Il cittadino medio che ieri aveva finito col ritenere che
le ventilate, prossime dimissioni di Napolitano non dipendessero da stanchezza
o malattia [post del 15 Dicembre: IL CITTADINO MEDIO, clicca sopra per
leggere], vedendo i telegiornali della sera è stato sul punto di ricredersi. I
commenti televisivi del discorso che il Presidente della Repubblica ha rivolto,
in occasione degli auguri di Natale, ai rappresentanti di istituzioni, forze
politiche e società civile, sottolineavano tutti la scesa in campo di
Napolitano in favore di Matteo Renzi e del suo governo. Pronto a ricredersi di
ciò che aveva concepito il mattino, il solerte cittadino medio è andato a
leggersi per intero il discorso sul sito istituzionale della Presidenza della
Repubblica.
È vero che vi si
trovano diversi passaggi che sottolineano l’azione positiva del Presidente del
Consiglio e dei suoi ministri:
“[…] Il forte consenso espressosi nelle elezioni
del 25 maggio per il partito che guida il governo italiano ha oggettivamente
garantito accresciuto ascolto e autorità all'Italia nel concerto europeo, come
si è visto nel peso esercitato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel
concorrere a soluzioni unitarie e significative nella definizione dei nuovi
vertici dell'Unione, e innanzitutto nella composizione e nella guida della
nuova Commissione”.
“ […] E in
questo senso bisogna considerare il programma di riforme messo a fuoco dal
Presidente Renzi e dal suo governo. Riforme su cui ogni forza politica potesse
misurarsi, senza pregiudiziali e in termini di confronto tra visioni e approcci
seriamente sostenibili. Si tratta di un programma vasto, da scaglionare nel
tempo complessivo che lo stesso governo ha voluto assegnarsi: ma che ha dato il
senso di quale cambiamento fosse divenuto indispensabile, e non più eludibile o
rinviabile”
Come pure la
rivendicazione dell’importanza delle riforme istituzionali volute da Renzi e da
lui sempre auspicate:
“ […] Ma non
posso ritenere convincente l'argomento, che pure circola, di una non importanza
(né di possibile ricaduta benefica), invece, dal punto di vista della crisi
economica e sociale, delle riforme istituzionali. Sembra quasi, a taluni, che
il superamento del bicameralismo paritario sia un tic da irrefrenabili
"rottamatori" o da vecchi cultori di controversie costituzionali”.
Insomma,
nella probabile imminenza di lasciare il Quirinale, il Presidente fa una sorta
di bilancio di ciò che ha condiviso col governo, perché era anche il suo
programma, tant’è che i meriti non sono tutti del “rottamatore”, ma anche e
soprattutto di chi lo ha preceduto al governo e godeva della sua fiducia
[leggi: Letta]:
“ […] Nello stesso tempo, durante il semestre della
sua presidenza, il governo italiano, partendo dall'accurato lavoro preparatorio
svolto dal precedente esecutivo, ha potuto operare validamente, e con senso di
maggior sicurezza, in un clima nuovo di attenzione, per porre al centro dello
sforzo comune esigenze, elaborazioni, proposte per un nuovo corso delle
politiche finanziarie e di bilancio dei Ventotto”.
D’altra
parte, osserva ancora il Presidente, tutte le scelte sono avvenute “entro i limiti della Legge di stabilità”
e sarebbe esiziale per il Paese il ricorso ad elezioni anticipate o addirittura
l’ipotesi di scissioni all’interno del partito di maggioranza [Leggi: PD]. Un avvertimento per chi? Per Matteo
Renzi? Per il prossimo Presidente della Repubblica? Forse per tutti e due:
“ […] Non
possiamo essere ancora - è vizio antico - il Paese attraversato da discussioni
che chiamerei ipotetiche: se, quando e come si possa o si voglia puntare su
elezioni anticipate, da parte di chi e con quali intenti; o se soffino venti di
scissione in questa o quella formazione politica, magari nello stesso partito
di maggioranza relativa”.
Da ultimo, non manca,
quasi a ricucire gli strappi recenti di Renzi contro Berlino, il richiamo all'incontro di amicizia, tra Italia e Germania:
“ […]E tutto
richiede continuità istituzionale. A rappresentarla e garantirla mi ero
personalmente impegnato ancora una volta, per tutto lo speciale periodo del
semestre italiano di presidenza europea. E qualche giorno fa, in occasione
dell'incontro italo-tedesco di alto livello a Torino da me aperto insieme con
il Presidente Joachim Gauck, ho sentito come i nostri amici in Europa e nel
mondo si attendano da noi precisamente questo: nuove, serie prove di continuità
nel cambiamento. Non deludiamoli e non veniamo meno ai doveri che abbiamo verso
il nostro Paese e il nostro popolo in frangenti tra i più complessi, e aperti
nell'esito, che abbiamo vissuto”.
Dopo
aver letto e a lungo meditato sulle nobili parole del Presidente che, con quel
riferimento personale al semestre europeo dell’Italia, ormai prossimo a
scadenza, sembra già aver preso commiato dal Quirinale, il nostro cittadino
medio è rimasto più che mai fermo nelle convinzioni di ieri.
Sergio
Magaldi
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