sabato 14 giugno 2014

MONDIALI DI CALCIO: questa notte ITALIA-INGHILTERRA ovvero la necessità di un primo miracolo...




  Ad un anno di distanza dalla Confederations Cup, si replica in Brasile con il calcio, ma questa volta si fa sul serio perché il campionato mondiale è già iniziato con la prima vittoria dei carioca, pilotata da un arbitro compiacente, e la disfatta della Spagna che dovrebbe insegnare qualcosa a Prandelli: nel calcio di oggi non si vince con una squadra imbottita di centrocampisti e una sola punta, soprattutto se, come per l’Italia di Balotelli, quell’unico attaccante non è da area di rigore. 

 La cornice in cui si svolge l’evento più atteso dagli amanti del pallone è la stessa dello scorso anno, con tutti i rischi che ne conseguono. Scrivevo allora [vedi il post del 28 Giugno 2013: Nel Brasile in rivolta, inutile “resistenza” dell’Italia del calcio…]:

 Una Terra che per la prima volta nella sua storia contesta persino il calcio in casa sua o almeno così i media tentano di far credere, raccontando che i motivi delle sommosse sarebbero causati dalle ingenti spese sostenute dal governo per allestire manifestazioni sportive internazionali o per il rincaro generalizzato degli autobus, il mezzo di trasporto più utilizzato e più popolare in Brasile. 

 La verità è che la grande crescita economica del Paese, che l’ha portato al sesto posto tra le grandi economie del mondo [Dopo USA, Cina, Giappone, Germania e Francia, e prima di Inghilterra, Italia, Russia e India], è stata accompagnata da una pessima distribuzione della ricchezza, dal sovraffollamento delle città e dall’aumento della povertà dei ceti tradizionalmente già poveri. Senza contare un fenomeno che in Italia conosciamo assai bene, quello della corruzione e delle ruberie della politica”.

 Poco o nulla è cambiato anche in Italia a distanza di un anno e, come per tutto il resto [crisi economica, disoccupazione, debito pubblico, gestione dei migranti, lotta alla corruzione e all’evasione fiscale ecc…], anche per il calcio il nostro Paese ha bisogno di miracoli. Di diverso avviso la stampa, che, come sempre, si esalta nel lodare le virtù di Prandelli e pronostica una vittoria facile sull’Inghilterra o, nel caso più sfortunato, un pareggio.

 L’Italia calcistica viene da una sconfitta e sei pareggi nelle ultime sette partite giocate contro altre nazionali, e con una sola vittoria [5-3] – maturata nell’ultimo collaudo ufficiale – contro la squadra brasiliana del Fluminense. Le partite disputate di recente contro l’Irlanda del Nord [0-0] e contro il Lussemburgo [1-1!], al di là del risultato, hanno mostrato la scarsa visione di gioco di una squadra costretta dal tecnico a continue e inutili sperimentazioni.

 Con l’Irlanda, schierando quasi tutte le riserve, per definire la lista dei 23,  dalla quale sono rimasti fuori, oltre a Giuseppe Rossi – forse il più tecnico degli attaccanti italiani, con esperienza internazionale e senso del goal come pochi altri – due punte di area come Osvaldo [neppure incluso nei “32”] e Destro. Ai tre sono stati preferiti Cassano, Cerci e Insigne. Ai prescelti auguro, naturalmente, di disputare un grande mondiale, ma Cassano ormai non tiene i 90 minuti, Cerci non ha mai reso in nazionale e semmai potrebbe essere utile se schierato [come nel Torino, sua squadra di club] accanto ad Immobile che però Prandelli considera la riserva naturale di Balotelli. Insigne, infine, corre spesso a vuoto e nelle 38 giornate del campionato appena concluso ha realizzato un solo goal.

 Contro il modestissimo Lussemburgo [appena l’equivalente di una squadra di serie C del nostro calcio], Prandelli ha schierato la nazionale che ha in mente, con cinque centrocampisti e un solo attaccante [Balotelli] che, come punta centrale, ha già fallito nel Milan. Questo il bilancio della squadra: pochi tiri e sbilenchi nella porta avversaria, inconsistenza del gioco offensivo e vistose incertezze del reparto difensivo dove, nonostante la preponderanza di giocatori juventini, manca una vera e propria organizzazione, almeno come quella che, nel campionato italiano, Conte ha saputo dare alla Juventus e Garcia alla Roma.

 Con il Fluminense, ancora una formazione sperimentale nella prima ora di gioco, con molte riserve e tre attaccanti [Immobile, Cerci e Insigne]. Finalmente si è visto il barlume di un gioco offensivo,  come sempre carente l’organizzazione difensiva: 5 i goal realizzati [ma le difese di Inghilterra e Uruguay, nostre prossime avversarie al mondiale, non saranno come quella piuttosto “allegra” del Fluminense], 2 i goal subiti. Nell’ultima mezz’ora, di nuovo in campo la nazionale che più o meno ha in mente Prandelli, con tanti centrocampisti e Balotelli unica punta con Cassano in appoggio: torna a latitare il gioco offensivo, per di più subiamo un altro goal e altri ne rischiamo.

 Insomma, il Prandelli di sempre, più che mai convinto che Balotelli possa fare reparto da solo in attacco, lui che non è mai stato una punta da area di rigore e che ha bisogno di movimento e di partire da lontano per rendersi pericoloso con tiri e assist per i compagni di reparto, ammesso che ve ne siano in campo. Difficilmente lo vedremo giocare a fianco di Immobile, ma se dovesse accadere l’Italia avrà qualche chance in più. Del resto, la condizione psicofisica di Supermario non sembra quella di due anni fa agli Europei, quando sostenne quasi da solo il peso dell’attacco azzurro.

 L’errore di Prandelli sta nel ripetere l’errore di due anni fa, quando la dea bendata gli consentì – malgrado tutto – di raggiungere la finale europea contro la Spagna, persa poi clamorosamente per 4 a 0. Il sempre ineffabile commissario della nazionale confida ancora nella sorte favorevole, ma questa volta la Fortuna potrebbe presentargli il conto, con l’eliminazione della squadra azzurra sin dal primo turno. Scrivevo allora [vedi il post L’Europa di Super-Mario tra vincitori e “perdenti di lusso”] :

 “A guardar bene, tuttavia, Mario Balotelli esce da vincitore, per aver sostenuto quasi da solo il peso dell’attacco azzurro e per i tre goal, sui complessivi sei, segnati dall’Italia durante l’intera competizione. L’averlo schierato in campo, senza affiancargli una punta di ruolo (Matri soprattutto, ma anche Osvaldo o Pazzini), lasciandolo ai rari assist del pur ammirevole Cassano, del grande Pirlo, o di Montolivo, è una responsabilità che riguarda il tanto celebrato (persino dopo il 4-0 subito con la Spagna!) commissario tecnico della nazionale italiana: l’ineffabile Cesare Prandelli […] Infatti, dopo le sconfitte nelle tre ultime partite di avvicinamento agli europei, contro Uruguay, Stati Uniti e Russia, sono arrivati, facendo leva sul blocco della Juve, i tre pareggi (Spagna, Croazia e Inghilterra), la stentata vittoria contro l’Irlanda di Trapattoni e l’eliminazione della Germania grazie ai goal di Balotelli. Con questi risultati, grazie anche alla “lotteria” dei rigori e all’onestà degli spagnoli che non hanno fatto il cosiddetto biscotto con i croati, Prandelli ha ottenuto il diritto di disputare la finale del campionato europeo. La sorte gli ha perdonato gli errori commessi al momento delle convocazioni, la mancanza di un modulo e di una filosofia di gioco, per due anni sempre in bilico tra vecchi schemi e nuove strategie, ma al momento della verità ha preteso che mettesse nella nazionale qualcosa di suo…”. 

 Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, con la speranza che la dea bendata rinnovi sin da questa sera il credito nei confronti del commissario azzurro. Non ci credo molto, ma naturalmente, come tutti gli italiani che amano il calcio, me lo auguro.


sergio magaldi

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