La Roma getta via la qualificazione ai gironi di Champions
dopo averla assaporata una settimana prima con il pareggio e il goal segnato
nella trasferta di Oporto. Le cause della disfatta sono ancora sotto gli occhi
di tutti ma vale la pena di ricordarle a poche ore dalla disputa della seconda
di Campionato:
1) La Federcalcio non ha posticipato
la prima di campionato della Roma [ma i dirigenti della società avevano chiesto
il rinvio?!], pur essendo chiaro che sostenere tre partite in una settimana è
proibitivo per tutti, in particolare per le squadre impegnate in estenuanti
tournée estive e con alcuni giocatori reduci da rassegne internazionali, come i
Campionati europei e la Coppa America.
2) Inadeguata preparazione per il
doppio impegno di Champions e per la prima di Campionato: la Roma ha corso solo
nei primi 35 minuti di gioco contro il Porto e, nella terza delle tre partite
settimanali, la più importante, i giocatori hanno solo camminato mettendo in
evidenza una scarsa condizione fisica; di qui anche i falli commessi e le due
relative e forse determinanti espulsioni.
3) Spalletti che aveva sotto gli
occhi la condizione fisica dei suoi uomini avrebbe dovuto operare un ampio turnover
nella partita contro l’Udinese, poco importando, rispetto al maggiore obiettivo
di Champions, se la Roma invece di travolgere gli avversari per quattro goal a
zero, avesse pareggiato o perso la partita. In Campionato aveva modo di
recuperare, non ha più tempo invece per l’Europa calcistica che conta.
4)Contravvenendo non soltanto alla
scaramanzia, Spalletti sostituisce Alisson, che aveva difeso la porta
giallorossa a Oporto, con Szczęsny, il portiere polacco riconfermato nel
prestito solo da pochi giorni e che non ha potuto allenarsi con i compagni in
vista delle decisive gare contro il Porto.
5) Dopo l’espulsione di De Rossi, che
fa Spalletti? Invece di schierare una difesa a tre, fa entrare in campo Emerson
Palmieri. Si priva così di un attaccante, proprio quando c'è da recuperare il
punteggio e dimostra scarsa memoria circa i due falli commessi nella propria
area [di cui uno soltanto punito col rigore] dall’improvvido terzino brasiliano
nella partita di Oporto. Il risultato è l’espulsione del nuovo entrato per un
fallo, questa volta, bontà sua, commesso fuori della propria area di rigore.
6) Per rinvigorire l’attacco,
l’allenatore giallorosso, dimenticando di avere in panchina El Shaarawy e
Totti, fa entrare il solito inconcludente Iturbe, inutilmente sperando nella
sua velocità.
7) Quando ancora tutto sembra
possibile, con il recupero del punteggio da parte della Roma e la possibilità
di andare almeno ai supplementari, ecco la ciliegina sulla torta indigesta:
l’uscita a dir poco suicida di Szczęsny dalla porta, descrivendo nemmeno una
retta, ma addirittura una semicirconferenza per andare a fermare un attaccante
avversario ancora distante e decentrato dalla rete: un gioco da ragazzini uccellare
l’ingenuo guardiano romanista ed è anche l’atto sciagurato e definitivo di
questa sin troppo evitabile disfatta giallorossa! L'auspicio è quello di un pronto riscatto nella partita di questa sera contro il Cagliari, sempre che si faccia tesoro degli errori commessi all'Olimpico contro il Porto.
sergio
magaldi
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