SEGUE DA:
I LIBRI PIU' BELLI SULL'AMORE, parte I, Lettera di una sconosciuta
I LIBRI PIU' BELLI SULL'AMORE, parte II, Werther e Jacopo Ortis
Continuando nella presentazione dei “Libri più
belli sull’amore”, secondo una lista di
20 libri presentati anni fa dal Direttore di Tuttolibri, Bruno Ventavoli, al 14° posto troviamo anche l’unico
autore italiano, Beppe Fenoglio, con Una
questione privata, il romanzo pubblicato postumo presso le edizioni
Garzanti, nella primavera del 1963.
La storia d’amore tra Fulvia e Milton si insinua,
delicata e inquietante, nella vicenda partigiana delle Langhe narrata da
Fenoglio, sino ad assumere una posizione centrale che sposta gradatamente
l’attenzione del lettore dalla coralità della lotta antifascista, al dramma
esistenziale del protagonista.
Per la verità, già nei primi due capitoli del breve
romanzo, il ricordo di Fulvia – nome della finzione letteraria, attribuito da
Fenoglio a una compagna di liceo, alla quale aveva già dedicato il romanzo Primavera di Bellezza, pubblicato nel
1959 – occupa la mente di Milton e lo costringe a deviare dai sentieri che sta
percorrendo con Ivan, un partigiano come lui.
Il desiderio di rivedere la villa di Fulvia, ormai
disabitata – la ragazza è ormai rientrata a Torino e Milton conta di rivederla
alla fine della guerra – , lo spinge allo scoperto, fin sulla collina che
degrada sulla città di Alba. Incurante di eventuali attacchi dei fascisti, egli
guarda quei luoghi, mentre il suo cuore, per l’emozione, sembra quasi aver
cessato di battere:
“Ecco i
quattro ciliegi che fiancheggiavano il vialetto oltre il cancello appena
accostato, ecco i due faggi che svettavano di molto oltre il tetto scuro e
lucido. I muri erano sempre candidi, senza macchie né fumosità, non stinti
dalle violente piogge degli ultimi giorni. Tutte le finestre erano chiuse, a
catenella, visibilmente da lungo tempo.” [Beppe Fenoglio, Una questione privata, Einaudi, Super Et, Torino, 2014, p.3]
Nel primo capitolo, il ricordo di Fulvia si
caratterizza per la nostalgia dolce con la quale Milton la ricorda ascoltare il
disco della canzone scritta nel 1939 per il film “Il mago di Oz”: Over the Rainbow, il suo primo regalo di innamorato, “Somewhere over the rainbow Way up high And
the dreams that you dreamed of… [Da qualche parte sopra l’arcobaleno– proprio lassù– ci sono i sogni che
hai fatto…]”. La
rivede parlare e muoversi come due
anni prima, come nella scena in cui Fulvia si arrampica sull’albero delle
ciliegie:
“Com’erano
venute belle le ciliegie nella primavera del quarantadue. Fulvia ci si era
arrampicata per coglierne per loro due […]. Ci si era arrampicata come un
maschiaccio, per cogliere quelle che diceva le più gloriosamente mature, si era
allargata su un ramo laterale di apparenza non troppo solida. Il cestino era
già pieno e ancora non scendeva, nemmeno rientrava verso il tronco. Lui arrivò
a pensare che Fulvia tardasse apposta perché lui si decidesse a farlesi un po’
più sotto e scoccarle un’occhiata da sotto in su. Invece indietreggiò di
qualche passo, con le punte dei capelli gelate e le labbra che gli tremavano. «Scendi.
Ora basta, scendi. Se tardi a scendere non ne mangerò nemmeno una. Scendi o
rovescerò il cestino dietro la siepe. Scendi. Tu mi tieni in agonia». Fulvia
rise, un po’ stridula, e un uccello scappò via dai rami alti dell’ultimo
ciliegio”. [Op. cit. pp. 4-5]
Nel secondo capitolo, la nostalgia diventa
ossessione, l’amore si snatura in gelosia e l’angoscia accompagnerà d’ora in
avanti ogni pensiero e ogni azione di Milton. Cosa è accaduto? L’anziana
custode della villa ha operato la trasformazione nel vissuto di coscienza del
ragazzo. Gli ha rivelato gli incontri serali e notturni di Fulvia con Giorgio,
nell’estate del ’43, quando lui era soldato. Giorgio Clerici, il ragazzo più
ricco, più bello ed elegante di Alba, ora divenuto compagno di lotta
partigiana.
Da quel momento, Milton non ha che un pensiero:
raggiungere Giorgio per conoscere la verità, e quando viene a sapere che il suo
amico, e forse rivale in amore, è stato catturato dai fascisti, cercherà con
ogni mezzo di proporre uno scambio tra prigionieri.
L’ambiguità esistenziale di Milton è tutta nella
scelta di salvare disperatamente la vita di Giorgio: l’amicizia? La guerra
partigiana? L’amore che lo spinge a conoscere la verità sulla donna amata?
sergio magaldi
Nessun commento:
Posta un commento