(Segue da Massoneria e Religione [Parte Prima], Massoneria e Religione [Parte Seconda], Massoneria e Religione [Parte Terza], Massoneria e Religione [Parte Quarta], Massoneria e Religione [Parte Quinta]. Clicca su ciascuno dei titoli per leggere).
Pur tenendo presente l'osservazione di Yosef Colombo,
circa la natura sostanzialmente religiosa di ogni manifestazione ebraica, non
si può disconoscere alla Qabbalah, quale dottrina esoterica degli Ebrei,
un'autonomia di indagine, un approccio concettuale e simbolico ai temi che ne
fanno una forma originale e unica di pensiero sapienziale. Tant’è che la
Massoneria, non solo accoglie e custodisce al suo interno, gran parte di questa
tradizione, così come fa con la maggior parte delle tradizioni sapienziali, ma nella
sua ritualità ne utilizza ampiamente il simbolismo [Cfr., LE RADICI ESOTERICHE DELLA MASSONERIA. L’Arca Vivente Dei Simboli,
a cura di M.Bianca e N.M. di Luca, prefazione del Gran Maestro del Goi, Gustavo Raffi, Atanòr, 2001, pp.238]
Quel che è certo è che, nel suo esordio storico, sia in Provenza, sia soprattutto in Catalogna, nella celebre scuola di Girona, Isacco il cieco insegni che occorre tralasciare ogni speculazione con riguardo tanto all'Uno quanto al Nulla. Non è a caso che la ricerca dei perushim - gli studiosi di Qabbalah - si limiti per un verso all'Opera della Creazione o Ma’asè Bereshit e per altro verso all'Opera del Carro o Ma’asè Mercavah. Con la prima intendendo il libero commento del Genesi o Bereshit per il quale è noto a tutti che la lettera Beit, con cui ha inizio la narrazione, è una lettera aperta solo da un lato a significare che unicamente gli eventi accaduti dopo il Bereshit o Principio sono accessibili all’indagine umana. Con la seconda, mediante la cosiddetta discesa nella Mercavah, facendo riferimento al viaggio nella propria interiorità, alla ricerca di quei centri 'sottili' di consapevolezza detti Hekalot o Palazzi, assai simili, peraltro ai Chakras dell'induismo e ai 'soffi vitali' descritti nelle Upanisad. Sono centri 'sottili' e tuttavia hanno una corrispondenza nel corpo umano. Se si permette all’energia spirituale di scorrere e di soffermarsi su ciascuno di loro, non solo se ne trarrà motivo di benessere fisico e di purificazione ma sarà anche possibile accedere a visioni di esperienza non ordinaria.
Tutto ha inizio con il primo Palazzo. In lui è
racchiuso, secondo il Sepher ha Zohar (41a) - il libro più complesso e
più famoso della letteratura cabbalistica - 'il mistero dei misteri'. Luz,
con riferimento biblico è detto il suo luogo, 7 il valore numerico delle
lettere che compongono la parola (Lamed 30 +Waw 6 +Zain 7 =43=7) ad indicare
che sette sono i centri di consapevolezza dell’essere umano. Nel corpo, corrisponde
al coccige, dove la colonna vertebrale termina nel punto più lontano dalla
testa o dove inizia nel punto più vicino alla terra.
Livnat ha Sapir,
Mattone di zaffiro, è il nome del primo mattone. Dove il mattone è appunto
simbolo della materia, cioè della densità della costruzione di luce e di
energia che viene dall'alto. L' opera della Merkavà o opera del Carro non può
che iniziare di qui, dove la prima manifestazione di luce e il principio stesso
della luce si trovano insieme racchiusi nella densità della materia. Non a caso
il suo nome in sanscrito, Muladhara, significa radice. Una
concentrazione su questo centro produce immediatamente calore. Un suo
funzionamento squilibrato produce eccesso di cibo e di sesso, avidità,
diffidenza, aggressività, paura e insicurezza, debolezza fisica e disturbi
della circolazione sanguigna periferica.
Se la scuola di Isacco il cieco prima, e
l'apparizione dello Zohar alla fine del XIII secolo, al di là degli antecedenti
metastorici della Qabbalah, rappresentano i momenti di maggiore originalità e
di più intensa affermazione del pensiero sapienziale e simbolico degli Ebrei
sefarditi, occorre ricordare che fu soprattutto con Yizhaq Luria, nel XVI
secolo, che la Qabbalah venne progressivamente affrancandosi dall’interpretazione
ortodossa del testo biblico e dalla lezione rabbinica, reclamando sempre più
un'autonoma e peculiare capacità di analisi, rielaborazione e approfondimento.
E fu principalmente merito del movimento chassidico,
sviluppatosi nella prima metà del Settecento tra gli ebrei aschenaziti
dell'Europa centrale e orientale, se la Qabbalah, da movimento prevalentemente
speculativo, magico e devozionale venne via via privilegiando la dimensione
psicologica e la finalità iniziatica, nel senso cioè di rappresentare un
cammino interiore di rettificazione e di progressivo perfezionamento da
realizzarsi sia privatamente sia in seno alla comunità (devoti, chasidim) guidata da un giusto o zaddiq.
Emerge tuttavia una continuità tra la Qabbalah di
Isacco il cieco e quella del Chassidismo. In entrambe si direbbe quasi che il
pensiero oscilli di continuo tra devozione religiosa e nihilismo, tra ricerca
impossibile di giungere sino all'Uno nel tentativo almeno di cogliere il
significato più autentico dell'azione divina e la consapevolezza di chi conosce
in anticipo l'inutilità e la nullificazione di ogni azione umana votata in tal
senso. E qui il paradosso si spiega con il tentativo di una radicale
conciliazione tra pensiero sapienziale e pensiero teologico. La pretesa di
pervenire ad un tale assoluto è per principio destinata allo scacco. Pur
intrecciandosi di continuo, infatti, le due vie [quella perseguita dalla
Massoneria e quella battuta dalla Religione], restano comunque distinte e
separate. [Segue]
sergio magaldi
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