo” che segue in merito al deragliamento del treno ad
alta velocità Madrid-Santiago, laddove si afferma che “si potrebbe discutere sulla
mancanza di sistemi di sicurezza per l'eccesso di velocità che avrebbero potuto
essere installati, strumenti cioè per frenare automaticamente il treno”, salvo poi a
considerare irrealistica, per gli altissimi costi di installazione e di
relativa manutenzione, la pratica attuazione di un sistema del genere.
Giustificazione alquanto sorprendente se la si commisura al prezzo di molte
vite umane. Ma, evidentemente, chi mi ha inviato il post dall’Italia ha inteso dire altro. E, infatti, poco dopo, lo
scrivente pone un interrogativo, peraltro non meno sconcertante, chiedendosi
quali siano le vere ragioni del
deragliamento. Già, perché l’autore, pur deprecando il comportamento del
macchinista, avanza l’ipotesi interessante – a suo giudizio suffragata
dall’esame di un video dell’incidente sia al rallentatore che a ritroso – di
uno sganciamento della prima carrozza dalla motrice, quando ancora il treno non
ha iniziato a percorrere la curva per la quale si richiedeva al macchinista la
decelerazione della vettura. È vero che il progressivo sganciamento della
vettura è persino visibile dalle foto,
tuttavia, la mia impressione è
che già la foto n.1 evidenzi un tracciato curvilineo della strada ferrata e che
quindi lo sganciamento abbia inizio quando già occorreva azionare la
decelerazione del treno. Naturalmente anche la mia è un’ipotesi. Ad ogni modo
resta arduo anche soltanto ipotizzare
che la causa dell’incidente sia dovuta ad un precedente e, almeno per ora,
inspiegabile guasto tecnico e non già all’alta velocità del treno mantenuta
colposamente dal macchinista nell’affrontare la curva. Più che mai, e proprio
su questa base di ragionamento, mi sembra improponibile fondare analogie con il
caso Concordia e il comportamento del comandante Schettino.
Il problema vero è però un altro ed è inutile
girarci attorno. Il macchinista ha ammesso davanti al giudice che sapeva di
dover azionare il meccanismo di decelerazione anche perché, se pure non avesse
visto l’ordine apparso sul display del computer di bordo, conosceva bene quel
tratto di strada ferrata per averla percorsa in diverse occasioni. Cosa è
successo allora? L’uomo ha dichiarato al giudice di non sapersi spiegare cosa
l’abbia trattenuto dall’intervenire. Verità? Alibi per coprire un gesto “paranoico
di grandezza” e/o di “ipervalutazione” dei propri mezzi, come sembra ritenere l’autore
del post che segue? Spetterà alla
giustizia l’accertamento dei fatti, a me resta solo da osservare che un
problema ulteriore, rispetto a quelli già elencati, si pone per i treni ad alta
velocità.
In altri termini, la tragedia del
Madrid-Santiago pone una questione oggettivamente rilevante: o si è in grado di
dotare il TAV di decelerazione automatica nei tratti curvilinei e/o comunque
pericolosi, prescindendo dalle spese di installazione ed di esercizio di tali
strumenti, oppure è meglio fermarsi prima che si verifichino altre catastrofi.
Certo, si potrebbe obiettare che, così come la sicurezza di un qualsiasi veicolo
dipende innanzi tutto dalla perizia e dalla vigile attenzione di chi lo guida,
analogamente non si vede come la sicurezza dei treni ad alta velocità possa o debba
prescindere dall’elemento umano. Il problema però è un altro: ogni mezzo di
trasporto, si muova sulla terra, sull’acqua o nell’aria, dovrebbe essere dotato
di tutti i mezzi tecnici disponibili per ridurre al minimo la responsabilità
del conducente. Nessuno può fare miracoli, ma se esiste – come esisteva per il
treno spagnolo – la possibilità di utilizzare la tecnologia per la
decelerazione automatica del treno, questa andava adottata.
sergio magaldi
La tragedia del deragliamento a
Santiago di Compostela pone
alcuni importanti punti interrogativi.
di Alberto Zei
Sommario: Esaminando la sequenza del immagini che riprendono il
deragliamento si notano delle incongruenze tecniche che preluderebbero ad altre ragioni, oltre
a quelle imputabili alla velocità, ovvero, alla assurda temerarietà del macchinista o alla sua
inspiegabile passività.
Stupore ed esecrazione
Non ci sono parole per esprimere ciò che
emotivamente di esecrabile è avvenuto utilizzando il più sicuro mezzo di
trasporto a disposizione del genere umano E' infatti, risaputo che il treno è
il più tranquillo mezzo di locomozione; in questo senso la tragedia del
deragliamento in Spagna del convoglio ferroviario nei pressi di Santiago è
ancor meno accettabile.
Le cause saranno meticolosamente esaminate,
anche se è sotto gli occhi di tutti il video che riprende il convoglio durante
il rovinoso deragliamento in curva lanciato a 180 km all’ora? Cosa
dovrebbe ancora accertarsi di fronte ad una tale evidenza dei fatti?
D'altra parte la realtà non può essere
ristabilita imputando ad altri la responsabilità di chi disponeva delle leve di
comando della macchina motrice e che, o deliberatamente, in preda ad un delirio
paranoico di grandezza, ha spinto l'acceleratore ben oltre il limite massimo
consentito, oppure per una qualche inspiegabile ragione è rimasto completamente
passivo benché consapevole del rischio.
Ma la paranoia non
è una patologia che toglie alla persona il senso della volontà, che anzi,
esalta. Questo avviene proprio nella fase di ipervalutazione delle proprie
facoltà, rispetto agli altri in generale e ai colleghi di lavoro in
particolare, in quanto sussiste in tali casi la piena, quanto maliziosa
consapevolezza della portata della propria scelta, ovvero, del rischio
oggettivo delle azioni che si intendono compiere.
Non è dunque possibile per questo motivo,
invocare alcuna attenuante per una affievolita volontà di intendere di dover
ridurre la velocità, almeno della metà, in quel tratto in curva della strada
ferrata.
La ossessiva ripetizione del video ostentato
dai media all’opinione pubblica, circa il rapido avvicinarsi del
locomotore e del deragliamento dell'intero convoglio in piena curva, è ormai
entrato nell'immaginario collettivo, insieme ad una irreversibile condanna nei
confronti del macchinista.
Si tratta di una comprensibile reazione
emotiva che, una volta entrata nell’intimo convincimento di ciascuno, si insedia
stabilmente nella mente collettiva e finisce col dare la colpa esclusiva della
tragedia alla stupidità umana di un unico personaggio, come in Italia è
avvenuto nel caso della Concordia e del comandante Schettino.
Non è tutto
Si potrebbe discutere sulla mancanza di
sistemi di sicurezza per l'eccesso di velocità che avrebbero potuto essere
installati, strumenti cioè per frenare automaticamente il treno. D’altra parte,
una serie di sistemi automatici di controllo sicurezza di questo genere, da
installare in tutti i punti nevralgici delle ferrovie, sarebbe praticamente di
irrealistica attuazione anche per l'eccessiva onerosità e la progressiva
criticità sistemica di dispositivi così capillarmente concepiti.
Ma per evitare la tragedia forse sarebbero
bastati i periodici accertamenti psicosomatici preventivi di qualche turba
comportamentale del personale operativo, per impedirgli di assurgere a
posizioni di irresponsabilità. Non sarebbe certamente questa una novità.
Altro ancora
Osservando nel video l’immagine
raccapricciante del deragliamento, praticamente di tutti i vagoni del treno, si
nota in primo piano la massa della locomotiva che travolge come fuscelli i
tralicci ferroviari lungo la strada ferrata. E ci si chiede immediatamente come
un evento di questo genere sia potuto accadere.
Guardando l'avanzare del treno prima ancora
che inizi la curva, questo si dispiega sul display in notevole lunghezza prima
di voltare a sinistra. Osservando ora, con attenzione lo scorrere dei
fotogrammi (inserendo lo stop tra gli uni e gli altri), ad un certo punto si
vedrà sopra il tetto della prima vettura dopo la locomotiva, una piccola linea
evanescente e biancastra, leggermente sollevata rispetto al piano superiore del
treno. Negli ulteriori immagini appare con progressiva evidenza, finché
chiaramente si solleva dalla sommità del convoglio. A questo punto la vettura
in piena curva si sgancia parzialmente dalla motrice penetrando all'interno
della traiettoria curvilinea rappresentata dalla stessa motrice e dai vagoni
del treno.
La prima carrozza
E infatti, il deragliamento inizia dalla prima
vettura, dietro la motrice che esce dai binari, provocando la fuoriuscita dei
vagoni da questa trainati e poi della stessa motrice che si intraversa sulla
strada ferrata.
Ora, se si procede alla visione a ritroso del
deragliamento, si segue meglio la linea biancastra che si va affievolendo fino
alla sua iniziale formazione; formazione che avviene in concomitanza del
passaggio del primo vagone sotto una traccia minuscola ma abbastanza chiara
all'altezza della linea elettrica ferroviaria.
Le prime sfarfallate video
sopra il tetto della vettura in questione, sembrano corrispondere per
coerenza di immagine al momento in cui il primo vagone ha un comportamento anomalo
che, per quanto in seguito accade, fa evincere lo sganciamento del congiuntore
di destra dalla motrice. Questo accade, però, quando il treno non ha ancora
imboccato la curva sulla quale prosegue in condizioni di seria avaria.
Ma che cosa può essere avvenuto quando mancavano
i presupposti causali della rottura di uno dei ganci di traino?
Le leggi fisiche dell’ evento
Una volta iniziata la virata in queste
condizioni, la forza centrifuga allarga la congiungente destra tra la
locomotiva e la prima vettura; quest’ultima senza più questo vincolo anteriore,
come detto, sembra progressivamente sprofondare all’ interno della curva.
Dal distacco che la vettura assume dalla
locomotiva si evince chiaramente che
anche il gancio del respingente
sinistro ha ormai ceduto. Il contatto con la motrice è ancora assicurato dal
lento cavo di sicurezza al traino che inizialmente si tende senza spezzarsi,
mentre i restanti vagoni seguono le sorti del primo.
La motrice prosegue per qualche
secondo la sua corsa sui binari finche la vettura nel corso del suo
deragliamento tende il cavo di sicurezza al traino che, a sua volta, trascina
da dietro la motrice fuori dai binari. Il terribile attrito iniziale con la
massicciata che la motrice subisce sulle ruote posteriori destre, prima ancora
che su quelle anteriori, suscita un potente moto di rotazione oraria che
ribalta la macchina sul lato destro, tra i binari e il muro di recinzione, con
detriti e lamiere che si distaccano dal corpo del treno.
Tutto questo, come detto, appare ad una
attenta osservazione del video del deragliamento. Può anche darsi che si tratti
solo di apparenza, ma molti fattori fanno propendere per la realtà delle
immagini.
Quali le vere ragioni del deragliamento.
Sorgono ora una serie di
domande. Una di queste è la seguente: “ Per quale motivo poco prima della
curva, quando le sollecitazioni meccaniche centrifughe non sono neppure iniziate, guarda caso, avviene la rottura dell’aggancio tra i
respingenti sinistri, che poi saranno i più sollecitati dalla forza centrifuga
in piena curva?
Un‘altra, riguarda il generale convincimento sulla causa tecnica
del disastro e potrebbe essere: “Secondo i tecnici addetti ai lavori, il
deragliamento è attribuibile esclusivamente
alla eccessiva velocità di percorso?”
Sarebbe interessante come
ricerca della verità, approfondire le circostanze evidenziate non per
scagionare la responsabilità individuale della follia della velocità, ma per accertare se e quali altre precise
cause sottendono una catastrofe del genere.
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