Se la squadra giallorossa sta affrontando il mercato con una logica sin troppo chiara ed evidente, ancorché poco rassicurante per i propri tifosi, la Juventus, stando almeno alle voci di mercato più accreditate, sembra muoversi in una prospettiva a dir poco incomprensibile.
La Roma aveva l’esigenza di rientrare entro il
30 giugno col fair play finanziario imposto dalla FIFA, e la vendita di Salah, il suo migliore attaccante, è
stata spiegata con la necessità di fare mercato del giocatore con la
valutazione più alta. Nulla di più falso, perché oltre a non riconfermare il portiere polacco, la società, prima
ancora dell’ultimo giorno di giugno, ha venduto Paredes e Manolas [il
greco per ora rifiuta il trasferimento ma vedrete che alla fine sarà costretto
a cedere o più probabilmente andrà all’Inter o in Premier League] allo Zenit di
Mancini e, prestando fede alle voci di mercato dell’ultima ora, ha appena ceduto
Rudiger al Chelsea e Mario Rui al Napoli e la situazione di Nainggolan si fa problematica, con il
mancato rinnovo del contratto e la contemporanea dichiarazione societaria che
il giocatore sarà ceduto solo se sarà lui a chiederlo. Insomma, smentendo le
dichiarazioni degli stessi dirigenti, la Roma si sta proponendo come il maggior
supermercato della serie A. Smantellata la difesa, in bilico il centrocampo e privato l’attacco
della forza propulsiva che nello scorso campionato ha permesso a Dzeko di
segnare tanti goal, la squadra giallorossa non solo non rafforza l’organico in
vista della Champions cui, per i propri meriti, parteciperà direttamente, ma
affida al neo allenatore Di Francesco una rosa completamente rivoluzionata
nella speranza che egli sappia rinnovare le imprese del Sassuolo di qualche
anno fa. In tutto questo c’è però una logica: disfarsi dei giocatori più
richiesti per sostituirli con altri pagati un terzo di quelli venduti, con ciò
diminuendo fortemente anche il peso degli ingaggi e poco preoccupandosi se tra
gli acquisti a basso costo c’è anche chi deve sottoporsi ad un intervento per
“ripulire” il menisco. Il tutto ubbidisce ad una logica elementare: la
proprietà non è in grado di fare investimenti e “tira a campare” per risanare
il bilancio e nell’attesa problematica di costruire il nuovo stadio.
Del tutto diverso il caso della Juventus, che
nell’anno calcistico appena concluso ha fallito per l’ennesima volta la finale
di Champions [vedi in proposito il post La Juve di Champions e le ragioni di una sconfitta], ma che sembra non aver
tratto alcun insegnamento dalla lezione ricevuta dal Real Madrid che l’ha
soverchiata a centrocampo. Che fa la Juve? Invece di dare la caccia ad un paio
di grandi centrocampisti, l’uno in grado di proporsi come regista, l’altro di
“fare filtro”, va in cerca di giovani di belle speranze e soprattutto di
esterni: Danilo, una riserva del Real Madrid, per rimpiazzare il partente Dani
Alves e, a quanto si dice, Bernardeschi che al momento è solo la promessa di un
campione e che, a mio parere, non è l’esterno in grado di sostituire Cuadrado, il
colombiano determinante per il gioco offensivo dei bianconeri nelle ultime due
stagioni. Senza contare che il fiorentino costa il doppio di Keita che non è
più solo una promessa e che vuole la Juve, ma che la società bianconera sembra
tenere furbescamente in standby, per pagarlo il meno possibile. Ma gli aspetti
ancora più inquietanti di questo mercato della Juve, stando sempre alle voci,
sono la probabile cessione di Alex Sandro per una somma che permetterebbe l’acquisto
di Danilo e Bernardeschi e, udite, udite, la cessione di Cuadrado al Milan in
cambio di De Sciglio [evidentemente un vecchio
pallino di Allegri, di quando allenava i rossoneri]! Non riesco a trovare una
logica in tutto ciò, perché a differenza di quanto accade per la Roma, qui non
ci sono ragioni di bilancio né intimazioni della FIFA a giustificare
l’indebolimento di un organico prestigioso che ha fallito di un soffio l’obiettivo
europeo, non per la “maledizione” che accompagnerebbe la Juve di Champions, ma
unicamente per la responsabilità di chi ha sottovalutato l’importanza del gioco
di centrocampo, e ha utilizzato un modulo di gioco a dir poco dispendioso e solo
in apparenza offensivo, con i tanti attaccanti costretti a correre a tutto campo.
sergio
magaldi
Nessun commento:
Posta un commento