Shir haShirim, il “Cantico dei Cantici” è stato oggetto,
nel tempo, di diverse chiavi di lettura tra cui, in particolare, quella
alchemica e quella cabbalistica [1].
Per la prima, sarebbero facilmente individuabili nel Cantico le
varie fasi dell’Opera, per la seconda
si tratterebbe di un'unione erotica e cerimoniale in parte riconducibile al maithuna tantrico[2].
L'interpretazione di senso alchemico è tra le più affascinanti. A cominciare dal versetto I-5: «Sono nera, ma formosa» L’apparire della nerezza è il segno dell’avvenuta putrefazione e che l’opera al nero si sta realizzando. Per continuare con i versetti V-10 e V-11: «Il mio diletto è bianco e rosso, e si distingue tra mille. Il suo capo è oro puro, i suoi riccioli sono grappoli di palme, neri come il corvo...» Chi conosce le immagini alchemiche dei filosofi, sa subito di cosa si tratta in questi versetti e chi parla [3].
Per un'interpretazione ben più antica, si può ricordare il Commentario sul Cantico dei Cantici di Rabbi Issa'char Baer, anche se il Rabbi presenta un commento nel secondo senso del 'Pardès': il 'Remmez' allegorico [4], ma il suo traduttore, nel dedicare il libro al maestro e amico Gérard Encausse, altrimenti noto come Papus, non può fare a meno, nell'introduzione, di tracciare le linee di una interpretazione di senso alchemico del Cantico, a cominciare dal solito versetto I-5: «Sono nera ma bella...», individuandovi il soggetto e la materia dell' arte. Per continuare poi con i seguenti versetti: I-6: il 'lilium artis', II-4: la preparazione e la purificazione, II-7 e IV-6: il fuoco, III-1: la putrefazione, III-6: la sublimazione e la distillazione, da V-
Non c’è dubbio che se ci incamminiamo su questa strada, se cioè procediamo in una lettura analitica e talora frammentaria del Cantico, ricercando ogni volta i simboli che abbiamo in mente, noi troveremo convincente la lettura in chiave alchemica dello Shir haShirim, ma ciò può valere anche per altre opere, per esempio per Meshalim o Proverbi della sapienza di Salomone. Se, però, esaminiamo il Cantico nel suo insieme, noi vi troviamo qualcosa di diverso. Una donna e un uomo sono i protagonisti e la poesia che si manifesta dal loro parlare e dal loro stare insieme è reale. La passione che unisce i due giovani rivela grande spiritualità, ma è anche fisica e, come lirica d’amore, il Cantico non teme il confronto con i più grandi versi della poesia classica e profana. D’altra parte, se di operazione alchemica si tratta, si tratta di un’operazione a due vasi, ma un’operazione a due vasi – è opportuno domandarsi – è veramente un’operazione alchemica?[6]
Le operazioni a due vasi possono essere di tre tipi. Un primo tipo si caratterizza nell'usare l'eros per 'lavare col fuoco', come si suole dire. Tecnicamente l'operazione è semplice: in un ambiente saturo di profumi, gli amanti si siedono, immobili, l'uno di fronte all'altra con l'unico compito di amarsi e di desiderarsi, soprattutto spiritualmente[7]. E' appena superfluo sottolineare che tale operazione presenta almeno due rischi: il primo è che il fuoco utilizzato per 'lavare l'acqua' sia tanto forte da impedire l'amalgamazione del mercurio oppure che sia troppo debole per essere un vero e proprio lavaggio col fuoco. Un altro rischio è la sublimazione del desiderio e la sua trasformazione in un atteggiamento di devozione mistica.
Un secondo tipo di operazione a due vasi è un autentico atto di magia sessuale, con doppia uccisione dello zolfo e del mercurio [8].
Il terzo tipo di operazione a due vasi è un atto di magia cerimoniale dove l’unione degli amanti si trasforma in un rituale vero e proprio. Nella magia sessuale la donna è mero oggetto e quanto meno è riservata la sua condotta e spento il suo intelletto, tanto più l'operazione è in grado di riuscire: tra tutte, le predilette sono le fanciulle di bassa casta e le cortigiane [9]. Nella magia cerimoniale, al contrario, la donna deve essere giovane, bella e saggia: si tratta cioè di trasformare, utilizzando tecniche respiratorie e astrali, un mero atto biologico in un rituale e di fare della coppia umana, una coppia divina[10].
Tra le scuole orientali, oltre al tantrismo, anche il taoismo ricorre ad operazioni alchemiche a due vasi. L'uso di pratiche di magia sessuale o cerimoniale, tuttavia, appare nel taoismo finalizzato alla realizzazione dell'albedo (l'opera al bianco della tradizione occidentale), per conseguire la longevità e la salute del corpo. La Sezione Ventottesima dell'antico Libro delle prescrizioni mediche offre tutta una serie di ricette per curare le diverse malattie e non si stanca mai di sottolineare l'importanza del mercurio nella risoluzione delle principali affezioni corporee, ivi compreso l'invecchiamento. La cosa più sorprendente, alla luce del tradizionale maschilismo che sempre descrive le operazioni a due vasi, è poi contenuta nella parte della Sezione denominata Segreti dell'alcova di Giada, in cui il maestro Chung insegna alle donne come appropriarsi dello yang: "Lo yin nutrito dallo yang non c'è malanno che non allontani, non c'è viso a cui non dia colore, non c'è pelle che non renda vellutata, e non c'è vecchiaia a cui non rechi il dono immenso della giovinezza"[11]. Nel libro, le tecniche del congiungimento sono descritte con pignoleria, anche se sono tutte da ricondurre ad analogie cosmiche e alla corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo. L'uomo e la donna si uniscono secondo il ritmo del Cielo che ruota verso sinistra e della Terra che ruota verso destra. Come nella Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto ciò che è in alto è come ciò che è in basso e come nell'arte regia si tratta di fare della terra, il cielo e del cielo, la terra preziosa.
Appare dunque evidente come le pratiche orientali di magia sessuale e di magia cerimoniale, sin qui esaminate, facciano tutte riferimento all'alchimia. Tantrismo e Hatha-Yoga ad un'alchimia indiana preesistente all'alchimia diffusasi con la penetrazione islamica dell'India [12]. Il taoismo cinese ad un'alchimia i cui testi risalgono almeno al IV secolo av.C. [13]. In particolare, l'alchimia indiana è attestata da antichi testi sanscriti e si viene sviluppando come Rasayana, che, letteralmente, significa 'la via del succo(rasa) o del mercurio'. Quanto alle differenti specie di Yoga tantrico, la loro somiglianza con l'alchimia è ancora più netta. In effetti, sia il seguace dello Hatha-Yoga che quello del Tantra mirano a tramutare il proprio corpo in un corpo incorruttibile che chiamano 'corpo divino', 'corpo della gnosi', 'corpo perfetto' o, in altri contesti, 'corpo del libero nella vita'. Dal canto suo, l'alchimista persegue la trasmutazione del corpo e sogna di conservare indefinitamente la giovinezza, la forza e l'agilità. Inoltre, sia nel Tantra-Yoga che nell'alchimia il processo di trasmutazione del corpo comporta un'esperienza di morte e di risurrezione iniziatica. C'è infine da osservare che lo Yoga tantrico, proprio come il taoismo e l'ermetismo, si basa sulle corrispondenze tra macrocosmo e microcosmo: Kundalini Shakti è l'unica energia che si trova nel corpo umano come nell'universo, anche se nel macrocosmo prende il nome di Mahakundali. Il Vishvasara Tantra ripete con altre parole, ma con lo stesso significato, l'assunto ermetico della Tavola di Smeraldo: "Ciò che è qui è ovunque, ciò che non è qui non è in nessun luogo". Kundali è il serpente arrotolato che si manifesta tanto nei mondi quanto alla base della spina dorsale dell’essere umano. Kundalini è il potere del serpente che 'si srotola', la sua energia si realizza in spiralità creative di mondi o 'uova di Brahma', rotanti nelle loro orbite circolari. Kundalini è energia cosmica che può ridestarsi e la sua struttura, all'interno dell'organismo umano, ricorda quella del caduceo di Mercurio. Senza il risveglio di questo fuoco interno nulla è possibile ma, proprio come avviene in alchimia, non basta ridestare il 'fuoco del serpente' per operare la trasmutazione. Perché questa sia possibile, infatti, occorre che il serpente risvegliato e il fuoco ridestato sappiano provvedere alla giusta cottura del mercurio [14]. Quanto all'alchimia cinese, il suo rapporto con il taoismo è evidente dal momento che tale filosofia di vita 'risale sino alle confraternite di fabbri, che detengono la più prestigiosa tra le arti magiche e il segreto delle potenze prime' [15]. Si viene così sviluppando un'alchimia taoista che, mediante fabbri, confraternite, maestri e segreti del mestiere trasmette il sapere: compito degli iniziati è 'sacrificare al forno' per ottenere la 'polvere del cinabro', l'equivalente cinese della 'polvere di proiezione' che, come nell'alchimia occidentale, può essere mutata in oro finissimo. Quest'oro farà dell’essere comune l'Essere Reale e dell'antica arte della metallurgia l'Arte Regia[16].
Ciò che accomuna le diverse alchimie della purificazione dei metalli, sia nell'area orientale che medio-orientale, è l'assimilazione della luce e del seme. Tale assimilazione è presente in molti miti indiani, cinesi, tibetani e iraniani. Tra i più diffusi è un mito tibetano delle origini: al principio gli uomini irradiavano direttamente la luce e Sole e Luna non esistevano. Quando negli uomini si destò l'istinto sessuale, in loro si spense la luce e i due luminari apparvero in cielo [17]. Diversamente formulato, lo stesso concetto relativo all’esperienza della luce mistica si trova in un famoso passo della Igueret haQodesh (“Lettera sulla santità”) di autore anonimo, testo medievale di rivelante importanza nella tradizione ebraica: "...quando lo sposo si accoppia con la sposa e il suo pensiero si unisce con le entità superiori, è attirata in giù la luce dell'alto e questa luce si colloca sulla goccia e dirige la propria attenzione su di lei e a lei pensa.......e questa stessa goccia è legata in modo permanente alla luce risplendente..."
[ S E G U E
]
sergio magaldi
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[1]Sulle principali interpretazioni
del Cantico, cfr. G.Dreifuss, Maschio e femmina li creò -
l'amore e i suoi simboli nelle scritture ebraiche, Giuntina, Firenze 1996,
pp.81-111.
[2]Sul significato del maithuna nel
tantrismo cfr. M.Eliade, Tecniche dello Yoga, Boringhieri, Torino
1984, pp. 191 e ss.
[4]Gli Ebrei distinguevano nei libri
sacri quattro sensi distinti. Il primo era il Pashut o
senso letterale, il secondo il Remmez o senso
allegorico, il terzo il Derash o senso
simbolico, infine il quarto era il Sod con cui
esprimevano il senso segreto. Le quattro consonanti iniziali costituiscono per Notariqon una
nuova parola: PRDS, divenuta poi con l' introduzione delle
vocali, Pardès e tradotta generalmente con Paradiso.
[5]RABBI
ISSA'CHAR BAER, Commentaire sur le Cantique des Cantiques, Archè,
Milano 1979, riprod. ediz. Paris 1897, trad. dall' ebraico di March Have, pp.20-21.
[6]‘Non c’è che una sola cosa, un
solo vaso, un solo lavoro’ ricorda nei Principi per l’opera
Karl von Eckhartshausen (cfr. Alchimia Pratica, cit.,p.175 )
[7]In proposito, conviene ascoltare
Abraxa (Introduzione alla Magia, Gruppo di Ur, Roma 1971, vol. I, pp.
243 e ss.): 'Il fuoco dell'Eros, abitualmente polarizzato verso il basso, ossia
verso il sesso e la natura animale, va isolato nel corpo fluidifico ed
alimentato tanto da produrvi lo stato di esaltazione necessario affinché si
costituisca quel mercurio androgine e igneo.......L'ora più propizia è verso
l'alba. Sedetevi l'uno di fronte all'altra, immobili, tu faccia ad
Oriente.......amarsi, desiderarsi, così senza movimento, senza contatto, in
modo continuo, aspirandosi reciprocamente e 'vampiristicamente', in una
esaltazione che va avanti senza tema di possibili zone di vertigine. Avvertirai
un senso di amalgamazione effettiva, un sentire l'altra in tutto il corpo, non
per contatto, ma in un amplesso sottile che la sente in ogni punto e se ne
compenetra come un'ebbrezza che si impossessa del sangue del tuo sangue. Ciò ti
porta, al limite, alla soglia di uno stato di estasi, che è quel punto di
equilibrio magico in cui il fluido ignificato e supersaturo può essere
fulmineamente attratto e proiettato nell'idea.'
[8]Nel IV Libro del Pentateuco è
condannata ogni magia sessuale come atto di iniziazione diabolica. La
purificazione avviene solo con l'uccisione reale degli amanti. Si legge
in Numeri, XXV, vv.3-8: "Israele si congiunse al Bà'al Pe'or e
l'ira del Signore si accese contro Israele. Il Signore disse a Mosè:
"Prendi tutti i capi del popolo e ordina che vengano impiccati davanti al
Signore, di fronte al sole, affinché l'ira accesa del Signore retroceda da
Israele". Mosè disse ai giudici di Israele: "Uccida ognuno i suoi
uomini che hanno seguito il Bà'al Pe'or". Ed ecco che viene uno dei figli
di Israele e presenta ai suoi fratelli una Midianita, agli occhi di Mosè e agli
occhi di tutta l'assemblea dei figli d'Israele, i quali piangevano all'ingresso
del padiglione della testimonianza. Lo vide Pinechas, figlio di El'azar, figlio
del sacerdote Aron, si alzò di mezzo all'assemblea, e prese in mano una lancia;
entrò dietro l'uomo di Israele nella tenda e trafisse tutt'e due, l'uomo di
Israele e la donna sul giaciglio di lei, e s'arrestò la mortalità dai figli di
Israele."(Assemblea dei Rabbini d'Italia, Pentateuco e Haftaroth,
IV Ediz., con trad. it. e note, Roma 5749-1989, pp. 266-7)
[9]In un testo di autore tantrico si
esalta la dombi o lavandaia: "O dombi! Tu hai
tutto insozzato!...Certi ti chiamano laida. Ma i saggi ti stringono al loro
petto. O dombi! Non c'è chi sia più dissoluto di
te."(cfr. N.Shahidullah, Les Chants mystiques de
Kanha, Paris 1928, p.120)
[10]"L'amante - scrive De
laVallée-Poussin in Buddismo, studi e materiali, Bruxelles 1898,
p.135 - sintetizza tutta la natura femminile, essa è la madre, la sorella, la
sposa, la figlia...". Sull'intera questione vale la pena di ascoltare
M.Eliade (Tecniche dello Yoga, cit. pp.191 e ss.): "Il maithuna
transustanzializza gli attori, li trasforma in dei, meglio ancora li porta
a coincidere con le modalità ultime dell'essere.......Il rituale abolisce non
soltanto lo spazio profano(.......) ma, come tutti i riti veri, abolisce
altresì il tempo profano, il tempo che scorre. Ed il maithuna si
realizza nel tempo mitico, 'ab initio', cioè nell'istante trans-temporale in
cui ebbe luogo la creazione. Tutti i rituali proiettano coloro che li praticano
in quello 'istante' aurorale, perché un rituale è, in ogni caso, la ripetizione
di un gesto divino, astorico, realizzato in 'illo tempore', coincidente cioè
col gesto archetipale, con la creazione.......Il rituale del maithuna appare
il coronamento di un lungo e difficile tirocinio ascetico. Il neofita deve
padroneggiare a perfezione i suoi sensi, e per riuscirvi deve accostarsi un pò
alla volta alla 'donna devota' (nayika), e mediante una drammaturgia iconografica
interiorizzata, deve trasformarla in dea. Onde raggiungere lo scopo, egli deve,
per i primi quattro mesi, servirla come un domestico, deve dormire nella camera
di lei e poi ai suoi piedi. Per altri quattro mesi, sempre continuando a
servirla, dormirà nel letto di lei, dal lato sinistro. Per altri quattro mesi
ancora dormirà dal lato destro, dopo di che dormiranno avvinti, ecc... Tutti
questi preliminari mirano a 'rendere autonoma' la voluttà....... e a dominare i
sensi...".
[11]A.Ishihara-H.S.Levy, Ventottesima
Sezione del Libro delle prescrizioni mediche, in Il Tao del Sesso,
Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971, p.35. Yang e Yin rappresentano
rispettivamente, nella tradizione orientale, l'energia maschile attiva e solare
e l'energia femminile ricettiva e lunare.
[14]Su Kundalini e sullo Yoga tantrico
cfr. A.Avalon,Il potere del serpente, Ed. Mediterranee, Roma 1987, rist.
[16]Sull'alchimia cinese cfr. M.
Eliade, Arti del metallo e alchimia, Boringhieri, Torino 1987,
cap.11, pp.97-112.
[17]Cfr. M.Eliade, Mefistotele
e l'androgine, Roma 1989, rist. cap.I : 'Esperienze della luce mistica',
pp.15-70.
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