venerdì 8 marzo 2019

Champions: il difensivismo di Roma e Juve






 La Roma negli ultimi anni ha progressivamente indebolito il proprio organico per la necessità legittima di fare cassa. In tale ottica, purtroppo, è stata costretta a svendere giocatori il cui valore commerciale si è presto raddoppiato o addirittura triplicato. Il top di questa politica, tuttavia, si è raggiunto negli ultimi due anni, con l’arrivo di Eusebio Di Francesco e un mercato acquisti-cessioni che ha finito col penalizzare fortemente tanto il rendimento della squadra, quanto il bilancio societario.
Ciò premesso, è almeno fuorviante attribuire a Di Francesco la responsabilità dell’uscita della Roma dalla Champions. Il che non vuol dire che l’allenatore non ci abbia messo del suo, ma gli errori commessi, a mio giudizio, dipendono in gran parte dalle carenze dell’organico a disposizione, infortuni a parte. Solo così, d’altra parte, si spiega l’utilizzo di Florenzi come terzino destro (anche se persino il ct della nazionale lo ha schierato in quella posizione!), e soprattutto l’aver immaginato di poter uscire indenne dal Dragão con un difensivismo ad oltranza, lasciando al solo Dzeko il compito di offendere.
L’idea di passare ai quarti, fidando nello striminzito 2-1 dell’andata e contando su un ipotetico 0-0 del ritorno si è rivelata fallace soprattutto considerando che la Roma ha una pessima organizzazione difensiva, come dimostrano i 7 goal incassati in una sola partita di Coppa italia e i 3 recenti del derby, anche a causa della mancanza –  se si eccettua il solo De Rossi addirittura eroico, finché ha potuto giocare, contro il Porto –  di autentici centrocampisti.
L’arma migliore della Roma di Di Francesco è sempre stata la vocazione offensiva, sacrificarla nella trasferta di Oporto significava andare incontro ad una sicura eliminazione. Bisognava avere il coraggio di affrontare la sfida cercando di segnare due goal per bilanciare i 2-3 goal quasi sicuri del Porto. La sconfitta per 3-2 avrebbe infatti garantito ai giallorossi il passaggio del turno. Il paradosso è che questo risultato stava comunque per essere raggiunto, senza un arbitraggio casalingo che non concede il rigore per l'intervento su Scick, non vede lo sgambetto del portiere su Dzeko e si serve del VAR per punire l’inutile fallo di Florenzi. Resta il fatto che la Roma, con la sola eccezione dei tempi supplementari, ha giocato male per tutta la partita e che, purtroppo, non meritava la qualificazione.
E Martedì prossimo toccherà alla Juve, con ogni probabilità, seguire la sorte dei giallorossi. Il difensivismo ad oltranza di Allegri – che guida la Juventus come se fosse una Fiat 500 invece di una Ferrari, quale invece è per la forza e la ricchezza del suo organico – ha generato lo spettacolo penoso di Madrid, con una squadra costretta a difendersi nella propria metà campo, come una qualsiasi provinciale timorosa dei propri avversari. A questo punto, mi sembra velleitario sperare nel miracolo di Torino dove, per passare il turno, la Juve deve segnare tre goal all’Atletico senza subirne alcuno! Miracolo che ritengo impossibile per una squadra che:

1)non ha un gioco riconoscibile
2)si basa sul difensivismo ad oltranza e sull’improvvisazione dei suoi tanti campioni per vincere in campionato, con punteggi spesso striminziti
3)ha trasformato un attaccante purosangue come Dybala in un mediano mediocre
4)continua a servirsi di De Sciglio,  sempre e comunque, valutando raramente altre opportunità nel ruolo (ora, per esempio, Cáceres)
5)non può disporre di Cuadrado, infortunato, e sempre determinante in passato nel gioco raramente offensivo della Juve
6)ha svenduto Higuain, né ha mai pensato di utilizzare Kean al posto dello scartato argentino
7)quasi mai ha impiegato Benatia, costringendolo a chiedere di essere ceduto
8)pensa che Ronaldo possa fare da solo reparto in attacco
9)corre meno dei suoi avversari europei
10)ha già subito tre sconfitte in Champions.

È chiaro, d’altra parte, che se la Juve riuscisse nell’impresa di passare il turno – come non posso che augurarle – allora le probabilità di vincere la Champions sarebbero altissime!


sergio magaldi

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