mercoledì 13 maggio 2020

CORONAVIRUS: la vera natura della malattia

Dott.Giampaolo Palma, cardiologo Centro medico di Nocera Inferiore



Coronavirus: finalmente la verità sulla natura
della malattia
Ora si spera che a fronte della scoperta sulla natura della patologia si possa rapidamente disporre delle adeguate cure

di Alberto Zei

Passato e presente
Dopo tanto brancolare nel buio della sorpresa di questa malattia e soprattutto in quello delle  terapie adottate per la guarigione del covid-19 si è arrivati, almeno così pare, alla conclusione della conoscenza fisiologica e biologica dell’aggressione virale.                 

Dall’inizio della pandemia sembrava noto che l’infezione attaccasse i polmoni delle persone colpite, causando la polmonite interstiziale. L’aggravamento nel corso della malattia comportava difficoltà respiratorie per la presenza di ostruzioni negli alveoli polmonari che compromettevano  la necessaria ossigenazione del sangue  a tutti gli organi. È chiaro infatti che se l’ossigeno si fa sempre più carente, la morte avviene per progressivo soffocamento.
In questi casi, si è tentato il metodo dell’intubazione con forzatura di ossigeno nei polmoni. Finché è stato possibile usufruire di un po’ di ossigeno in più,  rispetto a quello contenuto nella respirazione regolare, per alcuni malati che avevano già superato la fase critica, questo ossigeno supplementare potrebbe essere stato di aiuto nell’affrettare la guarigione. Ma il risultato  ottenuto in generale da tale metodo non ha mai corrisposto ad un autentico miglioramento della diagnosticata polmonite e le condizioni di molti malati si sono addirittura aggravate.

Una svolta
Finalmente si è appreso da varie fonti dell’informazione che alcuni medici come ad esempio, il Dott. Giampaolo Palma cardiologo titolare di un centro medico di Nocera Inferiore, avrebbe individuato la vera ragione dell’insorgenza della pseudo  polmonite da covid-19.
Spesso tutte le scoperte scientifiche hanno luogo in un tempo in cui le idee dei singoli ricercatori sembrano destinate ad una straordinaria coincidenza temporale dei risultati. Infatti anche il Prof. Maurizio Viecca, primario del reparto di cardiologia presso l’ospedale  Sacco di Milano ha scoperto autonomamente, così come il Dott. Palma, lo stesso meccanismo nell’infezione  del covid-19. Ecco che allora non desta meraviglia  come i due medici si siano accorti che la diagnosticata  polmonite interstiziale, che molto spesso causava la morte dei pazienti, era solo il risultato di una errata diagnosi  in quanto non si trattava di polmonite ma di  tromboembolia polmonare.  La   presunta polmonite infatti, non rispondeva  ad  alcun sostanziale miglioramento insufflando nei polmoni una quantità supplementare di ossigeno, come invece avrebbe dovuto, se fosse stata autentica.                                     
Le conseguenze di questo errore diagnostico sono note a tutti a fronte dei risultati terapeutici ottenuti  che è inutile commentare. Ma la cosa più importante per l’immediato futuro è che si prenda atto di questa gravissimo equivoco, adeguando la cura alla vera patologia che, presa in tempo,  può essere bloccata senza il ricorso alla terapia intensiva.

Le fasi della malattia
Il virus introdottosi nei polmoni con la respirazione, causa una “coagulazione intravascolare disseminata atipica, che coinvolge prevalentemente i capillari  polmonari, il cuore nonché le vene periferiche, soprattutto delle gambe.
L’infiammazione che ne deriva si propaga al tessuto adiacente, ossia al tessuto  vascolare venoso,  creando  infezione diffusa nelle zone colpite.
Lo  stato di infezione e di infiammazione circostante crea  la formazione di emboli nel sangue che si coagula nei vasi capillari,  formando una serie diffusa di piccoli trombi che ostruiscono  il passaggio.
La insufflazione  forzata di ossigeno attraverso le pompe polmonari (per le quali,  tranne qualche eccezione, si lamentava la insufficiente disponibilità nei centri di emergenza ospedalieri), quando il sangue  che alimenta gli alveoli  polmonari non arriva,  non serve  a niente.

La spirale perversa
La formazione di occlusioni diffuse nei capillari  all’interno dei polmoni che impedisce  la circolazione del sangue a valle delle stesse occlusioni, crea la necrosi, ossia la morte del tessuto non più alimentato. Il tessuto morto  si disgrega formando pus e aumentando l’infiammazione  della parte colpita che a sua volta, aggrava l’insufficienza respiratoria in quanto quella stessa zona di polmone non funziona più.
Quando la diffusione di questi micro emboli interessa una parte considerevole del tessuto polmonare ecco che l’insufficienza respiratoria compie il resto, se prima non ci pensa il cuore. Quindi la polmonite interstiziale che si supponeva  subentrasse nell’ultima fase della malattia  non c’entrerebbe  per nulla.

Il merito
A chi va il merito della scoperta?  Ai  due medici sicuramente e tutti  gli altri che hanno già saputo individuare la giusta cura del covid-19.  
Allo stato dei fatti,  parrebbe ora necessario ed urgente  prendere coscienza  di quanto questi illuminati professionisti hanno constatato, soprattutto per sospendere quella terapia sbagliata che non ha saputo impedire una buona parte di quanto di negativo è già avvenuto. La nuova  diagnosi del Prof. Viecca e del Dott. Palma, riguardante  la  reale patologia causata dal  covid-19, fa ritenere che soprattutto i  pazienti più gravi potrebbero essere sottoposti a differenti e più efficaci terapie.
Sarebbe pertanto opportuno accertare  prima possibile  la valenza delle differenti cure  che si rendono necessarie. Già da adesso potrebbero essere utilizzate quelle stesse già adottate dai due medici per salvare, senza  le conseguenze devastanti di questa infiammazione diffusa,  il maggior numero di  malati.

Si spera pertanto che d’ora in poi una cura adatta per la diagnosticata tromboflebite, che, a quanto pare, è l’autentica minaccia del Coronavirus, risolva rapidamente la malattia senza attendere, a fronte di morti quasi certe, il tempo burocratico richiesto, per la  cosiddetta “prova scientifica”. 



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