A due giornate dal
termine, la Serie A sembra ormai aver emesso tutti i suoi verdetti, anche se
matematicamente qualcosa di diverso è ancora possibile.
A giocare la Champions del prossimo anno con ogni
probabilità saranno, oltre all’Inter che ha vinto lo scudetto, Atalanta, Milan
e Napoli. Fuori la Juve, dunque, ma il fatto non sorprende più di tanto. In un
post che risale al 29 ottobre 2020 dal titolo Il predestinato e il grigiore bianconero avevo già fatto la
previsione che per i bianconeri quest’anno sarebbe stato difficile persino
conquistare un posto utile per la Champions. Purtroppo non era una previsione
avventata perché si basava sull’inesperienza dell’allenatore, sul gioco messo
in mostra e sui risultati sin lì conseguiti dai bianconeri. La realtà di oggi prova
soltanto che l’analisi di allora era addirittura ottimistica. Scrivevo tra
l’altro:
Parole in sé
condivisibili da parte di ogni allenatore e che si commentano da sole per la
loro vacuità ed efficacia retorica ma che, prima di essere pronunciate,
dovrebbero confrontarsi oltre che con la modestia e con l’esperienza, anche con
la realtà del campo e dei giocatori a disposizione. Eppure, si ha come
l’impressione che con i ritorni in squadra di De Ligt, Alex Sandro, Ronaldo e
in più l’acquisto a gennaio di un buon terzino e di un centrocampista di rango
e di esperienza (forse quel Jorginho che tanto piaceva a Sarri, forse un altro
più capace di assomigliare proprio al Pirlo calciatore), la Juventus potrebbe
ancora rimettere in piedi la propria stagione che al momento attuale pare già
compromessa sia in Campionato che in Champions. Sempre che non si abbia la
voglia e la forza di dire ai tifosi che la squadra sta vivendo un anno di
transizione (verso dove?), con l’unico obiettivo di raggiungere almeno il
quarto posto del Campionato, utile per partecipare alla Champions del prossimo
anno. Obiettivo peraltro non facile a
giudicare dal gioco e dai risultati di oggi e in virtù della concorrenza di
diverse altre squadre, come Inter, Milan, Napoli, Atalanta, Lazio, Roma e
persino Sassuolo.
Sulla carta tutto è ancora possibile: la Juve dovrebbe intanto battere l’Inter domani pomeriggio. Cosa di per sé poco probabile: la recente vittoria contro il Sassuolo non deve ingannare. Per circa mezz’ora i bianconeri hanno rischiato di andare sotto e, se non è successo, il merito è di Buffon (forse alla sua ultima con la Juve ma non probabilmente in Serie A: Lazio, Roma o Atalanta la prossima meta?) che ha parato di tutto, compreso un rigore.
Battere i neo
campioni d’Italia, dunque, e poi sperare che l’indomani la Fiorentina (ormai
salva) fermi il Napoli almeno con un pareggio, oppure che il Cagliari, in lotta
ancora per non retrocedere ma al quale basta un punto per salvarsi (punto che
può tranquillamente prendersi nell’ultimo turno giocando in casa con il Genoa
ormai salvo) pareggi con il Milan e che poi i rossoneri non vincano l’ultima
sfida contro un’Atalanta già certa di fare la Champions. Come si vede, tutte
ipotesi poco probabili, anche perché Napoli e Milan sono in gran forma e
inoltre avranno il vantaggio di conoscere in anticipo l’esito dello scontro tra
Juve e Inter. Il paradosso è che se i bianconeri non avessero lasciato sul
campo ben 14 punti con le ultime della classifica (5 col Benevento, 5 con la
Fiorentina, 2 col Crotone e 2 col Torino), il derby d’Italia di domani sarebbe
stata una sfida scudetto con la Juve a 86 punti e l’Inter agli attuali 88.
Al di là dei
rimpianti per uno scudetto che i bianconeri non hanno avuto né la forza né il
coraggio di difendere, resta la grande responsabilità dei dirigenti che, pur
avendo speso circa duecento milioni solo nell’ultimo anno, hanno costruito una
squadra con scarso equilibrio affidandola per di più ad un allenatore – grande
talento calcistico è vero! – in assoluto alla prima esperienza. Di più, non
avendo avuto il coraggio, dopo la disfatta casalinga con il Benevento, di
cambiare in corsa, riuscendo a salvare il salvabile, con la conquista almeno di
un posto in Champions. Così, invece di giocare in una competizione più
prestigiosa della stessa Champions (la fantomatica Superlega), la Juve sarà
beffata nel giocarne una minore (l’Europa League), sempre che l’UEFA non le
tolga anche quella. Insomma ai tifosi juventini non resta ormai che la speranza
di battere l’Inter, tifando poi per la Fiorentina contro il Napoli e per il
Cagliari contro il Milan.
Decisa forse anche la lotta per non retrocedere, anche se
qui la questione è più complessa. Salve ormai Genoa e Fiorentina, al Cagliari
per salvarsi manca un solo punto da poter prendere in due partite. Restano in
lotta Torino e Spezia con 35 punti e Benevento con 31. Chi vince lo scontro
diretto tra Spezia e Torino è salvo, se il Torino perde avrà ancora due
opportunità di fare punti nel recupero con la Lazio e poi nell’ultima proprio
contro il Benevento. Se a perdere è lo Spezia, resta tutto in sospeso tra
Benevento e Spezia. Se infine pareggiano, la lotta a 3 rimane in piedi sino
all’ultima giornata. La logica, tuttavia, dei rispettivi e attuali punteggi
lascia pensare che a retrocedere, insieme a Crotone e Parma, sia il Benevento,
anche se la squadra di Pippo Inzaghi, superando il Crotone, avrà poi
l’opportunità di battersi contro il Torino nell’ultima giornata, in uno scontro
che per una delle due potrebbe rivelarsi decisivo per la permanenza in Serie A.
Infine, e questo sembra in realtà l’unico magro
interrogativo proposto dalle ultime due giornate di Campionato, resta da vedere
chi conquisterà il 7° posto della classifica, utile per disputare la terza competizione
istituita dall’UEFA (Conference League):
Roma o Sassuolo? Terza anche per ordine d’importanza, sembra più che altro
attrarre il Sassuolo. Molto dipenderà dal derby capitolino in programma domani
sera. Con una vittoria, la Roma dovrebbe confermarsi al 7° posto, anche poi
pareggiando l’ultima fuori casa contro il pericolante Spezia. Infatti, a parità
degli scontri diretti, i giallorossi vantano una migliore differenza reti
rispetto ai neroverdi di De Zerbi. Ma più che per partecipare alla Conference
League (da taluni considerato più un male che un bene), la vittoria nel derby
sarebbe per la Roma una prova di orgoglio e l’occasione di una rivincita contro
la Lazio che nella partita di andata l’aveva sconfitta per tre reti a zero.
Nessun commento:
Posta un commento