Per diversi giorni la “questione Cancellieri” ha tenuto le
prime pagine dei giornali e il palcoscenico dei talk-show, ed è stato il servizio
di apertura nei telegiornali. Se n’è avvantaggiata di sicuro la legge di stabilità, della quale per
la verità si è continuato a parlare ma sulla quale ognuno è sembrato libero di
dire la sua, con affermazioni di segno nettamente contrario, che vanno dal miliardo in meno di tasse del presidente
Letta e del suo compagno di governo al Tesoro, sino al 600% di tasse in più
denunciato da Confcommercio per effetto di una manovra [vedi il post Bugie di regime] che ha il solo scopo di
TASSARE GLI ITALIANI GRAZIE ALLA LARGA
INTESA TRA PD E PDL, cioè dei partiti che rappresentano la maggioranza degli
elettori. I quali elettori – dicono i sondaggi – nel frattempo continuerebbero imperterriti a
far aumentare il consenso nei confronti del PARTITO DELLE TASSE. Masochisti gli
italiani? Non direi, forse preoccupati, se i sondaggi sono veri e non di
regime, dal fantasma dello spread - continuamente
agitato sotto i loro occhi da un’informazione sempre più asservita al sistema -
e dal rigore tedesco di cui serbano ancora intatta la memoria storica. Quando ci si renderà conto della vera entità della manovra di governo,
quando cioè gli italiani cominceranno a pagare, è probabile che i sondaggi
elettorali muteranno in gran fretta.
Dopo la “questione
Cancellieri”, spunta ora un nuovo argomento utile a far decantare il dibattito
sulla legge di stabilità: il pagamento della rata di Dicembre sull’IMU della
prima casa che, contrariamente a quello che si potrebbe credere, non è stata
ancora abolita e che necessita, secondo il sagace ministro del Tesoro, del
reperimento di due miliardi e mezzo
di euro per essere definitivamente archiviata. Insomma, se saremo sollevati da
questo balzello di fine anno, che credevamo sconfitto per sempre grazie alla
presenza e alla determinazione di ministri PDL nel governo, pagheremo tutti più
volentieri la TRISE che dal prossimo Gennaio includerà di nuovo il pagamento
dell’IMU sulla prima casa, maggiorando il tributo e sensibilmente recuperando
con gli interessi le rate non incassate di Giugno e Dicembre 2013. Un bel
giochetto, degno dei migliori prestigiatori e che gli italiani accoglieranno
con un sospiro di sollievo, ringraziando PD e PDL.
Alla luce di queste
considerazioni, la nota vicenda dell’intercettazione della telefonata tra il
ministro della Giustizia e la compagna di Ligresti, non è venuta per nuocere al
governo, come pure è stato detto da autorevoli opinionisti, ma al contrario
sembra essere caduta dal cielo in suo soccorso, spostando l’attenzione del
pubblico da una manovra che fa impallidire persino quelle del governo Monti a
questioni di lana caprina su cui dibattere a lungo e dividersi in tifoserie ben
organizzate dai media. Vecchie banalità
riproposte e spacciate per sublimi massime di filosofia, con la scoperta
dell’acqua calda che “la giustizia non è uguale per tutti” e che esiste una
“razza padrona” [Se almeno si fosse letto Sartre, si sarebbe parlato in modo
meno generico di Salauds]. E poi
discussioni a non finire: dimissioni, non dimissioni, reato, non reato ma
comportamento immorale, cristiana pietà, atteggiamento umanitario, confronto
con la telefonata di Berlusconi in soccorso di Ruby, con l’ennesima prova
dell’accanimento giudiziario contro il leader del PDL, in circostanze simili
condannato a 7 anni di reclusione [concussione per costrizione], ed altre
amenità del genere.
Insomma, l’unico
argomento serio che la vicenda pareva ispirare è passato sotto silenzio o è
stato appena sfiorato. Dal film denuncia di Nanni Loy, magistralmente
interpretato da Alberto Sordi, sono passati 42 anni, ma la questione del carcere preventivo per gli imputati in attesa di
giudizio è rimasta invariata e, aggiungerei, non per colpa della
Magistratura ma della Politica che ha evitato di legiferare in merito. Sembra
che più del 30% della popolazione carceraria si trovi nelle condizioni in cui
si trovava la figlia di Ligresti: in cella senza neppure una sentenza di
condanna di primo grado! La detenzione in attesa di giudizio, in un Paese
civile, dovrebbe essere un fatto eccezionale, limitato alla delinquenza
abituale e all’imputazione per crimini particolarmente efferati. Non può essere
in ogni caso una misura che riguardi gli incensurati, con la motivazione che trattasi di una disposizione giustificata dall’opinione giudiziale che l’imputato possa
alterare le prove. In quest’ultimo caso basterebbe l’arresto domiciliare,
magari con sorveglianza speciale e con modalità più restrittive di quelle
comunemente adottate.
sergio magaldi
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