mercoledì 17 dicembre 2014

IL BILANCIO DEL PRESIDENTE




  Il cittadino medio che ieri aveva finito col ritenere che le ventilate, prossime dimissioni di Napolitano non dipendessero da stanchezza o malattia [post del 15 Dicembre: IL CITTADINO MEDIO, clicca sopra per leggere], vedendo i telegiornali della sera è stato sul punto di ricredersi. I commenti televisivi del discorso che il Presidente della Repubblica ha rivolto, in occasione degli auguri di Natale, ai rappresentanti di istituzioni, forze politiche e società civile, sottolineavano tutti la scesa in campo di Napolitano in favore di Matteo Renzi e del suo governo. Pronto a ricredersi di ciò che aveva concepito il mattino, il solerte cittadino medio è andato a leggersi per intero il discorso sul sito istituzionale della Presidenza della Repubblica.

 È vero che vi si trovano diversi passaggi che sottolineano l’azione positiva del Presidente del Consiglio e dei suoi ministri:

 “[…]  Il forte consenso espressosi nelle elezioni del 25 maggio per il partito che guida il governo italiano ha oggettivamente garantito accresciuto ascolto e autorità all'Italia nel concerto europeo, come si è visto nel peso esercitato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel concorrere a soluzioni unitarie e significative nella definizione dei nuovi vertici dell'Unione, e innanzitutto nella composizione e nella guida della nuova Commissione”.

 “ […] E in questo senso bisogna considerare il programma di riforme messo a fuoco dal Presidente Renzi e dal suo governo. Riforme su cui ogni forza politica potesse misurarsi, senza pregiudiziali e in termini di confronto tra visioni e approcci seriamente sostenibili. Si tratta di un programma vasto, da scaglionare nel tempo complessivo che lo stesso governo ha voluto assegnarsi: ma che ha dato il senso di quale cambiamento fosse divenuto indispensabile, e non più eludibile o rinviabile”


 Come pure la rivendicazione dell’importanza delle riforme istituzionali volute da Renzi e da lui sempre auspicate:

 “ […] Ma non posso ritenere convincente l'argomento, che pure circola, di una non importanza (né di possibile ricaduta benefica), invece, dal punto di vista della crisi economica e sociale, delle riforme istituzionali. Sembra quasi, a taluni, che il superamento del bicameralismo paritario sia un tic da irrefrenabili "rottamatori" o da vecchi cultori di controversie costituzionali”.

 Insomma, nella probabile imminenza di lasciare il Quirinale, il Presidente fa una sorta di bilancio di ciò che ha condiviso col governo, perché era anche il suo programma, tant’è che i meriti non sono tutti del “rottamatore”, ma anche e soprattutto di chi lo ha preceduto al governo e godeva della sua fiducia [leggi: Letta]:

“ […] Nello stesso tempo, durante il semestre della sua presidenza, il governo italiano, partendo dall'accurato lavoro preparatorio svolto dal precedente esecutivo, ha potuto operare validamente, e con senso di maggior sicurezza, in un clima nuovo di attenzione, per porre al centro dello sforzo comune esigenze, elaborazioni, proposte per un nuovo corso delle politiche finanziarie e di bilancio dei Ventotto”.

 D’altra parte, osserva ancora il Presidente, tutte le scelte sono avvenute “entro i limiti della Legge di stabilità” e sarebbe esiziale per il Paese il ricorso ad elezioni anticipate o addirittura l’ipotesi di scissioni all’interno del partito di maggioranza [Leggi: PD]. Un avvertimento per chi? Per Matteo Renzi? Per il prossimo Presidente della Repubblica? Forse per tutti e due:

 “ […] Non possiamo essere ancora - è vizio antico - il Paese attraversato da discussioni che chiamerei ipotetiche: se, quando e come si possa o si voglia puntare su elezioni anticipate, da parte di chi e con quali intenti; o se soffino venti di scissione in questa o quella formazione politica, magari nello stesso partito di maggioranza relativa”.

  Da ultimo, non manca, quasi a ricucire gli strappi recenti di Renzi contro Berlino, il richiamo all'incontro di amicizia, tra Italia e Germania:

 “ […]E tutto richiede continuità istituzionale. A rappresentarla e garantirla mi ero personalmente impegnato ancora una volta, per tutto lo speciale periodo del semestre italiano di presidenza europea. E qualche giorno fa, in occasione dell'incontro italo-tedesco di alto livello a Torino da me aperto insieme con il Presidente Joachim Gauck, ho sentito come i nostri amici in Europa e nel mondo si attendano da noi precisamente questo: nuove, serie prove di continuità nel cambiamento. Non deludiamoli e non veniamo meno ai doveri che abbiamo verso il nostro Paese e il nostro popolo in frangenti tra i più complessi, e aperti nell'esito, che abbiamo vissuto”.

 Dopo aver letto e a lungo meditato sulle nobili parole del Presidente che, con quel riferimento personale al semestre europeo dell’Italia, ormai prossimo a scadenza, sembra già aver preso  commiato dal Quirinale, il nostro cittadino medio è rimasto più che mai fermo nelle convinzioni di ieri.


Sergio Magaldi  

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