Da
un certo punto di vista il risultato anti covid finora ottenuto con gli pseudo
vaccini somministrati ha avuto effettivamente un certo successo anche se il
criterio adottato non potrà liberarci dal coronavirus
di Alberto Zei
Il vaccino dell’ emergenza - Il criterio terapeutico di opposizione al covid 19, stante la rapida diffusione virale della malattia divenuta progressivamente epidemia e infine pandemia, è stato quello dell’emergenza. In tali circostanze i protocolli di ricerca del giusto vaccino sono stati accantonati per trovare un rimedio più rapido almeno per arginare il progressivo diffondersi delle infezioni. Qualcuno potrebbe obiettare che di vaccini ve n’erano a sufficienza e i diversi tipi realizzati meglio si prestavano per la scelta di quello soggettivamente più idoneo. Questo è vero fino ad un certo punto; d’altra parte così è stato fatto, soprattutto in considerazione delle fasce di età della popolazione. Ma quando il tradizionale procedimento per creare un vaccino è stato sostituito con preparati da somministrare più volte e in tempi differiti, questo non corrispondeva più al criterio e all’efficacia dell’unico classico vaccino. Per meglio comprendere il perché, esaminiamo la differenza.
Come
funziona - In breve, il vaccino è una sostanza contenente in un certo
stato biologico, gli stessi virus da eliminare resi appunto innocui per
l’organismo. Il sistema immunitario (S.I.) riconosce questi virus come antigeni
(nemici) da sopprimere creando a questo fine, specifici anticorpi (difensori).
Questa simulata aggressione da parte di virus indeboliti accresce il numero
degli stessi anticorpi che in questo modo nel futuro acquisendo la memoria
della loro forma, potranno riconoscere e aggredire i virus reali di quella
stessa specie, qualora penetrassero nell’organismo. Tutto ciò avviene
attraverso il sistema immunitario (S.I.) Invece, i vaccini finora somministrati non hanno questa risolutiva capacità
descritta; sono infatti improntati sulla somministrazione di un preparato
capace di generare una reazione dell’organismo (qualcuno direbbe una malattia)
che ha come effetto desiderato la produzione di proteine che si posizionano sui
recettori cellulari su cui si potrebbero insediare i virus del covid per
penetrare nella cellula e infettarla.
Il cappello a teatro - Questo stato di occupazione che
ricorda il cappello lasciato sulla sedia del teatro per mantenere il posto ma che non può rimanere là a tempo
indeterminato. Così il recettore impegnato: dopo un certo tempo il cappello
viene rimosso. E allora o si rinnova il vaccino con il rischio di effetti
indesiderati o se il covid entra nell’organismo si ricade nella possibilità di
contagio. Non solo ma l’effetto indesiderato dell’attuale tipo di vaccini è
quello di deprimere la reattività del S.I. (Sistema Immunitario); tanto che quando l’effetto della interdizione dei
recettori viene meno, il sistema immunitario risulta depresso e quindi non
riesce a svolgere la piena funzione di difesa dagli anticorpi (virus, batteri,
allergeni) con cui entra in contatto. Sembra che questa sia la vera
causa, apparentemente assurda, delle sopravvenienze della malattia virale. Infatti, dopo aver fatto il vaccino da qualche mese, è abbastanza illogico ammalarsi di covid.
L’ equilibrio immunitario - In effetti è il sistema immunitario che subisce una riduzione di efficienza proprio con lo scadere della protezione dei recettori cellulari e che come in certi ambienti si conferma, questa circostanza si riflette sui due sotto sistemi immunitari, Th1 e Th2. La depressione così lasciata è altalenante tra Th1 e Th2. Il primo è deputato alla produzione di anticorpi per i virus, per i tumori, eccetera; mentre il secondo per le infezioni batteriche, parassitarie ed altro. La depressione del S.I. comporta per quanto qui più interessa, un abbassamento soprattutto del sottosistema Th1 responsabile degli anticorpi naturali dell’organismo per contrastare l’aggressione virale, la protezione si riduce ulteriormente rendendo pertanto più facile incorrere nell’infezione covid. Si tratta infatti di un differente risultato ottenibile in questa e in altre patologie in cui il S.I. interviene in simili condizioni. D’altra parte il S.I. è il solo in grado di poterlo fare ripristinando lo stato di salute. Si tratta com’è noto del sistema pervaso in tutto l’organismo che consente di prevenire o di combattere ogni malattia. I farmaci possono soltanto aiutare, anche efficacemente, ma sempre aiutare l’unico vero difensore della nostra salute.
La domanda che sorge spontanea è perché allora, non si
rivolge la dovuta attenzione a mantenere in efficienza il sistema
immunitario. Guardandoci in intorno e osservando obiettivamente il funzionamento del complesso sanitario
nazionale, la risposta dei lettori potrebbe essere molto illuminante.
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