martedì 12 marzo 2019

I LIBRI PIU' BELLI SULL'AMORE, parte III, Una Questione Privata




SEGUE  DA:

I  LIBRI  PIU'  BELLI  SULL'AMORE, parte I, Lettera di una sconosciuta

I  LIBRI  PIU'  BELLI  SULL'AMORE, parte II, Werther e Jacopo Ortis



 Continuando nella presentazione dei “Libri più belli sull’amore”,  secondo una lista di 20 libri presentati anni fa dal Direttore di Tuttolibri, Bruno Ventavoli, al 14° posto troviamo anche l’unico autore italiano, Beppe Fenoglio, con Una questione privata, il romanzo pubblicato postumo presso le edizioni Garzanti, nella primavera del 1963. 

La storia d’amore tra Fulvia e Milton si insinua, delicata e inquietante, nella vicenda partigiana delle Langhe narrata da Fenoglio, sino ad assumere una posizione centrale che sposta gradatamente l’attenzione del lettore dalla coralità della lotta antifascista, al dramma esistenziale del protagonista. 

Per la verità, già nei primi due capitoli del breve romanzo, il ricordo di Fulvia – nome della finzione letteraria, attribuito da Fenoglio a una compagna di liceo, alla quale aveva già dedicato il romanzo Primavera di Bellezza, pubblicato nel 1959 – occupa la mente di Milton e lo costringe a deviare dai sentieri che sta percorrendo con Ivan, un partigiano come lui.

Il desiderio di rivedere la villa di Fulvia, ormai disabitata – la ragazza è ormai rientrata a Torino e Milton conta di rivederla alla fine della guerra – , lo spinge allo scoperto, fin sulla collina che degrada sulla città di Alba. Incurante di eventuali attacchi dei fascisti, egli guarda quei luoghi, mentre il suo cuore, per l’emozione, sembra quasi aver cessato di battere:

“Ecco i quattro ciliegi che fiancheggiavano il vialetto oltre il cancello appena accostato, ecco i due faggi che svettavano di molto oltre il tetto scuro e lucido. I muri erano sempre candidi, senza macchie né fumosità, non stinti dalle violente piogge degli ultimi giorni. Tutte le finestre erano chiuse, a catenella, visibilmente da lungo tempo.” [Beppe Fenoglio, Una questione privata, Einaudi, Super Et, Torino, 2014, p.3]

Nel primo capitolo, il ricordo di Fulvia si caratterizza per la nostalgia dolce con la quale Milton la ricorda ascoltare il disco della canzone scritta nel 1939 per il film “Il mago di Oz”: Over the Rainbow,  il suo primo regalo di innamorato, “Somewhere over the rainbow  Way up high  And the dreams that you dreamed of…  [Da qualche parte sopra l’arcobaleno– proprio lassù– ci sono i sogni che hai fatto…]”. La rivede parlare e muoversi come due anni prima, come nella scena in cui Fulvia si arrampica sull’albero delle ciliegie:

Com’erano venute belle le ciliegie nella primavera del quarantadue. Fulvia ci si era arrampicata per coglierne per loro due […]. Ci si era arrampicata come un maschiaccio, per cogliere quelle che diceva le più gloriosamente mature, si era allargata su un ramo laterale di apparenza non troppo solida. Il cestino era già pieno e ancora non scendeva, nemmeno rientrava verso il tronco. Lui arrivò a pensare che Fulvia tardasse apposta perché lui si decidesse a farlesi un po’ più sotto e scoccarle un’occhiata da sotto in su. Invece indietreggiò di qualche passo, con le punte dei capelli gelate e le labbra che gli tremavano. «Scendi. Ora basta, scendi. Se tardi a scendere non ne mangerò nemmeno una. Scendi o rovescerò il cestino dietro la siepe. Scendi. Tu mi tieni in agonia». Fulvia rise, un po’ stridula, e un uccello scappò via dai rami alti dell’ultimo ciliegio”. [Op. cit. pp. 4-5]

Nel secondo capitolo, la nostalgia diventa ossessione, l’amore si snatura in gelosia e l’angoscia accompagnerà d’ora in avanti ogni pensiero e ogni azione di Milton. Cosa è accaduto? L’anziana custode della villa ha operato la trasformazione nel vissuto di coscienza del ragazzo. Gli ha rivelato gli incontri serali e notturni di Fulvia con Giorgio, nell’estate del ’43, quando lui era soldato. Giorgio Clerici, il ragazzo più ricco, più bello ed elegante di Alba, ora divenuto compagno di lotta partigiana.

Da quel momento, Milton non ha che un pensiero: raggiungere Giorgio per conoscere la verità, e quando viene a sapere che il suo amico, e forse rivale in amore, è stato catturato dai fascisti, cercherà con ogni mezzo di proporre uno scambio tra prigionieri.

L’ambiguità esistenziale di Milton è tutta nella scelta di salvare disperatamente la vita di Giorgio: l’amicizia? La guerra partigiana? L’amore che lo spinge a conoscere la verità sulla donna amata?

sergio magaldi





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