Le cittadine e i cittadini di Democrazia Radical
Popolare pubblicavano ieri sul loro sito il mio post del 21 Marzo con questo breve commento:
“Per la raffinatezza e l’interesse dei
ragionamenti proposti, proponiamo la lettura di
“Napolitano e la regia nella commedia dell’arte”, articolo del
21 marzo 2013 by Sergio Magaldi per LO ZIBALDONE DI SERGIO MAGALDI
(clicca per leggere),
anche se non condividiamo alcune analisi e
giudizi di Sergio Magaldi, specie a proposito di cosa dovrebbero fare o non
fare (e per quali ragioni) il Partito Democratico e Pierluigi Bersani.
Anzi, in proposito ribadiamo le valutazioni espresse in
Anzi, in proposito ribadiamo le valutazioni espresse in
LE CITTADINE E I CITTADINI DI DEMOCRAZIA
RADICAL POPOLARE (www.democraziaradicalpopolare.it)
[ Articolo del 17-22 marzo
2013 ]”
Nel ringraziarli
per l’apprezzamento circa “la raffinatezza e l’interesse dei ragionamenti”,
devo osservare che io non ho inteso “suggerire” né al PD né tantomeno a Bersani
cosa dovessero fare, mi pare piuttosto che lo facciano loro di DRP… e non che
non sia d’accordo nel merito, perché aver accettato solo un mandato
esplorativo toglie molte possibilità a Bersani di gestire in proprio la crisi
e, contestualmente, almeno sotto il profilo della coerenza, sono convinto
anch’io che il PD avrebbe dovuto esigere la nomina di Bersani o pronunciarsi
per “il ritorno alle urne in tempi rapidissimi”. Restando tuttavia irrisolto il
problema della legge elettorale. Perché andare a votare ancora con il
“porcellum” non risolverebbe probabilmente la questione della governabilità e
susciterebbe l’ilarità del mondo intero.
Se non ho dato gli stessi “consigli” di DRP è
unicamente perché avevo presente che il PD è un partito assai composito,
formato di “amici” e “compagni”, tra loro divisi trasversalmente in correnti e
sottocorrenti e che il presidente Napolitano, in virtù della scrupolosa
osservanza delle norme costituzionali che da sempre ne caratterizza l’azione,
mai avrebbe dato a Bersani un mandato pieno, mancando di fatto una maggioranza
precostituita. Senza contare che, in una simile congiuntura, come una parte
sempre crescente in questi giorni di coloro che militano nel suo partito di provenienza, egli
vede di buon occhio un governo di “larghe intese” che, affrontando i problemi
più immediati del Paese, approvi una
nuova legge elettorale e indìca nuove elezioni nell’arco di un paio d’anni.
Prospettiva che giustamente i “giovani turchi” ritengono dannosa perché
svuoterebbe ancora l’elettorato del PD a vantaggio del M5S, ma che nei disegni
di altri, nel PD, trova consensi e rappresenterebbe persino una strategia
vincente: con l’adozione di provvedimenti importanti [?!] e soprattutto con
l’introduzione di una legge elettorale che ripristini il voto di preferenza e
istituisca magari il doppio turno, si spunterebbero le armi del M5S, riducendo
di molto la sua consistenza parlamentare.
Proprio ad evitare sia le elezioni a breve
tempo, che a mio giudizio e come ho scritto nel post in questione, favorirebbero
il centro-destra, sia il governo delle “larghe intese” ma del “nessun
cambiamento”, auspicavo, non da parte di Bersani o del PD, ma
direttamente dal capo dello stato, l’emergenza di un governo che, nello spirito
adottato nel dopo-voto dalla coalizione “Italia, bene comune”, rappresentasse
l’occasione storica di un reale mutamento della politica italiana.
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