“QUESTA
L’HA PERSA ALLEGRI” titola a tutta pagina Tuttosport
di ieri. Come dargli torto, vista la tattica suicida con cui l’allenatore
della Juve ha messo in campo la squadra contro l’Inter? La questione è semmai
quella di chiedersi se le responsabilità di Allegri non siano cominciate già con
la prima partita di Champions pareggiata in casa per 0-0 contro il Siviglia o
addirittura con l’eliminazione dalla scorsa edizione della Champions, a una
manciata di secondi dalla fine del doppio confronto con il Bayern, quando i
bianconeri sembravano già qualificati ai quarti di finale. Infatti, anche se la
Juve delle recenti uscite contro Siviglia e Inter poteva disporre di un parco
giocatori accresciuto in qualità e quantità rispetto a quello dello scorso anno,
grazie all’ottimo mercato della società bianconera – ciò che peraltro peggiora
il quadro della situazione e delle responsabilità – resta il denominatore
comune del difensivismo ad oltranza. Per questa analisi, comunque, rimando a
quanto già scritto nel post di una settimana fa [LA JUVE E LA CHAMPIONS, clicca
sul titolo per leggere].
Quanto
alla partita persa contro l’Inter, non solo Allegri non fa tesoro degli errori
commessi contro il Siviglia, ma addirittura li esaspera, per la scelta dei
ruoli e degli interpreti: Higuain fatto
entrare a 12 minuti dalla fine, Pjanic spostato davanti alla difesa nel ruolo
che fu di Pirlo [ruolo nel quale non ha mai brillato neppure nelle rare volte
in cui per esigenze di organico la Roma ha dovuto impiegarlo], Dybala costretto
per l’ennesima volta a fare il mediano più che il trequartista, Cuadrado ancora
assente dal campo, Asamoah tenuto in campo per 94 minuti anche quando era
evidente a tutti che aveva finito la benzina, Lemina tenuto fuori dalla contesa, lui che nelle precedenti uscite aveva mostrato di essere un ottimo sostituto di Marchisio.
Il risultato è
quello di uno schieramento che va a San Siro come una qualsiasi provinciale,
nel tentativo di non prenderle e nella speranza che capiti l’occasione del goal
di rapina. Ma, esattamente come una provinciale alla quale capiti di segnare un
goal insperato contro una grande, la Juve segna e si rilassa e subito ne
incassa due, perché il difensivismo a oltranza paga di rado e, soprattutto,
quando hai tanti campioni nel tuo organico e non li utilizzi a dovere, diventa
una tattica suicida. La Juve è ormai una Ferrari e non può essere guidata come
una Cinquecento. D’altra parte, Allegri sembra voler riproporre, mutatis mutandis, il copione dell’anno
scorso, quando nelle prime dieci disastrose giornate di campionato impiegò
Dybala e Cuadrado col contagocce, salvo poi vedersi attribuire il merito della
riscossa bianconera allorché l’argentino e il colombiano furono utilizzati con
regolarità, avendo ormai assimilato i suoi preziosi insegnamenti di calcio. Ma
Higuain ha qualcosa da imparare da Allegri?
sergio
magaldi
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