Il vero scandalo non è che 100
grandi elettori del PD, su 495, non abbiano votato Prodi. Un partito, figlio di
padre comunista e madre democristiana, in cui si agitano ben 17, tra
correnti sottocorrenti, sconta
necessariamente la propria origine ibrida e le idee confuse che inevitabilmente
lo agitano. È già gran cosa che, in una
votazione che in partenza non ha i numeri necessari per eleggere il
capo dello stato [ne occorrono 504, se ne hanno 495 e non si trovano alleati], si riesca a convogliare in uno scrutinio, protetto dalla segretezza, 395 voti su
uno stesso nome. Perché oltretutto si sa che i figli, specialmente quando sono ancora
bambini, seguono più volentieri la madre che il padre. E “I franchi tiratori”sono
stati una speciale prerogativa della Democrazia Cristiana, persino la valvola
di compensazione di un regime “chiuso”,durato circa mezzo secolo. C’è inoltre
da considerare la figura del candidato prescelto, capace forse di rappresentare
il massimo dell’unità possibile oggi nel partito, ma personaggio di per sé
divisivo all’esterno e che, sebbene si cerchi di far passare per un grande
statista, ha gettato l’Italia nell’avventura dell’euro, senza consultare i cittadini e senza neppure usare un preservativo. Con le conseguenze che tutti abbiamo sotto gli occhi: la nostra
incapacità di reggere i mercati con una moneta tanto forte.
Il vero scandalo è che il PD non sia stato capace di una scelta fondamentale,
puntando decisamente o sul Movimento Cinque Stelle o sul Centro-Destra,
ripetendo sino alla noia, Costituzione alla mano, che una cosa è l’elezione del
capo dello stato, un’altra la formazione del governo, fingendo di ignorare che
i due momenti sono, almeno in questo momento della storia repubblicana,
inevitabilmente congiunti, tant’è che è stata messa in Standby la
formazione del governo, proprio nell’attesa di eleggere il nuovo presidente.
Il vero scandalo è aver scelto un candidato – “una bella notizia”
ha commentato il segretario del PD nell’anticipare la designazione di Marini –
ritenendo di aver preso due piccioni con una fava: “Il fattore C” [dove “C” sta
per cattolici ai quali, dopo due settennati di laici al Quirinale, spetterebbe,
secondo la vecchia logica partitocratica dell’alternanza laici-cattolici, la
poltrona del Colle] e la condivisione del Centro-Destra.
Il vero scandalo è aver proposto un candidato scialbo di suo,
quando occorreva la maggioranza dei due terzi, e averlo ritirato prima ancora
della quarta votazione quando sarebbe bastata la maggioranza semplice.
Il vero scandalo è aver cambiato cavallo in corsa, con una
conversione di 360° gradi, passando con disinvoltura da un candidato condiviso
con il PDL, ad un altro [Prodi] che il Centro-Destra ha sempre considerato il
più divisivo di tutti: il nemico numero 1 di Berlusconi e soci.
Il vero scandalo è aver proposto Prodi senza una maggioranza
precostituita e senza ottenere dal
nuovo candidato l’assicurazione che sarebbe rimasto in campo anche se non fosse
stato eletto alla quarta votazione, come non solo era probabile, ma adddirittura
certo in base alle dichiarazioni di voto di Scelta Civica e Movimento Cinque Stelle e
dalla non partecipazione al voto di PDL e Lega Nord. La nota supponenza del
candidato ha fatto il resto.
Il vero scandalo sono le dimissioni di Bersani, oggi, a due mesi
dal risultato delle urne e in un momento cruciale. Non colpevole oggi di
guidare un partito ondivago, né carne, né pesce, responsabile invece nei mesi
scorsi di una pessima campagna elettorale.
Il vero scandalo
è ora l’annuncio che al quinto scrutinio, già in corso questa mattina, il PD
voterà scheda bianca annunciando tuttavia la decisione [!] di chiedere al
presidente Napolitano di accettare di ricandidarsi. Così, il gioco dell’oca
riprenderà da capo, con la nomina di nuovi “facilitatori” ecc…
Il vero scandalo sono le decisioni prese dalla partitocrazia in queste
ore. Con le schede bianche annunciate dal
PD [mentre si cerca di arruolare nuovamente Napolitano], Lega Nord e
Scelta Civica [mentre Monti cerca di far passare l’idea di comissionare il Quirinale, eleggendo la
Cancellieri, l’attuale ministro degli interni del suo governo dimissionario,
già commissario prefettizio, sconosciuta agli italiani, ipocritamente additata
come una scelta rivoluzionaria perché
sarebbe la prima donna a salire al Quirinale e che, se fosse eletta,
rappresenterebbe, al di là della sua persona, un vero e proprio schiaffo in
faccia per i cittadini].Con la non partecipazione al voto del PDL il
cerchio si chiude. A rappresentare questa mattina in Parlamento il senso dello
Stato e il rispetto delle istituzioni, di contro alla latitanza di una
partitocrazia morente, saranno soltanto Il Movimento Cinque Stelle e SEL.
Soltanto grazie a loro si eviterà di chiudere l’aula di Montecitorio apponendo
sulla porta serrata un cartello con la scritta “Chiuso per lutto della
democrazia”.
sergio magaldi
Salve, anticipo i complimenti per la Sua lucida ed encomiabile analisi. Tralasciando per un momento il catastrofico vulnus istituzionale in cui è piombato lo Stivale da circa due anni, vorrei porLe una questione su cui, credo, sia interessante soffermarsi. Ho seguito la conferenza stampa del M5S ed ho intravisto segnali di moderna, profonda e lungimirante visione sociologica, ispirata ad una collettività sia in simbiosi con la MadreTerra (politiche ambientali verdi, Agricoltura Biologica...) nonché verso una politica estremamente trasparente e non più eterodiretta dall'alto. Probabilmente, i cittadini devono ancora "risvegliarsi del tutto" per assurgere a tale compito, ma l'idea, bisogna ammettere, è del tutto innovativa sul panorama, quantomeno, nostrum. Gradirei una Sua illuminante risposta, esegetica, a proposito, tralasciando gli spazi d'ombra che, evidentemente, resistono in merito a questo movimento, che, comunque, sta cercando di far si che i cittadini si possano "risvegliare del tutto". La ringrazio.
RispondiEliminaGrazie per i complimenti. Non c’è dubbio che Il Movimento Cinque Stelle rappresenti in tutto o in parte quello che Lei sostiene. E soprattutto la riproposizione, senza violenza, delle parole in cui si riconobbe il movimento che originò il “Maggio Francese” nel 1968: “L’imaginazione al potere”. Ma forse occorre rivedere il criterio con cui si scelgono i rappresentanti di M5S in Parlamento: quando deputati e senatori hanno cominciato a rilasciare interviste sono apparsi impacciati e poco argomentativi. Penso tuttavia che la loro apparizione nell’universo politico italiano ed europeo, anche con i limiti di oggi, resti un evento eccezionale.
RispondiEliminaConcordo con tutti i punti delineati: urge un salto di qualità e quantità nella scena mediatica televisiva, che, volente o nolente, è comunque ancora il veicolo principale di comunicazione e propaganda culturale.I dogmi di "non mescolanza" impartiti dal vertice del movimento non lasciano, comunque, molte speranze in tal senso. Molto interessante valutare la questione, in chiave prettamente istituzionale e sistemica, inerente la non violenza, cui il M5S funge da imbuto: a parte l'episodio della nomina del Presidente della Repubblica, le manifestazioni di piazza sono praticamente scomparse, mentre si hanno notizie di senso opposto in Spagna e Grecia.
RispondiEliminaCordiali saluti, Bartalena Luca.