Qualche anno fa il direttore responsabile di Tuttolibri, Bruno Ventavoli, pubblicò la lista dei “venti libri d’amore più importanti della storia”, dimenticando forse di precisare: 1) che intendeva riferirsi alla cultura occidentale, 2) in quale senso quei venti libri fossero da ritenere i “più importanti”, 3) se la numerazione da
1)
Lettera di una sconosciuta, di
Stefan Zweig, 1922
2)
Breve storia dell’amore eterno, Szilard Rubin, 1963
3)
Madame Bovary, di Gustave Flaubert, 1856
4) Effi Briest di
Theodore Fontane, 1895
5) L’età
dell’innocenza, di Edith Wharton, 1920
6) Histoire d’O, di
Pauline Réage, 1954
7) Il dottor Zivago,
di Boris Pasternak,1957
8) Colazione da Tiffany,
di Truman Capote, 1958
9) L’amore ai tempi del
colera, di Gabriel García Márquez, 1985
10) Gente del Wyoming,
di E. Annie Proulx, 1997
11) Romeo e Giulietta,
di William Shakespeare, 1597
12) Le notti bianche,
di Fedor Dostoevskij 1848
13) L’eredità di Eszter,
di Sándor Márai, 1939
14) Una questione
privata, di Beppe Fenoglio, 1963, postumo
15) Tenera è la notte,
di Francis Scott Fitzgerald, 1934
16) Via col vento,
di Margaret Mitchell, 1936
17) Anna Karenina,
di Lev Tolstoj, 1877
18) Cyrano, di
Edmond Rostand, 1897
19) Orgoglio e
pregiudizio, di Jane Austen, 1813
20) L’amante di Lady
Chatterly, di David H. Lawrence, 1928
Naturalmente
la cosiddetta “importanza” di un libro, e in particolare di un libro
sull’amore, dipende da molti fattori, due su tutti: la bellezza e la fama. Gran
parte dei libri citati sopra trova posto in altre classifiche che girano in
rete come “i libri più belli” o come “i migliori libri consigliati” sull’amore.
Dunque, il criterio che ha ispirato il direttore responsabile di Tuttolibri è stato probabilmente quello
della bellezza della storia d’amore raccontata. In tale ottica, resta non del
tutto comprensibile se la numerazione indica anche il posto attribuito a ciascuno dei venti libri
nella speciale classifica. Così, per esempio, Tuttolibri attribuisce l’undicesimo posto a Romeo e Giulietta, mentre Libri
News del 2016 lo colloca al primo posto tra i trenta
migliori libri d’amore da leggere, seguito subito dopo da Orgoglio e pregiudizio. La classifica di Libri News comprende anche romanzi non citati nell’elenco di Tuttolibri, come Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro, Ritratto di signora di Henry James, Il paziente inglese di Michael Ondaatje, L’amante di
Marguerite Duras e via dicendo. Altre classifiche del genere includono, oltre a
Tenera è la notte, anche un altro
romanzo di Francis Scott Fitzgerald come Il
grande Gatsby o classici come Ultime lettere di Jacopo Ortis del Foscolo e I dolori del giovane Werther del Goethe. Insomma, pur nella sua
oggettività, il giudizio resta sempre relativo perché, oltre a fattori
immediatamente riconoscibili e condivisibili, ciò che giudichiamo “bello” rimanda
poi anche al gusto personale che non può che essere soggettivo. Ma, nello stilare
la sua classifica, il direttore responsabile di Tuttolibri ha forse tenuto
presente anche altro: 1) la presenza di scrittrici, anche se limitata al 25%
rispetto agli scrittori 2) la rappresentanza nazionale, con un romanzo [Una questione privata] anche di uno
scrittore italiano, Beppe Fenoglio, peraltro pubblicato postumo, 3)
l’inclusione di opere di teatro, come Cyrano
di Edmond Rostand e il già citato Romeo e
Giulietta di William Shakespeare, 4) l’inserimento di un classico
dell’erotismo come Histoire d’O, 5) lo spazio dedicato all’amore
omosessuale, in particolare con la vicenda narrata da E. Annie Proulx, la
cui trasposizione cinematografica, I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee ha
goduto di molta fortuna ed è stata premiata con quattro Golden Globe Awards, tre Oscar e con il Leone d'Oro al Festival di Venezia del 2005. Gente del Wyoming, a puro titolo di cronaca, della classifica dei
“Venti libri d’amore più importanti della storia” di Tuttolibri, occupa esattamente il centro: collocato al decimo posto
è anche il libro d’amore cronologicamente più vicino a noi. Insomma, l’ultima
più bella vicenda d’amore narrata in un libro è, per il direttore di Tuttolibri, la
storia del rapporto sentimentale fra due cowboy, il racconto che Annie Proulx pubblicò per la prima volta su The New Yorker nel 1997 e che un anno
dopo fu incluso nella raccolta di racconti brevi, Distanza ravvicinata.
In questo e in successivi post sull’argomento,
mi soffermerò su alcuni dei titoli sin qui citati, iniziando proprio con Lettera di una sconosciuta che lo
scrittore viennese Stefan Zweig pubblicò all’età di 41 anni e che il direttore
responsabile di Tuttolibri, forse non
a torto, pone al vertice della sua classifica dei “Venti”. Perché questa
lettera, per stile e intensità, nonostante sia stata concepita quasi un secolo
fa, potrebbe benissimo appartenere ad una donna del nostro tempo che non abbia
smesso di credere nella forza dell’amore. Si tratta, infatti, di una sorta di
“manifesto dell’amore assoluto” in cui la purezza dei sentimenti si mescola con
l’abnegazione totale verso la persona amata. Condizione rara e tuttavia sempre
possibile.
Nella lunga lettera, dalla quale è possibile
ricostruire l’intera vicenda, una giovane donna narra la sua “impossibile”
storia d’amore, iniziata all’età di tredici anni e proseguita nel tempo. Forse
la più bella lettera d’amore che sia stata mai scritta da una donna innamorata
e la coincidenza dei 41 anni dell’autore con il quarantunesimo compleanno di uno scrittore, al
quale la lettera è indirizzata con l’intestazione “A te, che mai mi hai riconosciuta”,
fa sospettare che proprio una donna reale l’abbia in gran parte concepita. L’intestazione
della lettera, più che il suo titolo originale Brief einer Unbekannten [letteralmente “Lettera di una
sconosciuta”], meglio rappresenta la realtà della storia narrata, perché la
donna, con l’intervallo di anni, per ben tre volte ha avuto rapporti
ravvicinati - e per due persino intimi - con l’uomo che ama, ma ogni volta
senza essere riconosciuta come quella della volta precedente! Ma il titolo
sottintende forse un’altra verità: lui non l’ha mai riconosciuta, perché mai è stato in grado di conoscerla veramente!
“Voglio raccontarti – dice la Lettera
– l’intera
mia vita, questa vita che cominciò davvero soltanto il giorno in cui ti
conobbi. Prima c’era solo qualcosa di opaco e confuso, in cui la mia memoria
non si sarebbe più immersa, una specie di cantina piena di oggetti e individui
coperti di polvere, ragnatele e muffa, dei quali il mio cuore non ricorda più
nulla. Quando tu sei arrivato, io avevo tredici anni e abitavo nella stessa
casa in cui tu adesso stai tenendo in mano questa lettera…” (Cit., P.B. Adelphi,
2009, p.13). Ed ecco descritto il momento preciso dell’innamoramento: “Mi
ricordo ancora esattamente, amore mio, il giorno e l’ora in cui mi persi in te,
del tutto e per sempre. Avevo fatto una passeggiata con una compagna di scuola,
stavamo chiacchierando davanti al portone. In quel momento arrivò
un’automobile, si fermò, e tu […] saltasti giù dal predellino e ti dirigesti
verso casa. Non so quale impulso mi spinse ad aprirti la porta, ma così ti
intralciai il passo al punto che quasi ci scontrammo. Mi avvolgesti nel tuo
sguardo caldo e morbido, che sembrava una carezza e, sorridendomi […] mi
dicesti a voce molto bassa e in tono quasi confidenziale: «Mille grazie,
signorina». Questo fu tutto, amore mio; ma da quell’istante, da quando avvertii
su di me quello sguardo morbido e affettuoso, io fui interamente tua” (ibid.,pp.22-23).
Sin troppo facile “spiegare” un amore assoluto
con la condizione esistenziale: una ragazzina orfana di padre e con una madre “oppressa da un’eterna cupezza” (Ibid.,p.25) che s’innamora
di un uomo più grande di lei e che ai suoi occhi possiede il fascino di
scrivere libri e di considerare la vita come un’avventura. È riduttivo,
fornisce forse una spiegazione plausibile dell’attrazione, ma non è in grado di
dire perché la scelta è caduta proprio su quella persona e non su un’altra
dalle caratteristiche simili, e si sottrae alle ragioni dell’innamoramento
protratto per così lungo tempo e nel segno dell’abnegazione totale: “Dai
tredici ai sedici anni – continua la Lettera – ho
vissuto ogni mia ora per te” (Ibid.,p.27). E ricordando di quando lo rivede
due anni più tardi e si concede a lui che non la riconosce per la ragazzina di
cinque anni prima, così annota: “Quella
volta rimasi tutta la notte da te. Tu non hai intuito che mai prima di allora,
un uomo mi aveva toccata, né aveva accarezzato o visto il mio corpo. Ma come
avresti potuto intuirlo, amore mio, dal momento che io non opposi alcuna
resistenza e repressi ogni pudica titubanza, solo per impedirti di indovinare
il segreto di quel mio amore per te, che di certo ti avrebbe spaventato –
perché tu ami solo ciò che è leggero, giocoso, senza peso, perché hai paura di
lasciarti coinvolgere in un destino. Dissipare te stesso in ogni incontro, nel
mondo intero, è ciò che vuoi, e senza sacrifici. Se adesso ti dico, amore mio,
che ero vergine quando mi sono data a te, non fraintendermi, ti supplico! Non ti
sto accusando, tu non mi hai adescata,
ingannata, sedotta – sono stata io a non concederti tregua, io a gettarmi fra
le tue braccia e nel mio destino”(Ibid.,pp.50-51).
La bellezza di questo amore non corrisposto ha
il potere di soffocare persino la tristezza e la drammaticità che si leva dalle
pagine di Lettera di una sconosciuta.
Ma già sappiamo che la quasi totalità dei grandi amori raccontati nei libri
hanno in comune il destino dell’infelicità. Pare, dunque, che un amore, per
essere davvero grande, debba essere “impossibile”.
[ s e g u e ]
sergio magaldi
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