giovedì 6 novembre 2014

ROMA "catenacciara"





 La Roma è stata proclamata dalla stampa sportiva regina dell’ultimo calciomercato e Walter Sabatini il suo re. In realtà, quali sono le novità della formazione rispetto allo scorso anno? [8 punti in meno nelle prime dieci giornate di campionato]. Astori [quando non è infortunato] e più spesso Yanga Mbiwa al posto di Benatia [che era il vero regista della difesa giallorossa] e poi Cole, Holebas e Manolas, per una difesa per lo più “greca”, dove rispetto all’anno scorso manca costantemente l’infortunato Castan e spesso Maicon [cosa non sorprendente in assoluto, persino scontata, dopo il campionato del mondo del Brasile], sostituito dal solito Torosidis di cui si conoscono ormai più i difetti che i pregi. Per il resto nulla è cambiato con la sola eccezione talora di Keita a metà campo, mentre perdura l’assenza per infortunio di Strootman, il regista di centrocampo dello scorso anno, e con l’aggiunta di Uçan e Paredes, oggetti misteriosi perché non giocano mai. Un solo acquisto in attacco, Iturbe, la speranza più che la certezza di un campione, pagato circa 30 milioni e forse poco adatto al gioco offensivo della Roma, dove c’è già un certo Ljajic, in una squadra apparsa già lo scorso anno dipendente in attacco da Gervinho e dalla forma di un inesauribile Totti. Insomma tanti acquisti di livello medio o se si vuole rincalzi di lusso, quando era evidente la necessità di acquistare una punta centrale di grande valore e già si conosceva l’infortunio dell’olandese e la partenza del marocchino, come ho già detto, i veri registi di difesa e centrocampo dell’ultimo campionato.

 Ciò premesso, la partita di eri sera a Monaco, contro il Bayern, ha denotato, se mai ce ne fosse bisogno, i limiti di un allenatore pur simpatico e bravo come Rudi Garcia. L’umiltà è una virtù, solo se non si trasforma in sottomissione o, peggio ancora, nello snaturamento delle proprie potenzialità e nella rinuncia preventiva a combattere. Garcia ha dichiarato incredibilmente al termine della partita di ieri sera: “Sono fiero dei miei ragazzi…”. L’idea che non ci sia alternativa, tra sfidare il Bayern a viso aperto e prendere 7 goal, e quella di giocare col catenaccio per prenderne solo 2, appare semplicistica e provinciale. Difficilmente chi ragiona in questi termini riuscirà a vincere qualcosa d’importante.

 Dicevo già nel post del 22 Ottobre, Il suicidio della Roma [clicca sopra per leggere], che la forza dei giallorossi è nel centrocampo [tra chi gioca e chi resta in panchina], nelle ripartenze di Gervinho e nelle palle che Destro riesce a giocare nell’area di rigore avversaria. La verità è che a Roma, contro il Bayern, la squadra giallorossa non ha giocato a viso aperto, ma tatticamente in modo sprovveduto, lasciando ben sei centrocampisti avversari, padroni della metà campo, con una difesa scarsamente organizzata e senza autentica profondità in attacco, che non fossero le incursioni del solo Gervinho che, per caratteristiche sue, è bravo nel portare palla nell’area di rigore avversaria ma poi non possiede né la potenza balistica né l’opportunismo del vero attaccante. Il Bayern di ieri sera mancava di Robben e di Muller, le sue punte più pericolose, e di diversi altri titolari. La velocità è stata ridotta, ciò che avrebbe potuto favorire il gioco dei giallorossi se solo questi non avessero rinunciato a giocare, accontentandosi di perdere con un paio di goal e riuscendo a tirare una sola volta nella porta avversaria, peraltro quando è entrato Gervinho e si era già sul 2-0.

 In conclusione, arrivo a dire [suscitando probabilmente critiche e ilarità di chi legge] che con uno schieramento diverso la Roma avrebbe potuto addirittura vincere ieri sera all’Allianz Arena di Monaco. Perché non giocare, visti i difensori attualmente disponibili, con tre centrali: Manolas, Yanga Mbiwa, De Rossi, cinque centrocampisti: Florenzi, Keità, Uçan [o Paredes], Pjanic, Nainggolan [con Florenzi e Nainggolan sulle fascie] e due attaccanti: Gervinho e Destro? La mia proposta sembra avere il sapore di una provocazione, ma non lo ha: è solo un invito rivolto a Rudi Garcia ad essere più duttile, in considerazione dell’avversario che di volta in volta si trova ad affrontare.



sergio magaldi

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