mercoledì 24 giugno 2015

SIAMO TUTTI GRECI...






 La proposta annunciata dal MOVIMENTO ROOSEVELT di un sit-in di solidarietà, il prossimo 4 Luglio, davanti all’Ambasciata Greca di Roma, non è solo un omaggio dovuto alla Grecia da parte di cittadini europei che alla matrice ellenica, così come a quella ebraico-cristiana, riconoscono il ruolo fondante della civiltà occidentale. Una civiltà che, come ogni altro aspetto della realtà, ha le sue ombre e le sue luci, ma che nel bene e nel male ha introdotto su gran parte del pianeta il rispetto della libertà umana e che ha lottato per l’avvento della democrazia, anche laddove le istituzioni democratiche si siano rivelate soltanto formali e/o fonte di corruzione pubblica e pubblici privilegi.

 È soprattutto la consapevolezza che con la Grecia fuori dal vecchio continente, di là di mere questioni di contabilità e di economia, non avrebbe più senso parlare di Unità Europea. È un modo per ribadire il diritto alla vita, alla libertà e alla felicità dei cittadini ellenici, in quanto cittadini europei e del mondo intero.

 Non a caso la data prescelta per il sit-in è il 4 Luglio, l’Independence Day, la ricorrenza della proclamazione di indipendenza di tredici colonie americane del 4 Luglio 1776 [Virginia, Maryland, Massachusetts, Rhode Island, New Hampshire, Connecticut, North Carolina, South Carolina, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware e Georgia], con la rivendicazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione, l’affermazione della sovranità popolare, nonché dei diritti inalienabili di ogni essere umano, tra i quali appunto la vita, la libertà, il perseguimento della felicità.

 Non è solo la memoria del passato più o meno lontano che dovrebbe mobilitare gli iscritti di MR, di qualsiasi movimento, partito politico o semplicemente di liberi cittadini, davanti all’Ambasciata Greca di Roma nella notte del 4 Luglio. È soprattutto la consapevolezza del presente.

 Per quanto non si possa negare la responsabilità dei precedenti governi greci nel gestire la cosa pubblica, favorendo di fatto la corruzione e i privilegi a danno del popolo greco [Così come del resto è avvenuto in Italia e altrove], non si può non riconoscere che il regime di austerità che BCE e istituzioni oligarchiche europee hanno imposto alla Grecia, hanno finito per affossarla definitivamente. I tagli di pensioni e stipendi, il licenziamento di oltre trentamila impiegati pubblici, la riduzione del costo della manodopera e l’introduzione di nuove tasse, non solo non hanno apportato benefici all’economia greca e al debito pubblico nazionale, ma hanno distrutto quasi completamente la prima e aumentato di oltre il 25% il secondo, con la disoccupazione salita al 28% e quella giovanile al 60% della popolazione.

 Ben altrimenti l’Europa e il resto del mondo trattarono la questione del debito tedesco nel 1953. Il debito della Germania risaliva agli anni che avevano preceduto e poi seguito la prima guerra mondiale, comprendeva inoltre i debiti contratti dopo la terribile seconda guerra, scatenata dalla barbarie nazista, vuoi per ricostruire il paese, vuoi per far fronte in minima parte ai danni di guerra provocati altrove. L’accordo di Londra del 27 Febbraio 1953 cancellò metà del debito e concesse di pagare l’altra metà solo a condizione che l’economia tedesca registrasse negli anni una plusvalenza commerciale. In caso di deficit, cioè, non sarebbe stato rimborsato alcun debito!

 Ben diversamente l’Unione Europea trattò la questione della riunificazione della Germania. “Chi ha pagato il conto dell’unità tedesca?”, ci si chiede in un articolo del Corriere della Sera del non lontano 8 Agosto 2012. Per far fronte al dislivello economico esistente tra Germania Est e Germania Ovest, i tedeschi spesero 1400 miliardi di marchi. Ciò fu possibile grazie al sostegno politico ed economico dell’Unione, che pagò ugualmente un prezzo alto e che progettò a breve scadenza, complice ingenua e interessata anche la Francia, l’introduzione dell’euro a esclusivo vantaggio, come è sotto gli occhi di tutti, della Germania unificata e della finanza internazionale.


sergio magaldi  

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