venerdì 5 ottobre 2018

RIPENSARE GIUDA, parte I






 Pubblico in tre parti questo interessante post di Fulvio Canetti che invita un ipotetico amico cristiano a ripensare in una chiave nuova e diversa la figura di Giuda Iscariota, anche nella prospettiva di soffermarsi finalmente su Gesù ebreo.

 Da tempo, Canetti nei suoi scritti si rivolge ai cristiani nel tentativo di demolire l’accusa di cosiddetto deicidio imputata agli ebrei, accusa che, nel corso della storia, ha prodotto non pochi danni al popolo ebraico. In tale contesto, egli non risparmia le sue critiche contro gli allora sacerdoti del Tempio di Gerusalemme.

 Di seguito le copertine di alcuni libri pubblicati dall’autore.    









                                                       
  Caro amico,

 in riferimento al libro '' Amare Israele'', che tu forse hai avuto modo di leggere, voglio dirti, che un dialogo a senso unico è inutile da ambo le parti. Per questo, metto subito le mani avanti. Un ''Gesù'' legato ai dogmi  cristiani, non mi interessa, voglio dialogare con te su un Gesù ebreo, che parlava ad altri ebrei, nel predicare  il regno di D-o, promesso dalle Scritture.  

 Gesù aveva dissapori, sia con l'aristocrazia del Tempio (Sadducei) collaborazionista con Roma, sia con la setta dei Farisei, come si evince dalla narrazione evangelica. Nessuna critica invece viene rivolta alla setta degli ebrei''zeloti'', che combattevano l'occupazione romana della Giudea.  Luca, (6,16) riferisce che tra gli apostoli di Gesù vi era anche uno zelota chiamato Simone il ''cananeo'',  cosa questa, che gli altri evangelisti nascondono e ne spiegherò in seguito le ragioni. È da notare che  la predicazione di Gesù, si svolse in Galilea,  terra di rivolte contro Roma, capeggiate da Giuda il Galileo, crocefisso dai romani dopo la presa di Zippori, roccaforte dove questi si era rifugiato. Con molta probabilità, Gesù  durante la sua gioventù avrà avuto contatti con gli zeloti, fino a diventarne un simpatizzante  e forse anche un capo carismatico. I  Vangeli sinottici sono privi di notizie sulla formazione politica-religiosa di Gesù, per cui è possibile ritenere che questa sia avvenuta proprio negli ambienti dei zeloti, che avevano una profonda conoscenza della Tradizione ebraica (Torah). Il fatto che sia  i Sinottici che gli Atti, tacciano riguardo  ai  zeloti, aumenta il sospetto di voler nascondere le simpatie di Gesù per questa setta, che combatteva per  liberare il popolo ebraico dalla oppressione di Roma nella Giudea.

 Gli zeloti si rifiutavano di dare  il ''tributo a Cesare'', essendo la Terra d'Israele  proprietà del Signore, e questa loro scelta creò  anche una rottura con il clero del Tempio di Gerusalemme, che usava le decime offerte dalla popolazione per foraggiare l'occupazione romana. Su questo punto del tributo, gli zeloti erano ''irremovibili'', per cui la nota espressione attribuita a Gesù'' date a Cesare quello che è di Cesare'' è stata riportata, per presentarlo come un pacifista pro-romano, amico di Cesare. Nel  Vangelo di Matteo invece è scritto: ''Non crediate che sia venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada''. (Mt 10,34) E quando gli Apostoli gli dicono:''Signore ecco due spade'', Gesù risponde: ''Sono sufficienti'' (Lc 22,36). Un pacifista non parlerebbe in questo modo!

 Il pacifismo era sconosciuto agli zeloti, biasimati per la loro intransigenza verso Roma dallo stesso Giuseppe Flavio durante l'occupazione di Gerusalemme. Ora bisogna chiedersi:'' Per quali ragioni Gesù lasciò la Galilea per recarsi a Gerusalemme in occasione della Pasqua ebraica?'' I vangeli sinottici non danno alcuna spiegazione. Gesù sembra apparire sulla scena di questa città, come per magia, in compagnia degli Apostoli, intento a sfidare il potere di Roma e dei Sacerdoti. Può sembrare un'armata ''Brancaleone'' in movimento dalla Galilea, senza un piano preciso, ma in realtà il progetto esisteva, il cui architetto era Giuda Iscariota, che spinse Gesù ad entrare nella città santa, acclamato Re Messiah dalla popolazione ebraica.

 Il nome Giuda Iscariota potrebbe essere  la trascrizione ''aramaica'' di sicarios cioè  colui che tiene in mano un pugnale (sica), quindi uno zelota combattente. Questa piccola comunità di anime in movimento, presentava però delle diversità. Tra i dodici Apostoli reclutati in Galilea e il personaggio di Giuda originario di Kariot, sembrava mancasse omogeneità. In realtà, il legame tra di loro  esisteva e consisteva nella causa comune per cui il movimento zelota combatteva. Giuda, il tesoriere del gruppo, era l'apostolo che aveva una confidenza totale con il Maestro. La scelta di Gesù di avere due apostoli zeloti, Simone  e Giuda, che, insieme a Pietro Bar Jona, erano le colonne  di questo movimento nazionalista, non era casuale.  E' dunque nella resistenza dei zeloti, la chiave  per trovare una spiegazione storica più soddisfacente, su quanto accaduto  alla vigilia della Pasqua ebraica, ai tempi del governatore romano Ponzio Pilato. Gesù venne arrestato nel Gat Shemani, dopo il tradimento di Giuda e condotto nella casa privata del Gran Sacerdote per essere interrogato. 

 Voglio dirti, caro amico, che Giuda è stato un ''traditore fedele''. Il verbo usato nei Vangeli sinottici  riguardo al tradimento è ''paradidonai'' che ha anche il significato di ''consegnare, far conoscere, trasmettere'', in questo caso ai sacerdoti, un Gesù Re Messiah. Il presunto tradimento di Giuda, era in realtà una consegna, voluta dallo stesso Gesù, per mettere l'aristocrazia del Tempio di fronte alle sue responsabilità nella ''scelta'' tra la giustizia Divina e la loro collusione con i pagani di Roma. Difatti alla domanda di Giuda chi fosse il traditore,  Gesù risponde: ''Colui che intinge la mano nel mio piatto''.  (Mt 26,4)

 Giuda aveva il privilegio di mangiare nello stesso piatto di Gesù ed era l'unico degli Apostoli a chiamarlo Maestro (Rabbi). Se tutti sapevano  del tradimento, perché mai gli Apostoli presenti rimasero passivi? Da Luca sappiamo che erano persino armati e avrebbero potuto reagire. Doveva esserci un accordo. Giuda infatti si allontana indisturbato dall'ultima cena e ritorna nel Gat Shemàni con gli sbirri per far arrestare Gesù. Un traditore agisce nell'ombra e di certo non si sarebbe presentato alla testa di una folla, armata di spade per arrestare un '' solo'' uomo. Il presunto tradimento fu  invece un atto di obbedienza, non un vile atto delatorio, compiuto per motivi veniali (trenta denari).

[S E G U E]

Fulvio Canetti

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