Ciò
premesso, è interessante osservare come ciascuna fazione del panorama politico
italiano lavori unicamente in vista del proprio tornaconto, infischiandosene
dei cittadini e degli interessi reali dell’Italia. Tutti, senza eccezione
alcuna. A cominciare dalla Lega che avrà pure le sue buone ragioni nel
denunciare i ripetuti “no” dei Cinquestelle al programma di governo, ma che
sceglie il momento peggiore per staccare la spina e non lo fa certo sull’onda
di un’emozione ma sulla base di calcoli ben precisi che riguardano il proprio
assetto interno (la mancata approvazione della legge sulle autonomie, cara alle
regioni del nord) e la contemporanea impossibilità di mantenere le tante promesse
all’esterno (investimenti produttivi, sterilizzazione dell’IVA e contemporanea
approvazione della flat tax), per la manifesta contrarietà di quanti, nel
governo e fuori si sono impegnati a “non strappare” con l’Europa. Salvini aveva
la possibilità di portare in Parlamento l’approvazione della flat tax e degli
investimenti produttivi lasciando ai Cinquestelle la responsabilità di bocciarli,
preferisce invece assumere in proprio la responsabilità della crisi col
pretesto della TAV, esponendosi a tutti i contraccolpi del sistema: un atto
coraggioso o ingenuo o soltanto imposto dal vecchio nucleo della Lega Nord? Per
continuare con Zingaretti che vuole andare alle elezioni subito per lucrare
sulla perdita di consensi dei Cinquestelle, ridimensionare definitivamente
Renzi, togliendogli il monopolio dei gruppi parlamentari, e riattivare il
bipolarismo centrosinistra – centrodestra. Con Renzi che per mantenere il
suddetto monopolio è disposto persino ad allearsi con i Cinquestelle per un
governo di scopo e/o di garanzia elettorale. Con Grillo e Di Maio che faranno
di tutto pur di non vedere dimezzata la propria rappresentanza parlamentare. Con
Meloni e Berlusconi di cui si è già detto.
sergio magaldi
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