giovedì 8 agosto 2019

CRISI DI GOVERNO: CON LA TAV ORA E' POSSIBILE?





Dopo aver a lungo e invano evocato la crisi del governo gialloverde [vedi i post La lunga marcia delle élites e La terza mossa del sistema, cliccando sui titoli],  le vestali della comunicazione questa volta potrebbero fare centro. Non tanto per il voto che in Senato ha visto divisi Cinquestelle e Lega, quanto per le impegnative manovre annunciate dalle forze di governo e che dovrebbero trovare posto nella legge di bilancio da predisporre per il tardo autunno. Il voto sulla TAV, infatti, rischia di essere solo un pretesto. Ai pentastellati per ricompattarsi, dimostrando così di mantenere fede al patto anti-TAV stipulato a suo tempo con gli elettori, ai leghisti per rinviare il più volte proclamato abbattimento delle tasse [flat tax], ad entrambi per evitare la riduzione del numero dei parlamentari.

Con la crisi si aprirebbe di fatto una campagna elettorale dove i gialli tenterebbero di riaprirsi un varco a sinistra con la proposta del salario minimo e altre quisquilie  e i verdi rilancerebbero alla grande la promessa – invano formulata da Berlusconi già venticinque anni fa – di riformare il sistema fiscale per le imprese e per le famiglie, aggiungendo anche massicce dosi di sovranismo e di investimenti produttivi. Certo, Mattarella permettendo, perché il presidente della Repubblica, prima di sciogliere le Camere, potrebbe tentare altre strade e altre maggioranze, ed è proprio questo aspetto che lascia ancora perplesso Salvini, perché una maggioranza alternativa a quella che sostiene il governo, com’è noto, esiste tutt’ora in Parlamento ed è quella tra il M5S, che detiene la maggioranza relativa, e il PD. Si dirà che questa è una maggioranza di governo politicamente impossibile dopo il voto europeo, anche perché il PD spera con nuove elezioni di prendere, come si suole dire, due piccioni con una fava: riguadagnare il consenso perduto proprio ai danni dei Cinquestelle e sostituire i parlamentari fedeli a Renzi almeno sulla carta. Tutto vero, ma le alchimie della politica sono infinite e questo il leader della Lega lo sa benissimo.

La lunga marcia delle élite [non tanto delle opposizioni ufficiali rappresentate dai partiti], iniziata già dopo le ultime elezioni politiche, sta forse per concludersi trionfalmente, scongiurando per sempre l’alleanza cosiddetta populista? E’ quello che vedremo: molto dipende da come Di Maio e Salvini sapranno resistere alle pressioni dei loro e/o da quello che i due leader valuteranno più conveniente per le proprie rispettive fazioni.

sergio magaldi

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