mercoledì 19 novembre 2014

IL NON-CALCIO DELLA NAZIONALE ITALIANA






 Con la striminzita vittoria di ieri contro l’Albania, in una notte dedicata a Genova e ai disastri provocati dalla “inondazione responsabile” della città, si conclude il primo ciclo della nuova gestione di Antonio Conte. Bilancio positivo se si guarda ai risultati: su sei partite disputate, due vittorie nelle amichevoli contro l’Olanda e l’Albania, tre vittorie nelle qualificazioni europee 2016 e un pareggio casalingo con la Croazia. Se si prescinde dalla quantità, tuttavia, e si guarda alla qualità, solo nelle prime due partite l’Italia calcistica ha giocato a pallone [contro Olanda e Norvegia].

 Nelle ultime quattro partite, infatti, le vittorie sono arrivate all’insegna del non-calcio e per di più contro nazionali come Azerbaijan, Malta e Albania. Non certo per colpa di Conte che, al contrario, ha tutto il merito di aver ottenuto il massimo con i giocatori a disposizione, anche considerando le molte assenze e la non buona condizione di forma che di volta in volta gli hanno impedito di schierare in campo i calciatori migliori o almeno più noti. In più con il merito di aver dato spazio a giocatori mai utilizzati o scarsamente utilizzati in passato. Pur nel non-gioco complessivo di ieri sera, per esempio, vanno sottolineate le prove positive di Cerci e di Okaka.

 Ciò premesso, più che comprensibili “le lamentazioni” di Antonio Conte prima e dopo la partita. La nazionale tornerà a scendere in campo solo a Marzo 2015 e al momento non sono previste pause di campionato per consentire al commissario tecnico di allenare i suoi giocatori. Inoltre, la FIGC [La Federazione Italiana Gioco Calcio, nuova nei suoi dirigenti e con un presidente che appena insediato si è subito segnalato per dichiarazioni improvvide che gli sono valse sei mesi di squalifica internazionale], che pure ha il merito di aver affidato ad Antonio Conte la conduzione della nazionale, sembra intenzionata a non cambiare nulla, perseguendo in tutto e per tutto nella politica che sta uccidendo lo sport nazionale per eccellenza, secondo una vocazione che ormai caratterizza il Paese del Gattopardo, non solo nel gioco del calcio, ma purtroppo in ogni ambito della vita civile.

 Già nel mese di Giugno, all’indomani della disfatta italiana nel mondiale brasiliano, scrivevo [per leggere tutto il post clicca su I doni del cielo e quelli di Cesare Prandelli]:

 “Ma le responsabilità di Prandelli non escludono le responsabilità, addirittura maggiori di altri. A cominciare dalla FIGC [Federazione Italiana Gioco Calcio] che non fa nulla per promuovere i vivai giovanili e che consente alle squadre italiane del massimo campionato di schierarsi in campo senza calciatori italiani, come è avvenuto in passato per l’Inter, o con un solo italiano, come per il Napoli [Insigne] o per la stessa Inter [Ranocchia] di quest’anno, o con due o tre italiani, come avviene di regola per la maggior parte delle squadre, se si escludono  Juventus e Roma, destinate prima o poi anch’esse ad uniformarsi alla moda che favorisce l’importazione dei giocatori e l’arricchimento dei procuratori, con la giustificazione politica della libera circolazione dei “lavoratori” del pallone. Se non si avrà il coraggio di introdurre la regola – già inutilmente ventilata in passato – che il tesseramento libero e semilibero di calciatori comunitari ed extracomunitari debba essere affiancato dall’obbligo che almeno sei giocatori degli undici schierati sul rettangolo di gioco  siano italiani [intendendo per italiani anche gli oriundi e i naturalizzati], presto sarà persino impossibile allestire la nazionale di calcio”.

 Da allora, e sono già passati circa sei mesi, nulla è cambiato, né si prevedono cambiamenti nell’immediato futuro. In questa situazione, come dar torto ad Antonio Conte? Il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio ha tutte le ragioni di lamentarsi, tanto più se – come sembra – gli era stata promesso, al momento in cui ha accettato l’incarico, un sostanziale mutamento di rotta della politica calcistica.

sergio magaldi

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