mercoledì 10 agosto 2022

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA (Parte IX)


 

 SEGUE DA:

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte I

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte II

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte III

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte IV

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte V

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VI

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VII

 

ASTROLOGIA E ASTRONOMIA  Parte VIII

 

  Scoperto il 18 febbraio del 1930, come il pianeta più lontano del sistema solare e quindi come il meno visibile, Plutone può a buon diritto rappresentare la dimensione alternativa della coscienza. La sua riclassificazione a pianeta nano nel 2006 non ne modifica i significati mitologici e astrologici, contribuendo addirittura ad esaltarli. Cosa apprendiamo del mistero della vita, dell’inconscio, dell’iniziazione e della morte nel corso dell’esistenza? Davvero piccole cose...

Signore di tutto ciò che è segreto e in particolare del segreto iniziatico,  non a caso Hades-Plutone governava i Grandi Misteri Eleusini ai quali, come ricorda Aristotele si andava non per apprendere, ma per provare, attraverso un'esperienza mistica vissuta attraverso il rito, una profonda emozione. Ad Eleusi gli era dedicato un Tempio e sembra che in quei luoghi l'iniziato rivivesse l’esperienza del rapimento di Persefone. Con molta probabilità, anche i Misteri di Eleusi, sono un’eredità che il dio greco riceve dalla Grande Madre: il ciclo madre-figlia, come nella leggenda di Demetra e Kore o Persefone, mostra infatti, secondo gli studiosi, la continuità di un potere al femminile presente in ogni zona del mondo, la cui ritualità si trasmette di dea in dea secondo un preciso schema parentale.

 Che cosa si andava a fare ad Eleusi? Osserva in proposito Albert Hofmann:

«Ad Eleusi non veniva annunciata una vera  propria nuova religione rivolta ad una cerchia ristretta, poiché gli iniziati, una volta tornati dai Misteri nei loro luoghi nativi, rimanevano fedeli al culto della religione locale. Doveva trattarsi piuttosto di rivelazioni circa la natura dell’esistenza umana circa il significato della vita e della morte che gli iniziati là ricevevano. Siamo a conoscenza delle preghiere che i mystai, gli iniziati, rivolgevano alla dea della memoria Mnemosyne, affinché questa potesse risvegliare e mantenere vivo il ricordo della sacra visione, che una volta impresso nelle loro vite avrebbe potuto trasformarle radicalmente» [Albert Hofmann, Alla riscoperta del misteri eleusini, trad.it., Feltrinelli, 1989, p.5]

Chi poteva recarsi ad Eleusi e partecipare ai Misteri? Tutti potevano: greci e barbari, uomini e donne, liberi e schiavi purché non avessero peccato contro natura mediante hubris, disprezzo degli dei o versando il sangue dei propri familiari, secondo una legge imposta allo stesso Hades-Plutone dalle arcaiche divinità matriarcali e ctonie che lo circondavano.

La vita ha in sé il germe della morte ma la morte ha in sé il seme della rigenerazione, come insegna la vicenda di Hades-Plutone, Demetra e Persefone: uno dei miti più noti e importanti dell'antichità classica, tanto da essere rivissuto dagli iniziati dei Grandi Misteri Eleusini. Attenzione, però, che cosa in realtà si rigenera? Non certo l'individuo, come si è cercato invano di mostrare attraverso i miti collegati al ciclo degli eroi morti e risorti e divenuti immortali. Prometeo, Dioniso ed Eracle sono forse a questo riguardo le figure più significative del politeismo greco.

Prometeo è un titano, figlio di due divinità: Giapeto, dio dell'Ovest - figlio di Urano e Gea - e Climene, una delle cinquanta Oceanine. Egli fa parte della schiera dei Proteroi Theoi, gli "antichi dei", spodestati, ma pur sempre dei. E' Zeus-Giove a privare Prometeo dell'immortalità, precipitandolo nel regno di Hades-Plutone per punirlo della colpa di aver donato il fuoco agli uomini. Successivamente, però, sarà lo stesso Signore dell'Olimpo ad accettare la sua liberazione e a renderlo immortale. Chirone ferito da una freccia di Eracle sceglie di rinunciare all'immortalità pur di porre fine alle proprie sofferenze e Zeus dona "il posto vacante" a Prometeo per ringraziarlo di avergli rivelato un vaticinio delle Moire, secondo il quale sarebbe stato detronizzato da un semidio.

L'origine di Dioniso è al centro di diverse e talora contrastanti narrazioni. Una versione del mito è che egli sia una giovane divinità maschile e ctonia, figlio di Zeus e di Demetra o addirittura di Persefone e che sarebbe stato fatto a pezzi dai Titani. Un'altra versione, la più seguita in assoluto, ne fa un semidio, quindi mortale, figlio dell'amore tra il Signore dell'Olimpo e Semele, che è una donna e non una dea. In questa versione del mito, Dioniso è fatto a pezzi dalle Menadi, ma suo padre Zeus lo resuscita, rendendolo immortale.

Eracle, un altro figlio di Zeus e di una donna mortale, Alcmena, figlia del re di Micene, muore tra le fiamme ma suo padre lo resuscita e lo porta con sé nell'Olimpo per ricompensarlo delle dodici fatiche.

Nell'età del monoteismo, il morto e risorto per eccellenza è Gesù Cristo, ma anche lui non è un semplice mortale. A parte le somiglianze tra il mito di Eracle e la figura di Cristo, messe in evidenza da più di uno studioso, resta la questione che non di vero "indiamento" e conseguente immortalità si tratta perché, come tutti gli altri morti e risorti, Cristo partecipa già della natura divina del suo vero padre. 

Insomma, gli individui, esseri umani, animali, piante, muoiono, ma la vita nella sua sacralità è eterna e si rigenera in sempre nuovi esemplari.

Di dove la vita trae l'energia che la rende immortale? E' l'eros di cui è portatore il nuovo dio ctonio che rende possibile "il miracolo". Hades-Plutone, infatti, non è soltanto l'erede della Magna Mater, ma anche di Eros, principio animatore dell'universo e unica forza in grado di fecondare la materia, da inerte rendendola animata. In questo senso, Eros, vita, è forte come Thanatos, morte, come recita il Cantico dei Cantici. In questo stesso senso, Eros e Thanatos si corrispondono. Non a caso Esiodo (700 a.C.)  parla di Eros nella Teogonia come della quarta divinità primigenia, dopo Caos, Gaia (Terra) e Tartaro e lo dice il più bello degli dei immortali, perché è in forza del desiderio che da lui si sprigiona che si accende la scintilla della vita che sempre si rigenera. Insomma, Eros è «L’amor che move il sole e l’altre stelle», come dice Dante Alighieri concludendo la Divina Commedia, o  «il legame più potente di tutti»come annota Giordano Bruno in più di una sua opera.

Nulla a che vedere con Eros-Cupido, il divino e alato fanciullo che scaglia la freccia dell’innamoramento, figlio di Venere-Afrodite e di padre incerto (Ermes-Mercurio o Ares-Marte?), quando di Eros primigenio non si parla già più perché i suoi poteri sono stati usurpati da Hades-Plutone. Nulla a che vedere anche con l’Eros di cui parla Platone, il dáimōn che ha molto da dare eppure è sempre bisognoso, come insegna la sua origine che lo vuole figlio di Poros (abbondanza) e di Penìa (povertà). E meno ancora ha a che vedere con Eros Agape di età medievale e cristiana, simbolo insieme di amore per l’Assoluto e per l’umanità.

L’Eros plutonico è ben altro, e se è vero che il Signore del sottosuolo a livello conscio lascia che ad occuparsene siano i suoi giovani nipoti, Marte e Venere, che rappresentano la forza e la bellezza, è a livello inconscio e segreto che egli custodisce i poteri e gli istinti di Eros primigenio. 

 S E G U E

sergio magaldi


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