domenica 18 agosto 2019

RILEGGERE IL CANTICO DEI CANTICI (Parte III)






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Conviene a questo punto tentare una lettura di senso cabbalistico del Cantico, anche se va subito detto che ciò non è in contrasto con l’interpretazione alchemica.

"I tuoi amori sono migliori del vino"(I-2): una sposa invoca lo sposo il cui amore è giudicato essere migliore del vino. Il vino, nel linguaggio della Qabbalah, è il diffondersi della sephira Binah sino a Malchuth, passando attraverso Gheburah: la sephira Binah insieme a Chochmah e a Kether costituisce la triade suprema, questo amore migliore del vino è dunque una effusione che fluendo innanzi tutto da Kether  giunge a Tiphereth lo sposo perché egli ne faccia dono a Malchuth la sposa. Tiphereth è nell'Albero della vita l'aspetto mascolino della divinità e porta il nome di sposo, di sole e di cielo. La sua immagine umana è quella di un re. Tiphereth è sephirah centrale, pietra angolare e di equilibrio di tutto l'Albero, la sua funzione è quella del collegamento tra le sephirot e gli influssi che da ogni sephirah fluiscono in Tiphereth si riversano in Malchuth per mezzo di Yesod.

Malchuth è l'aspetto femminile della divinità, è la sposa che si congiunge allo sposo attraverso Yesod. Nell' universo è la Luna, nella parte alta dove si unisce a Yesod e, nella sua parte inferiore, è la terra, il regno, il campo, la vigna. Yesod o fondamento è il membro maschile del corpo sephirotico e raccoglie, appoggiandosi a Tiphereth, gli influssi che provengono da tutti gli altri sephiroth per introdurli in Malchuth. Ha l'aspetto di un uomo nudo, forte e bello. Per la parte superiore, dove si unisce a Tiphereth, è il firmamento del cielo, per la parte inferiore, dove si unisce a Malchuth, è la Luna [23].Così, la Luna, in Malchuth, rappresenta l'aspetto femminile della divinità, mentre in Yesod diventa il membro maschile del corpo sephirotico: ciò si spiega non solo per la doppia polarità di Yesod, maschile in collegamento con Tiphereth, femminile in collegamento con Malchuth, ma soprattutto in riferimento ai noti versetti del Genesi dove è detto che Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza e subito dopo che lo creò maschio e femmina (I-27). Senza contare, poi, l'antico costume dei popoli nomadi di adorare la Luna come divinità maschile [24].

Continuando nella lettura del Cantico si giunge ai versetti I-5 e I-6:"Sono bruna ma bella..." e "Non fateci caso se sono un pò mora: è il Sole che mi ha abbronzata...", versetti citati assai spesso a sostegno dell' interpretazione di senso alchemico. In realtà, dal punto di vista della Qabbalah, i due versetti insieme anche al già richiamato versetto II-3: "All'ombra di lui che desideravo mi sono seduta..." rappresentano la luna che si veste d'ombra, che si nasconde. E' questo il momento del novilunio, quando scompare la luce e con lei si ritirano Grazia e Clemenza divine (la sephirah Hesed) per lasciare il posto al Rigore (la sephirah Gheburah). Il momentaneo ritrarsi della luce divina è il segno che l'uomo è lasciato a se stesso e in balìa dei propri peccati: "La luna s'è nascosta, ciò significa che domina il serpente malvagio che può nuocere al mondo, ma quando si desta la Clemenza, la luna riappare liberandosi della sua veste d'ombra"[25].

Quanto al versetto I-6 (...il Sole mi ha abbronzata), può anche intendersi tanto Malchuth come terra dove nella densità si oscura la luce del Sole, che Malchuth come luna le cui fasi oscure, così come la luce, dipendono dal Sole. cfr. Le Zohar, a cura di C. Mopsik, vol. I-t. II, Verdier, Paris 1984, pp. 128, 171-2, 246, 274, 328, 394-6, 429, 491 note comprese.

"I figli di mia madre..." dello stesso versetto I-6 sono le sephiroth del piano inferiore, tutte nate da Binah che è anche madre di  Malchuth. E ancora il : "Guardare la vigna..." sembra un compito di Malchuth-Luna nei confronti di Malchuth-Terra. Il versetto I-8: "A una cavalla dei cocchi di Faraone io ti paragono..." sembra alludere alla raffigurazione mitica della Luna piena [26]. Il versetto I-11: "Noi ti faremo dei fregi d'oro con cubetti d'argento..." è un altro riferimento alla bellezza lunare della fanciulla [27]. Nel versetto I-15: "Gli occhi tuoi sono di colomba..." è contenuto un ulteriore riferimento alla Luna. La Dione greca e la Diana dei Latini sono altrettanti nomi della Luna o dea della colomba. L' identificazione di luna e colomba è in realtà molto più antica e si deve far risalire al mito pelasgico e cananeo della creazione [28]. In tale mito, la luna ha una doppia funzione: è matrice cosmica che emerge dal Caos ed è al tempo stesso il luminare che oggi conosciamo. Come matrice cosmica il suo nome era presso i Sumeri Iahu o 'divina colomba'. Uscita dal Caos, la dea è fecondata dal vento del nord o Borea, poi identificato, nei miti ebraico-egizi e nel mito orfico con il serpente Ofione. Volando sul mare, la dea prese la forma di una colomba e depose l'Uovo Universale, ordinando poi ad Ofione di arrotolarsi sette volte intorno all'uovo: questo infine si schiuse e ne uscirono i sette pianeti.

Nel secondo capitolo c'è un duplice riferimento al melo, come albero (II-3) e come pomo (II-5). Il melo è pianta di Tiphereth, lo sposo solare e l'intera immagine evocata richiama il Giardino delle Esperidi della tradizione occidentale e l'undicesima fatica di Ercole, l'iniziato solare. Particolarmente importante, in chiave sephirotica, è poi il versetto II-6. Dice la sposa: "La sua sinistra è sotto il mio capo, la sua destra sta per abbracciarmi...". Qui il riferimento è in Zohar: la sinistra di Tiphereth è Gheburah, la sua destra è Hesed, quandoTiphereth e Malchuth si uniscono è la Grazia (Hesed che è a destra dell' Albero della vita) a sostenere Malchuth, mentre il Rigore (Gheburah o Din che è a sinistra) si ritrae [29].

I versetti che seguono, da II-7 a II-17 manifestano ancora il rapporto tra i due luminari: Sole-Tiphereth e Luna-Malchuth: ora è il Sole che non vuole che la Luna si svegli, ora è la Luna che vede il Sole "saltellare tra i monti", venir giù, cioè dalle alture dove dimora Kether e ancora: è la Luna che vede il Sole "far capolino dalla finestra, spiare tra le grate", poi è il Sole che la insegue tra le fessure delle rocce [30]. Infine è la Luna che invoca lo sposo prima che giunga la notte: "Prima che muoia il giorno e si allunghino le ombre, ritorna" (II-17)

Nel successivo capitolo del Cantico, la fanciulla va in cerca del suo amante: è notte profonda e durante la notte Tiphereth e Malchut non sono più insieme. "Le guardie di ronda" del versetto III-3 sono forse i sette palazzi [31]. che circondano Malchuth; il ritrovamento e l'abbraccio degli amanti avviene infine nel momento aurorale (III-4), allorché nuovamente Malchuth introduce lo sposo nella casa della madre Binah [32].

Il versetto III-6: "Chi è costei che sale dal deserto, simile a colonne di fumo, profumata di mirra e d'incenso..." è in chiara simbiosi con la simbologia lunare dei profumi e con l'olocausto dei noviluni. Infine, gli ultimi tre versetti del capitolo si ricollegano tutti all'Albero della vita: il legno con cui è fatto il baldacchino del re viene dal Libano, cioè da Kether. Salomone, il re, cioè Tiphereth, è seduto nel centro dell'Albero: le colonne d'argento di cui parla il Cantico sono le sephiroth alla sua destra, la spalliera d'oro è la colonna centrale che risale a Kether, il sedile di porpora è Yesod [33]. Nel IV capitolo, lo sposo esalta la bellezza della sposa sino al momento dell'unione. Tutta la simbologia femminile e lunare è qui riproposta persino nel particolare del melograno, simbolo a un tempo di Yesod e di Malchuth, della luna e della terra, della morte e della risurrezione.

sergio magaldi

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[23]Sul significato del vino e di Binah, sull'identificazione di Tiphereth con il cielo e col sole, di Malchuth come luna e come terra, di Yesod come firmamento e come luna cfr. Le Zohar, a cura di C. Mopsik, vol. I-t. II, Verdier, Paris 1984, pp. 128, 171-2, 246, 274, 328, 394-6, 429, 491 note comprese.
[24]La luna assume diversi aspetti nella mitologia di tutti i popoli: è Selene nello splendore del plenilunio, è Atena o Minerva come rischiaratrice e guida della notte, è Artemide o Diana nel suo crescere o calare, è Leto o Latona nel novilunio, è Lilith o Ecate nel suo aspetto notturno e nascosto. Lilith era l'antica dea sumera della morte e la tradizione biblica la identifica con la prima moglie di Adamo, poi trasformata in strega notturna e prostituta del demonio. Lilith è anche laLuna nera degli astrologi. La Kabbalah la pone in analogia con Saturno come apportatrice di malinconia e di 'umor nero' e come creatura lussuriosa e diabolica. La luna è ancora Shin, il dio maschile della tradizione assiro-babilonese. E' maschio perché assume il ruolo di grande fecondatore della terra.
[25]Le Zohar, ed.cit. vol.I-t.II, p.128
[26]Selene o luna piena è spesso rappresentata come una bella donna a cavallo. Così ce la mostra Fidia alla base del suo Zeus di Olimpia, tale si trovava sull'altare di Pergamo e in molte pitture vascolari. Selene, in veste di fanciulla nel pieno fulgore della sua bellezza, appare su un carro tirato da cavalli sopra il frontone orientale del Partenone mentre al lato opposto è posta l'effigie di Elios-Sole. I cavalli, come i giovenchi e gli altri animali forniti di zoccoli, erano sacri alla Luna perché lasciavano sul terreno un'impronta a forma di primo quarto.
[27]Il versetto richiama un celebre frammento di Saffo, la grande poetessa del VI Secolo av.C. :"Gli astri d'intorno alla leggiadra luna / nascondono l'immagine lucente, / quando al suo colmo più risplende, bianca / sopra la terra"(trad. di S.Quasimodo). L'immagine della luna che brilla in cielo "inter minores ignes" è anche ripresa dal poeta latino Orazio (Carm. I, 12, 48).
[28]R. Graves, I miti greci, Longanesi, Milano 1983, pp.21-22.
[29]Le Zohar, ed.cit. p.401, 163 b.
[30]In questo versetto (II-14): "O colomba mia che stai nelle fessure delle rocce..." c'è un richiamo alla luna che si nasconde: Lete o Latona che significano 'la nascosta'. Noto è il mito greco: fecondata da Zeus e inseguita, per vendetta di Era dal serpente Pitone, Latona vaga per il mondo, sempre nascondendosi, finché trova riparo a Delo dove partorisce la dea Artemide e, tra un ulivo e una palma di datteri, dopo nove giorni di travaglio, anche il dio Apollo. In Egitto e in Palestina, Latona era onorata come Lat, dea della fertilità, dell'ulivo e della palma da datteri. Nei versetti VII-7 e VII-8 del Cantico il corpo della fanciulla è detto simile ad una palma.
[31]Palazzi o Hekhaloth sono, nell'antica tradizione mistica degli Ebrei, le dimore custodite dagli angeli e degne di coloro che meritano di scendere nella Merkabah (Carro) per contemplare i misteri. Corrispondono, nel corpo dell'uomo, ai sette centri di consapevolezza o chakras della tradizione induista. Sui Palazzi, cfr. A.Ravenna, Cabbala ebraica. I sette Santuari, Tea, Milano 1990. Sui chakras, di ottima fattura: Anodea Judith, Chakras - Ruote di vita, trad. it., Armenia, Milano 1994.
[32]Zohar, cit., 178 a, pp.478-479.
[33]Ibidem, 162 b, p.397 nota compresa. Sull'olocausto dei noviluni cfr. anche: Paralipomeni, II-4.



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