Pubblico in tre parti questo interessante post di Fulvio Canetti che invita un ipotetico amico cristiano a ripensare in una chiave nuova e diversa la figura di Giuda Iscariota, anche nella prospettiva di soffermarsi finalmente su Gesù ebreo.
Segue
da:
PARTE II
Caro amico,
Nel Vangelo di Giuda (15,3) è scritto:''
Tu (Giuda) sarai maggiore tra loro (Apostoli) perché sacrificherai l'uomo che
mi riveste''. Questa descrizione rivela la missione ''escatologica'' , a
cui Giuda era chiamato, che non trova riscontro nei Vangeli sinottici, dove
viene persino demonizzato. Il quarto
evangelista, Giovanni, nell'episodio dell'unzione di Gesù a Bethanya, da parte
di una donna, in casa di Simone il
lebbroso, definisce Giuda un ''ladro e un menzognero''.(Gv12).
Una volta arrestato dalle guardie del
Tempio, Gesù venne condotto nella casa del Gran Sacerdote. Devi convenire con
me, che questo è fuori dal comune, in quanto Gesù, come ribelle, sarebbe
dovuto essere arrestato dalle guardie di Pilato. La chiave di comprensione di questa vicenda,
si può trovare nel piano architettato da Giuda, che aveva rapporti con gli
ambienti sacerdotali del Tempio.
Allora Giuda Iscariota andò dai sacerdoti
e disse loro: '' Cosa volete darmi, perché ve lo consegni ?''(Mt 26,14) Giuda
aveva compreso l'originalità e la novità storica di Gesù, per cui era questa,
un'occasione da non perdere, affinché ricevesse da Caifa l'unzione ufficiale di
Re Messiah. Diversamente dagli altri apostoli, egli viveva nella Giudea ed era
in rapporto diretto con i sacerdoti del Tempio, ragion per cui era la persona
giusta, nel momento giusto, per far quadrare il piano organizzato insieme al
Maestro.
Gesù, dopo l'arresto, non fu portato
nella prigione di Pilato, come sarebbe stato più realistico, ma venne condotto
nella casa privata del Gran Sacerdote, per essere interrogato, sui
disordini scoppiati nel Tempio. L' interrogatorio, contrariamente a quanto
sostiene la narrazione evangelica, fu di
carattere politico, non ''religioso''. Pertanto la scelta dei Sacerdoti fu oculata: mettere Gesù,
nelle mani della giustizia di Roma, accusandolo di ribellione contro
l'impero, per essersi proclamato Re dei Giudei. Accusa pesante che prevedeva,
per il diritto romano, la pena di morte.
La
''cacciata dei mercanti'' dal Tempio, fu il campanello d'allarme per
l'aristocrazia sacerdotale, che temeva la perdita del suo potere. Fin tanto che
Gesù predicava in Galilea, faceva miracoli come guaritore ed altro, poteva
essere tollerato, ma mettere le mani sul tesoro del Tempio, significava
attaccare il potere dei Sacerdoti. Giuda capì allora che il suo piano era
andato in frantumi e capì anche che il
prossimo a pagarne le conseguenze, sarebbe stato egli stesso. ''Ho peccato
perché ho ''consegnato'' sangue
innocente e pentitosi riportò i trenta denari ai Sacerdoti.'' (Mt 27,3) Il
testo in questa occasione usa giustamente la parola ''consegnare'' non
tradire. Cosa significa tutto questo? Se Giuda con il suo tradimento
premeditato aveva raggiunto lo scopo di arricchirsi, per quale motivo
restituiva il denaro, ora che Gesù si avviava verso il patibolo? I giochi erano
stati fatti e poteva benissimo tenersi in tasca la somma ricevuta. Giuda in
realtà era il ''traditore fedele'' del suo beneamato Maestro, che voleva
far conoscere ai capi del popolo e al mondo intero come il Messiah d'Israele.
In base a queste osservazioni si può
comprendere quanto sia stata ''lacunosa
storicamente'' la narrazione evangelica, nel voler nascondere l'attiva partecipazione di Gesù al movimento
di liberazione zelota e presentarlo come una Divinità universale, senza alcuna
identità. Questo ''velo'' fatto scendere dalla narrazione evangelica,
sui fatti accaduti, ha creato dubbi,
rancori e vendette, nelle menti dei fedeli cristiani verso il popolo ebraico.
Marco,
il primo evangelista, da cui hanno attinto Luca e Matteo, viveva in Roma. Non
poteva essere un testimone oculare, né del Processo né della Passione di Gesù,
per cui è presumibile che egli volesse presentare, una sua interpretazione
filo-romana e anti-giudaica degli eventi, per accattivarsi le simpatie e la
protezione del potere imperiale.
Giuda però, con assoluta certezza, viene descritto dalla narrazione,
come un traditore, responsabile della morte del suo Maestro. Capisco che scrivere contro Roma, sarebbe
stato per gli Evangelisti un suicidio, ragion per cui Pilato viene presentato
come un giudice clemente (lavaggio delle mani!) nei confronti di
un ribelle zelota. Sappiamo invece dagli storici Giuseppe Flavio e Cornelio
Tacito, che appendere gli ebrei alle croci era la passione di questo crudele
Governatore e Gesù di certo non fece eccezione. Sottomettersi a Cesare equivaleva, secondo gli Zeloti, a tradire il
Signore, il D-o d'Israele. Gesù aveva
lo stesso programma politico: ripulire il Tempio di Gerusalemme dalla
corruzione dei Sacerdoti e cacciare l'occupante romano dalla Giudea,
considerata Terra del Signore, eredità del popolo ebraico. Di fronte a questo
programma politico-religioso, Gesù è stato un
Messiah perdente, bruciato sulla croce. Gli stessi Apostoli, che erano
già fuggiti durante il suo arresto, rimasero impotenti, come scritto:'' Noi
speravamo che fosse lui (Gesù) quello che avrebbe liberato Israele''. (Lc
24,21)
Il messianesimo predicato dagli Zeloti,
difatti possedeva una identità nazionale, di cui Gesù era ben consapevole. Due ostacoli però
si presentavano alla sua realizzazione:
il dominio romano e l'aristocrazia sacerdotale, per cui il loro Potere
doveva essere abbattuto. Giuda progettò l'ingresso di Gesù in Gerusalemme
durante la Pasqua ,
in modo che il popolo lo acclamasse Messiah. Fu questo un atto di sfida al
Potere politico-religioso, per cui la rivolta venne repressa nel sangue dai
Romani. Il tutto si risolse in un fallimento, che portò al successivo arresto di Gesù nel Gat Shemàni e alla sua
condanna a morte, per ''sedizione'' contro l'impero emessa da Pilato.
[s e g u e ]
Fulvio Canetti
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