Tutto è stato ottimizzato ma qualcosa non va. Questo è
sostanzialmente il concetto che rappresenta purtroppo la realtà delle Ferrari
di Alberto Zei
I responsabili di settore
Alle dirette
ragioni tecniche dei mancati successi Ferrari in questi ultimi GP, debbono aggiungersi altri ostacoli
che, all'interno del "Box", i responsabili
avrebbero dovuto già ipotizzare a tavolino per le strategie di
gara; strategie che non hanno le complicate combinazioni di un gioco di scacchi
ma che semplicemente necessitano di una giusta programmazione e non di
improvvisazione con decisioni sbagliate del “muretto”.
Non solo, ma la cosa più preoccupante è che gli stessi
personaggi che determinano il fallimento del risultato difendano poi la loro decisione. Il che significa
purtroppo che credendo di avere fatto il meglio che si poteva fare, la prossima
volta si comporteranno alla stessa maniera:
“In quel momento il buon senso suggeriva
di dare la priorità alla macchina
al comando, proteggendone la posizione in pista. Non c’è niente
di inusuale in questa strategia, diamo sempre la precedenza alla monoposto
nella posizione migliore, in questo caso Charles. Aveva le gomme più fresche…
Allo stesso tempo abbiamo deciso di mettere Carlos sulla
strategia opposta, in modo da coprire ogni possibilità. Se non lo avessimo
fatto, avremmo rischiato di perdere la gara e consegnarla nelle mani dei nostri
avversari”
Così
Mattia Binotto giustifica “la strategia” che ha mandato Leclerc fuori dal podio
nel Gran Premio di Silverstone.
Dal
canto suo, Charles Leclerc non ha mancato di replicare:
“La scuderia ha voluto effettuare uno
split: la macchina dietro rientra per montare le soft e quella davanti tiene la
posizione. Non penso fosse la decisione giusta, ma ormai è andata... Non voglio
che la mia rabbia, oscuri la domenica speciale di Carlos”
Tutto ciò non rappresenta
il problema del così detto “latte
versato” sul quale è inutile recriminare, ma il fatto che quanto è avvenuto si
ripeterà, così come si sta ripetendo.
Parlando ancora di metodo, Napoleone mandava a casa i suoi
generali “sfortunati“, tanto da assicurarsi in tal modo il risultato di ben 15
anni di successi.
Per quanto riguarda la Ferrari, basterebbe chiedersi cosa ha
significato mantenere nei ruoli chi è intervenuto all’interno del box nel
campionato 2010, quando Alonso,
richiamato al box nel momento
sbagliato non è stato più in grado di
risalire, mentre anche pochi punti in più di retrovia sarebbero bastati per
vincere ad Abu Dhabi, in quell’ultima gara, il
campionato del mondo.
Dietro il muretto
Nella recente gara di
Montecarlo, ove la quasi totalità dei sorpassi,
come in ferrovia, avvengono
alle stazioni, a Montecarlo si fanno ai
box, come si ricorderà, con regole neppure uguali per tutti (superamento della
linea gialla).
E’ stato pertanto inammissibile, perché nel momento
sbagliato, chiamare al Box Ferrari, per il cambio gomme, i due piloti in testa alla gara, facendoli
retrocedere di posizione.
La linea gialla dell’ uscita dai box
D’altra parte le decisioni ai box vengono prese da “esperti” di settore che devono saper prevedere in anticipo con l’ ausilio di tutti i mezzi tecnici di cui dispongono (e sono tanti), il magico momento del cambio dei pneumatici.
Non si tratta, come detto,
del complicato gioco di combinazioni
degli scacchi ma di scelte molto più facili che non possono portare a
risultati così deludenti.
Ma i responsabili sono proprio degli esperti o hanno solo il merito di ex appartenenti alla scuderia Ferrari? Non è quindi un caso che anche al muretto a Silverstone si siano fatti sfuggire l’occasione della safety car per cambiare le gomme
all’auto di Leclerc. Se ciò che conta è vincere il campionato del mondo,
arrivare primi a Silverstone con Sainz e non
con Leclerc, è una vittoria che lascia il tempo che trova.
Ecco dunque che le cose si ripetono e chi sbaglia anche una
sola volta difendendo però il proprio operato, è destinato a ripetere simili
errori in futuro.
Come un opera d’ arte
Nel tema tecnico
delle continue innovazioni migliorative della F1, per ottenere il risultato finale, non è
sufficiente che ogni dispositivo preso a sé stante sia perfetto. La conclusione vincente
infatti esige ben altro.
Nel suo genere, per
gli appassionati di questo sport, il funzionamento complessivo di una
monoposto di Formula 1 deve realizzare in ogni dettaglio una sorta di
poesia che risuona con le aspettative di
ciascuno; come una poesia in omaggio al
rosso Ferrari, che potrebbe intitolarsi: “Sogno
purpureo”.
Le parole di una poesia per racchiudere un sentimento di
bellezza e di condivisione, devono poter esprimere un ritmo, ma anche così non
significa trovarsi di fronte ad una poesia vera e propria, se l’ autore non
riesce a trasmettere l’essenza stessa delle qualità e delle emozioni.
Sia consentita una punta di ironia a tanta “ sfortuna “ dei soliti esperti che giustificano le loro scelte non sapendo cogliere al volo quelle opportune.
I Greci conoscevano tre divinità del Tempo: Chronos che si
occupava del tempo cronologico;
Aiòn che sovraintendeva al tempo eterno
e Kairos che era la divinità del tempo fuggente e che, al momento opportuno,
passava rapidamente davanti a chi riusciva a cogliere al volo un’ occasione
favorevole. Gli uomini potevano trattenerlo
afferrandolo per il lungo e unico ciuffo di capelli che aveva sopra la
fronte.
Bisognerebbe che qualcuno del Box Ferrari riuscisse a prendere Kairos per i capelli.
Allo stato delle cose, considerata l’importanza
dell’incarico tecnico degli addetti ai lavori, chi compie delle scelte sfortunate è molto
probabile che ripeta gli stessi errori.
Quindi…….., se le cose resteranno
le stesse il risultato anche nel futuro
non si discosterà di molto da quello a cui assistiamo. Se invece saranno
ottimizzate le premesse, stante la
classe dei piloti Ferrari, soprattutto di Leclerc, il successo non potrà mancare.
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