martedì 30 luglio 2019

RILEGGERE IL CANTICO DEI CANTICI (Parte II)




SEGUE DA:


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Da ciò che si è detto sin qui, appare evidente come le operazioni a due vasi siano vere e proprie operazioni alchemiche. Non sembra dunque potersi rivelare grande differenza tra un'interpretazione di senso alchemico del Cantico e una interpretazione che si prospetti come un'operazione a due vasi assimilabile al Maithuna tantrico o al Ling-hsiou del taoismo. D'altra parte, ove li si devitalizzi dei loro principi di senso, che sono la respirazione, l'arresto del seme e lo Huan jing bu nan – una tecnica che nella pratica taoista permette la risalita del fluido seminale lungo la spina dorsale –, il Maithuna e il Ling-hsiou cessano di essere operazioni alchemiche a due vasi per divenire niente altro che unioni erotiche e/o meri atti di magia sessuale.

In questa prospettiva, il Cantico, il libro più santo della Torah, altro non sarebbe che una sorta di ierogamia, dove il flusso seminale viene speso abbondantemente quale elemento propiziatorio di collegamento e di fecondazione tra Cielo e Terra, tra 'alto' e 'basso'. Anche se è vero che, nell'economia della Qabbalah, l’emissione del seme assolve a una duplice funzione: la dissoluzione della diade uomo-donna nell'androgine originario – archetipo antropomorfico dell'Uno-Dio – e soprattutto l'unione mistica che, facendo discendere la Shekinah sugli sposi, si pone al servizio della procreazione. Osserva in proposito Moshe Idel: “Lo sposo deve elevare il proprio pensiero sino alla sua fonte, al fine di compiere una unio mystica, che sarà seguita dalla discesa di forze spirituali dall'alto sul semen virile; qui, ascencio mentisunio mystica e reversio sono delle tappe che precedono la concezione ideale. Vale la pena di paragonare questa concezione mistica dell'atto sessuale con il punto di vista tantrico. In entrambi i casi, l'atto sessuale deve essere effettuato con molta attenzione; un certo stato di coscienza mistica viene colpito durante l'atto corporeo. Tuttavia, l'utilizzo di pratiche sessuali per vivere delle esperienze sessuali è evidentemente differente. L'unione mistica del pensiero con la propria fonte è nella Qabbalah, strumentale in rapporto allo scopo principale:il concepimento; la conoscenza spirituale è solo una fase preparatoria nel processo della procreazione che dev'essere compiuto con la cooperazione della Shekhina. Nel sistema tantrico, lo stato di coscienza mistica, la bodhicitta, è un fine in sé, al punto che lo stato di perfezione è ottenuto tramite l'arresto del flusso del semen virile. Al contrario, l'atto sessuale è considerato dai cabalisti come un atto che dona la vita. Presso i maestri del Tantra, l'eiaculazione è vista come una "morte". Mentre i cabalisti pongono l'unione mistica al servizio della procreazione, il Tantra pone la relazione sessuale infeconda al servizio della coscienza mistica.” [18]

Per quanto 'tranquillizzante' possa apparire questa chiave di lettura del Cantico, non sembra credibile sostenerla ad una più attenta osservazione, non tanto e non solo per l'arcaicità e la semplicità dei simboli che ogni ierogamia è costretta a riproporre, quanto perché l'idea della 'dissoluzione della diade' che la sorregge è puramente illusoria, almeno in un'ottica che si ispiri alla Qabbalah, dovendosi ricordare come lo Zohar [19] parli sempre di 'Deveqùth' cioè di 'comunione', 'unificazione', mai di 'dissoluzione' e di Uno. La stessa 'Ma'aseh Bereschith [20] che consente di raggiungere l'unificazione mediante l'unione dell'uomo e della donna, mantiene sempre l'Uno come trascendenza e come indicibile lontananza. Proprio su ciò si basa la differenza tra la qabbalah ebraica e i 'sistemi' sin qui ricordati. L'ermetismo alchemico, le varie filosofie dell'induismo e del buddismo, lo yoga tantrico, il taoismo, pur nella diversità delle condizioni storiche da cui provengono, sono tutte concezioni dell'immanenza, dove ogni idea di rettificazione e/o di reintegrazione tende alla riscoperta del proprio  originario e al desiderio dell'uomo di farsi Yogi, Spirito, Uno, Dio. Nella visione della Qabbalah, al contrario, sempre sussiste quella 'indicibile lontananza' che blocca sul nascere ogni aspirazione prometeica dell'uomo a farsi Dio, e muta profondamente anche il ruolo dell'uomo e della donna. In una lettura di senso alchemico la donna è 'l'elemento fluidificante', 'l'acqua corrosiva e terribile': prostituta o dea, la sua demonizzazione come la sua divinizzazione non hanno altro scopo che il tirocinio ascetico del neofita. In ogni altro caso la donna è, per così dire, vampirizzata a fini magici o terapeutici oppure è terra irrorata. Così non è per gli amanti del Cantico.

In Shir haShirim, c’è una sostanziale parità e dignità degli amanti, pur nell’apparente diversità: «Io ho desiderato d'essere all'ombra tua e mi vi sono posta a sedere» (I-3). E' questo il versetto citato da Giordano Bruno nel De umbris idearum a proposito dell'ombra e della luce. La donna è la polarità lunare, la luce riflessa, l'ombra della luce, necessaria quanto la luce stessa per la reintegrazione. Ciò che tuttavia potrà essere reintegrato non è l'Uno in quanto tale, ma l'Uno come 'unificato'. Si legge in Zohar: "Qui la donna si unisce al suo sposo. Quando si siano stretti l'un l'altro in un abbraccio, allora bisogna che le loro membra siano aderenti e i loro tabernacoli congiunti, come se fossero Uno e che la loro comunione si diffonda in ogni parte di loro secondo il desiderio del cuore, per potersi elevare nella direzione di Ain Soph [21], affinché tutto si unisca laggiù per fare di quelli dell'alto e di quelli del basso un desiderio solo". E' opportuno osservare che qui 'alto' e 'basso' non assumono lo stesso significato che hanno nella massima ermetica della Tavola di Smeraldo. Qui si vuol dire che quando Tiphereth [22], lo sposo, e Malchuth, la sposa, si uniscono, si uniscono lassù anche Chochmah, il padre e Binah, la madre, tutti accomunati nel medesimo desiderio verso Kether. Resta del tutto fuori portata Ain-Soph, mentre la stessa aspirazione di raggiungere Kether, più che una possibilità effettiva, manifesta la volontà simbolica dell'unificazione.


[ S E G U E ]

sergio magaldi

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[18] Moshe Idel, Cabala ed erotismo, Mimesis, Milano 1993,pp.22-23
[19]Il Sepher ha Zohar o Libro dello Splendore è opera centrale della letteratura kabbalistica. Si compone di 24 Sezioni oltre ad alcune altre, note ai soli kabbalisti. In realtà non si tratta di un libro ma di un vero e proprio corpo completo di letteratura unito sotto un unico titolo. Sugli argomenti, la data di composizione, l'autore cfr. G.G.Scholem, La Cabala, Ed.Mediterranee, Roma 1989, rist., pp.215-244.
[20]Opera della Creazione. Trattasi della cosmologia mistica dell'epoca della creazione il cui insegnamento era riservato solo a pochi eletti.
[21]Nella Qabbalah, Ain-Soph indica l'impossibilità di cogliere l'origine e il fine ed ha solo la funzione di far desistere il pensiero dalla pretesa prometeica di voler essere dappertutto e tutto risolvere in se stesso. L'Ain ebraico, composto dalle lettere Alef-Yod-Nun non è privativo di qualità ma di luogo, in nessun caso, dunque, Ain Soph-Infinito può essere confuso con l'Apeìron di Anassimandro. Il Sepher ha Zohar così parla di Ain Soph: "Ain-Soph, Infinito: in lui non c'è alcuna apertura, ogni interrogativo è vano, come ogni idea per le possibilità del pensiero"(Zohar, I-21a). Più avanti (Zohar, II-239a) Ain-Soph è così definito:"Chiusura inaccessibile e sconosciuta (...) resiste ad ogni possibile conoscenza e non se ne può fare né una fine né un principio".
[22]Tiphereth è sephirah centrale dell' Albero della vita: un diagramma costruito su tre colonne e sul quale si collocano dieci sephiroth, in nessun caso da intendersi come 'emanazioni' dell'Uno, bensì come 'forme' o possibilità della manifestazione. Corrispondono, da sphr-contare, ai primi dieci numeri da cui tutti gli altri sono formati (Cfr. in proposito il Sepher Yetzirah, il più antico tra i testi della letteratura kabbalistica. Ottima la versione italiana a cura di Gadiel Toaff: Il libro della Creazione, Carucci, Roma 1988). Circa le sephiroth e la loro collocazione sull'Albero: alla colonna centrale appartengono: 1 Kether-Corona, 6 Tiphereth-Armonia, 9 Yesod-Fondamento, 10 Malchuth-Regno. Alla colonna di destra: 2 Chochmah-Saggezza, 4 Hesed-Grazia, 7 Netzach-Vittoria. Alla colonna di sinistra: 3 Binah-Intelligenza, 5 Gheburah-Rigore, 8 Hod-Splendore.



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