Il
bicameralismo perfetto è bello perché rende l’Italia l’unico Paese al mondo
capace di esercitare l’autentica democrazia. Già, perché si sostiene che
l’abolizione del Senato elettivo e legislativo, sostituito dalla Camera delle
autonomie, con rappresentanti non retribuiti ed eletti indirettamente dai
cittadini attraverso le consultazioni regionali e comunali, rappresenterebbe
una svolta autoritaria in senso illiberale. In altre parole, il vero esercizio
della democrazia consisterebbe nella quasi totale paralisi e/o nel sistematico
insabbiamento delle leggi, costrette a rimbalzare per anni tra una Camera e
l’altra del Parlamento.
“La mente umana –
diceva Erasmo da Rotterdam – è fatta in modo tale che è molto più suscettibile
alle menzogne che alla verità. Il Senato, dopo circa trent’anni che si
discute sulla sua trasformazione e sull’abolizione del bicameralismo perfetto,
diviene ora una nobile istituzione a presidio della libertà, una garanzia a
salvaguardia di leggi frettolosamente approvate. A sostenerlo è il
solito FASCIO che in Italia si forma spontaneamente, quando si avverte
odore di cambiamento: dalla seconda carica dello Stato, l’attuale presidente
del Senato, appunto, agli illustri giuristi e costituzionalisti firmatari di un
appello per la libertà e contro la deriva autoritaria. Da Marco Travaglio al
Movimento Cinque Stelle [il cittadino Di Maio dal canto suo definisce il
bicameralismo perfetto un “virtuoso meccanismo della nostra Costituzione”],
dalla nuova offerta elettorale della sinistra dura e pura di Tsipras [che
prende il nome per nulla personalistico da Alexis Tsipras, leader di SYRIZA,
partito greco di opposizione], sino ai Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale,
che recano nel simbolo la fiamma del Movimento Sociale Italiano e che, nei
sondaggi, grazie anche alla proposta di uscita dall’euro [come la Lega di
Salvini che sostitisce nel simbolo la dicitura “Padania” con “Basta Euro”], si
avvia a raggiungere quel 4% utile per avere rappresentanti nel Parlamento
Europeo.
Ecco di seguito l’appello chiaro e risoluto
firmato dagli illuminati giuristi e costituzionalisti che, come sempre, hanno capito tutto. Pubblicato da Il fatto
quotidiano in data 28 Marzo u.s.
Stiamo
assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte
di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte
costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al
presidente del Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione
accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio
Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno
attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del PD è enorme
poiché sta consentendo
l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente
osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il
leader del PD a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora
più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito
questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a
fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che
vale a rendere giusto ciò che è sbagliato. Una democrazia plebiscitaria non è
scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha
rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il
leader che la propone.
Dall’appello
apprendiamo subito che “la semplificazione dell’ordine amministrativo”, in
terra di burocrati, è un male in sé. Resta poi da chiedersi che c’entra “la
democrazia plebiscitaria” con l’abolizione del bicameralismo perfetto. Si percepisce
infine che i veri strali di questi preziosi cervelli sono diretti soprattutto
contro il patto del Nazareno [leggi il post del 18 Gennaio u.s., L’incontro del Nazareno], contro l’idea che a scrivere le regole, in una democrazia
rappresentativa, siano la maggioranza e le opposizioni, strada non più percorsa
nel nostro Paese dopo il varo della Costituzione, di cui peraltro si esalta la sacralità, senza
considerare che il patto sociale stipulato nel 1948 prevede la possibilità di
modifiche, proprio con procedure che richiedono di necessità il coinvolgimento
delle opposizioni o della loro maggior parte.
Ma il peccato più grande di Renzi e del PD
consiste nel non aver tenuto conto dell’inossidabile antiberlusconismo che
anima i proponenti di Libertà e Giustizia. Ossessione che perdura anche
dopo l’eliminazione per via giudiziaria del leader di Forza Italia. Unico fiore
all’occhiello che in tanti anni possa essere esibito dai primi firmatari
dell’appello. Il male è aver chiamato in causa il leader del più importante
partito di opposizione [dopo aver rivolto inutilmente analoga richiesta al
Movimento Cinque Stelle di trovare un accordo per rimuovere l’immobilismo del
Paese], senza neppure preoccuparsi che Zagrebelsky e Guido Crosetto, voce autorevole di Fratelli
d’Italia-Alleanza Nazionale, si trovino oggi sulla stessa lunghezza d’onda nel
parlare di svolta autoritaria. E non è solo una presunzione o un modo di dire.
Ieri sera a Piazza Pulita, Crosetto – cui va riconosciuto peraltro garbo
dialettico ed estrema lucidità – ha usato parole di apprezzamento nei confronti
di Zagrebelsky, condividendo sostanzialmente l’assunto che i pericoli per la
nostra democrazia non derivano tanto dall’abolizione del bicameralismo perfetto, ma dalla soppressione di corpi istituzionali elettivi, quali Senato e Province,
in concomitanza con l’approvazione di una legge elettorale come l’Italicum,
antidemocratica perché non consente la rappresentanza dei partiti minori e non
prevede le preferenze per la scelta degli eletti alla Camera dei deputati.
Insomma, la solita solfa che ha consentito da
sempre in Italia la proliferazione di partitini che non raggiungono neppure la
soglia del 4 o del 4,5 %, ma che si affacciano alla politica per lucrare i
rimborsi elettorali e per ricattare i grandi partiti che rappresentano fette
ben più consistenti di cittadini. Quanto alla nuova introduzione delle
preferenze, già bocciate per via referendaria dalla maggior parte degli
italiani, è facile suggerire che c’è un mezzo semplice per evitare che i deputati
siano dei nominati dalle segreterie di partito. È quello di ricorrere alle primarie
per la scelta dei candidati. Come fa il PD,
come fa Il Movimento Cinque Stelle, attraverso la rete, e come si
accingono a fare altri partiti, tra cui, mi sembra, proprio Fratelli d’Italia
di Crosetto.
In conclusione, dunque, la musica è sempre la
stessa: dietro i tanti “distinguo”, e al di là dei paventati rischi di “tenuta
democratica” e di “deriva autoritaria”, si nasconde il solito esercito di
gattopardi [leggi il post del 21 Marzo u.s., Basterà ammazzare il Gattopardo?] pronti a saltare alla gola di chiunque provi realmente a cambiare qualcosa in questo
Paese. Nel quale, peraltro, si continua a dire dai più che non funziona quasi
niente.
sergio magaldi
D'accordo su tutto, articolo perfetto!
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