Sorprende non poco che, alla vigilia delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria, il governo lasci passare le indiscrezioni sulla riforma della RAI, con misure che dovrebbero svincolare l’ente pubblico radiotelevisivo dalle ingerenze dei partiti [Come se questo fosse possibile, semplicemente sottraendo alle segreterie di partito le nomine dei dirigenti e dei consiglieri di amministrazione!], diminuire il canone per i cittadini, ma al tempo stesso introducendolo anche per le seconde case come balzello obbligatorio da inserire nella bolletta dell’elettricità o, come sembra più probabile, come prelievo fiscale, a prescindere dal fatto che si possieda o no un apparecchio televisivo. Insomma, un po’ quello che è avvenuto, con i precedenti governi, per i cosiddetti servizi aggiuntivi, introdotti per aumentare vistosamente l’IMU e la tassa sui rifiuti. Un provvedimento demagogico che mentre strizza l’occhio all’antipolitica, dichiarando di voler sottrarre finalmente il servizio pubblico radiotelevisivo alle spartizioni partitocratiche, finisce per ridurre ulteriormente i consumi degli italiani. Annuncio che va di pari passo con la riforma del catasto, ormai prossima, e che vedrà aumentare per molti cittadini la rendita catastale già lievitata di recente a seguito della revisione della classe e della categoria degli immobili di diverse microzone dei centri urbani, in applicazione dell’art.1, comma 335, della legge 311/2004.
Bene, anzi male,
perché viene da pensare che il governo Renzi, sul quale si erano appuntate
tante speranze da parte degli italiani, continui esattamente nella politica dei
precedenti governi, per di più trattando i cittadini nemmeno da sudditi, ma da
bambini ai quali si può far credere tutto, anche che questa preannunciata
riforma della Rai si faccia nel loro interesse! C’è un solo modo per riformare
davvero il servizio pubblico radiotelevisivo ed è quello di abolire il canone,
lasciando la Rai libera di competere sul mercato, con le altre televisioni
private, introducendo accanto ad una o due reti in chiaro, pubbliche e gratuite,
servizi a pagamento su determinati programmi particolarmente pregevoli e
appetibili.
Più in generale, si
ha l’impressione che il governo Renzi, non potendo far cassa a spese delle
tante lobby, dopo averci timidamente
provato, finisca per ricorrere al solito aumento delle tasse che avrà come
effetto di deprimere ulteriormente i consumi degli italiani, innescando una
crisi sociale ed economica di proporzioni sempre più vaste e senza soluzione di
continuità.
Cosa sta accadendo
al “Rottamatore”? Dopo essere stato costretto da Eurogermania a rompere un
equilibrio che pareva finalizzato all’approvazione della riforma della legge
elettorale e all’abolizione del bicameralismo perfetto, i soli strumenti che potrebbero
consentire di cominciare a governare
sul serio l’Italia [si vedano in proposito i post: Matteo Renzi e l’equilibrio della bilancia e Matteo Renzi e lo sbilanciamento, cliccando sopra per leggere],
Renzi appare sempre più nervoso, e solo in apparenza sempre più sicuro di sé.
Forse ha capito che né la governance
europea né le tante lobby del suo paese gli consentiranno di cambiare
realmente l’Italia, come pure credeva e pareva risoluto a fare. Cosa fa allora?
Si volge a cambiare lì dove gli è consentito e/o dove pensa di non trovare
ostacoli o addirittura, trovandoli, di servirsene per allargare la
propria base elettorale. Per fare cassa, tuttavia, deve ricorrere a misure che,
se non ora, presto si riveleranno impopolari. Le circonda con l’aura
dell’antipolitica, facendo credere quello che non è. Di qui il suo nervosismo.
Sa di avere le mani legate. Cerca nuovi bilanciamenti, lasciando intendere che
il patto del Nazareno non è poi così saldo e per farlo credere getta sul tavolo
una carta non prevista, quella che Di Maio di Cinque Stelle gli aveva fatto
intravedere nell’incontro di Luglio, di cui tutti sembrano essersi
dimenticati. Scrivevo allora nel post L’incontro tra PD e M5S sulla riforma elettorale [clicca sopra per leggere tutto]:
“ […] E, in questo senso, una mano
a Renzi sembra darla proprio Di Maio. L’esponente di Cinque Stelle, infatti, se
per un verso dichiara di aver voluto incontrare il PD per tentare di arginare
“la deriva” democratica che si va configurando nel Paese, dall’altra sembra incline
ad accettare l’Italicum nelle sue linee generali, purché venga
introdotto, il voto di preferenza dei candidati, abolita la soglia di
sbarramento, sostituito il ballottaggio tra le due coalizioni più forti con
il doppio turno di lista. Ho detto sembra, perché in realtà, ove
accolte, tali modifiche muterebbero profondamente la natura della legge
elettorale già approvata alla Camera.
Anch’io ritengo che con queste modifiche [con
qualche riserva da parte mia sul voto di preferenza, per le ragioni già
spiegate in diversi post di questo blog] – che in linea di massima non
sarebbero sgradite neppure a Renzi – la legge elettorale migliorerebbe
sensibilmente. Resta il fatto che nessuna delle tre proposte dei Cinque
Stelle potrà essere accettata da Berlusconi, in particolare il doppio
turno di lista che rischierebbe di mettere fuori gioco Forza Italia proprio
a vantaggio del M5S. Io credo che Renzi e Di Maio siano i primi a saperlo […]”.
Nonostante
tutto, continuo a credere che Matteo Renzi sia, almeno per il momento, l’unico leader
capace di cambiare questo infelice Paese. Si astenga da riforme cervellotiche e
furbesche per fare cassa e/o produrre consenso elettorale, così come sembra
aver capito facendo marcia indietro sul Bonus
bebé per le famiglie con redditi di 7000-8000 Euro mensili! Metta ogni
energia nel fare approvare più in fretta che può la riforma del senato e la
legge elettorale, aspetti poi fiducioso il responso delle urne e infine, quando
avrà ottenuto la legittimazione popolare, si volga in direzione dell’Europa per
tentare di cambiarne la governance oligarchica.
sergio magaldi