ALLIED- UN'OMBRA NASCOSTA, di Robert Zemeckis, USA, 2016, 124 minuti |
Il nuovo
film del regista di Chi ha incastrato Roger Rabbit e di Forrest Gump
non ottiene il giudizio favorevole della critica ma in compenso riscuote il
consenso del pubblico e non solo in Italia. Le critiche della stampa americana
per lo più si ripetono: nel ritenerlo un film inattuale, un omaggio
tardivo al cinema classico e in particolare a Casablanca, nel valutare
negativamente la sceneggiatura di Steven Knight, definita “flaccida” o alla maniera
di Hitchcock, nella prevedibilità dei dialoghi, nel considerare elementari e
scarsi gli effetti speciali, nel constatare quanta poca alchimia legata
all’eros ci sia sullo schermo tra il rigido Max Vatan [Brad Pitt], il tenente colonnello
dell’intelligence canadese e Marianne Beausejour [Marion Cotillard],
l’incantevole e allegra militante della resistenza francese. E in effetti,
qualcosa del genere si nota già al primo incontro tra i due, dove si tratta per
così dire di fingere una finzione: far credere agli ospiti di un locale
pubblico, tra i quali ci sono, seduti ai tavoli, nazisti tedeschi e francesi
collaborazionisti di Vichy, che Marianne e Max che si vedono per la prima volta
– opportunamente addestrati dai rispettivi servizi segreti per portare a
termine una missione in Marocco, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale
(siamo nel 1942) – siano moglie e marito. E, dove la Cotillard è naturale e al
tempo stesso seducente e spigliata nel salutare e abbracciare davanti a tutti il falso
marito, nelle sembianze di un uomo che non ha mai visto, Brad Pitt appare come
distante e impacciato. E in fondo David
Rooney non ha tutti i torti nello scrivere su Hollywood Reporter
che tra i due può scattare al massimo la tenerezza e non la passione
travolgente, come sarebbe opportuno per un film romantico del tempo di guerra.
In effetti, le scene di eros tra i due non sono mai coinvolgenti, nonostante
l’atmosfera speciale in cui si svolgono o forse proprio per questo: la tempesta
di sabbia nel deserto marocchino mentre fanno l’amore nell’abitacolo di
un’automobile o lo scorrere delle lancette di un orologio, nell’attesa
angosciosa per Max di ricevere una telefonata, quando sono già sul letto in
procinto di amarsi. Annota in proposito Peter Travers che colloca Allied al
quarto posto tra i peggiori film del 2016 – Rolling Stone (USA): “Che
bel contenitore vuoto che è Allied. Nonostante la potenza della coppia di
stelle formata da Brad Pitt e Marion
Cotillard, le loro scene insieme finiscono col non accendere il benché minimo barlume
di una scintilla”. Non tutta la critica, tuttavia, si sofferma sulla
cattiva performance di Brad Pitt e sul film di Robert Zemeckis ci sono anche
giudizi positivi. Scrive Kelly Vance – Este Nay Express (USA): “Allied
esplora i temi della guerra, della dipendenza e della natura umana in generale
più di quanto riesca a fare qualunque altro film nelle sale in questo periodo”.
Le recensioni italiane si dividono tra lo
scimmiottare la stampa americana nel giudicare negativamente il film; il
sottolineare i risvolti scandalistici di un reale flirt tra Brad e Marion [il
recente divorzio tra Brad Pitt e Angelina Jolie, smentita decisamente dall’attrice francese ogni relazione con Brad, e con Angelina che ha motivato la richiesta di divorzio
con gli scatti d’ira del marito e il suo consumo eccessivo di alcool e
marijuana]; il riconoscere il valore e la creatività del regista senza
approfondire il giudizio sul film; l’assumere una posizione intermedia e
strategicamente ambivalente, come fa Andrea Pirruccio su www.cinema.it, allorché così conclude la sua
recensione:“Testo stratificato e perciò godibile (o, a scelta, rifiutabile) a
più livelli, Allied è cerebrale senza escludere la commozione e
prevedibile pur se spesso spiazzante. Probabilmente, uno straordinario film
sbagliato”. E, infine, tra i giudizi sicuramente positivi, quello di Davide
Turrini su www.ilfattoquotidiano.it
che innanzi tutto si toglie il capriccio di demistificare le critiche negative
del film: “Casablanca non c’entra niente. I sabotatori dell’ennesimo
capolavoro di Robert Zemeckis l’hanno fatta grossa. Abbiamo letto e sentito
dappertutto che Allied
rifà, richiama, ripete, ri-qualcos’altro il celebre film di Michael Curtiz con Humphrey Bogart e Ingmar Bergman, ma vorremmo sapere
dov’è nata questa fandonia cinefila. Un
depistaggio in piena regola”. Quanto al valore del film in sé
così conclude Turrini: “Non si può
dire di più se non sottolineare l’elegante confezione formale,
l’inappuntabile ricostruzione d’epoca, il taglio verticale da brividi di ogni
inquadratura (l’opposto dell’orizzontalità larga alla Tarantino o alla
Inarritu) che rasenta la perfezione.
Allied lo consigliamo non solo perché la materia dell’intrattenimento
sposa la creatività di una personale idea di cinema, ma anche perché Pitt e Cotillard sono invitati
finalmente a recitare da persone adulte. Lei c’era riuscita da tempo,
riconosciuta perfino con l’Oscar nel 2008 nella Piaf de La Vie en rose, ma poi
si era persa in evanescenti prove da Sunset Boulevard; Brad invece ha gigioneggiato parecchio
tra registri grotteschi più o meno riusciti cercando di abbattere l’icona del
manzo da copertina tutto mascella, occhio chiaro e petto infuori”.
Giudizio, quest’ultimo, in gran parte
condivisibile, perché se è vera una certa rigidità espressiva in Brad Pitt,
questa è ampiamente compensata dalla straordinaria performance di Marion
Cotillard; e se vero che l’eros non arriva a coinvolgere lo spettatore, è vero
altresì che quella che David Rooney chiama “velata tenerezza” riesce da sola a
imbastire una storia d’amore nel bel mezzo della guerra, dove i sentimenti sono
custoditi tra inganni e segreti ma non per questo sono meno veri. Un lavoro
esteticamente pregevole e che, non alla maniera ma come i film di Hitchcock,
mantiene per tutto il tempo gli spettatori in un clima straordinario di suspense
e che senza essere un film per intellettuali, come non lo sono tutti i film di Zemeckis, forse
con la sola eccezione di The Walk, lancia un messaggio semplice e
chiaro: le potenzialità della natura umana vanno oltre l’odio e le convenzioni.
sergio
magaldi
Nessun commento:
Posta un commento