“Le
cittadine e i cittadini di Democrazia Radical Popolare” [www.democraziaradicalpopolare.it]
così di recente chiosavano i post pubblicati su questo blog: IL CITTADINO MEDIO del 16
Dicembre e IL BILANCIO DEL PRESIDENTE del giorno successivo (clicca sui titoli
per leggere):
Come
al solito, lo stile concettuale di Sergio Magaldi è pregevolissimo, raffinato
ed elegante.
Ma risulta più che mai sterile il senso complessivo del ragionamento (il
lettore si chiede, smarrito, che cosa voglia concludere Magaldi Senior, con i
suoi arzigogolati paralogismi interpretativi - fuorvianti e fuori bersaglio - a
proposito dei moventi e dei fini primi
ed ultimi tanto di Giorgio Napolitano che di Matteo Renzi) e, come
spiegheremo minuziosamente in un contributo di prossima pubblicazione, le
stesse analisi e sintesi provvisorie proposte su Italia, Germania ed Europa in
relazione a coloro che contingentemente guidano le massime istituzioni
repubblicane del Bel Paese (appunto Napolitano e Renzi) appaiono a nostro
parere inconsistenti sul piano storico ed ermeneutico.
Come
che sia, viva la pluralità del pensiero e delle sue espressioni.
Dunque, per i palati a cui sia di gradimento, ecco di nuovo il mondo politico
italiano letto attraverso le lenti di Sergio Magaldi. Lenti a nostro parere
molto deformanti, specie in virtù di un acritico, irrazionale e storicamente
ingiustificabile moto di pervicace empatia nei confronti sia di Napolitano che
di Renzi, nonostante il primo sia uno dei massimi responsabili
dell’implementazione in Italia della fallace esperienza dell’ “austerità
espansiva” e il secondo si dimostri ogni giorno più imbelle e inadeguato a
guidare una grande nazione occidentale come la nostra patria, forgiata dal
sacrificio degli eroi del Risorgimento e ricostruita- dopo le macerie provocate
dalla barbarie fascista- dalla classe politica della Prima Repubblica.
Evidentemente, il cittadino medio cui mi riferivo – ancorché in virtù del principio
di democrazia gli sia riconosciuta la possibilità di esprimersi – è per i cittadini di DPR un cittadino di
serie B, perché ha il torto di non pensarla come loro. Però, la questione è
un’altra. Perché, il sospetto balenato all’improvviso nella mente del cittadino medio non è un “arzigogolato
paralogismo interpretativo”, bensì l’elementare constatazione che probabilmente [il cittadino medio non è
un politologo, ma un sincero democratico che si esprime sempre in maniera
dubitativa] c’è una discordanza tra quanto riferito dai media in merito alle presunte dimissioni anticipate del Presidente
della Repubblica e le reali motivazioni circa l’abbandono frettoloso del
Quirinale, almeno a giudicare dalle dichiarazioni rilasciate nell’ultima
settimana e in più occasioni da Giorgio Napolitano.
Se
non capisco male, dunque, quelli di DPR condividono in tutto e per tutto le
motivazioni ufficiali e cioè che il Presidente lascia il suo secondo settennato
con tanto anticipo unicamente per ragioni di salute e/o di stanchezza. Bene. Padroni
di pensarla così. Né la cosa sorprende più di tanto, dal momento che DPR ha
sempre considerato l’azione di Napolitano e di Renzi mossa dagli stessi intenti
e unita dalle medesime finalità. Insomma, li ha sempre visti come le figure animate di una sorta di “Notte in
cui tutte le vacche sono nere”, secondo la celebre espressione contenuta nella Filosofia dello Spirito di Hegel.
Intendiamoci, può darsi benissimo che “I
cittadini e le cittadine di DPR” abbiano ragione, considerando l’acutezza di
altre analisi sulla politica italiana, europea e mondiale e in attesa del
“contributo di prossima pubblicazione” dove sarà resa evidente tutta la verità di contro a
interpretazioni “fuorvianti e fuori bersaglio”. In trepida attesa di quanto
annunciato, il cittadino medio sempre
pronto a ricredersi, ma che ha il vizio innato della distinzione, si limita a
confrontare tra loro le dichiarazioni e gli atteggiamenti diversi di Presidente
della Repubblica e Presidente del Consiglio nei confronti di Eurogermania,
ammettendo sin d’ora di potersi illudere nel ritenere le differenze non un
semplice “gioco delle parti”.
Il senso dei due post sopra richiamati era
proprio questo: confrontare nelle parole e nei fatti una diversità che, almeno
al momento, non appare solo formale o, peggio ancora, falsata dallo stesso
proposito e che, se reale, aiuta a capire meglio il senso del ventilato
abbandono del Quirinale da parte di un uomo che solo un anno e mezzo fa si era
mostrato disponibile a “servire” il Paese almeno sino al varo delle riforme
costituzionali.
Quanto alle
“lenti deformate […] in virtù di un acritico, irrazionale e storicamente
ingiustificabile moto di pervicace empatia nei confronti sia di Napolitano che
di Renzi”, non mi sembra che DPR abbia penetrato a fondo lo spirito che
animava il cittadino medio o forse
non aveva un reale interesse a farlo. Il dato è che questo stesso cittadino ha visto spesso in Napolitano, anche senza
condividerne le idee o addirittura criticandolo, un punto di riferimento nel caos
della politica italiana degli ultimi tempi e in Renzi la speranza di un reale
cambiamento, alla luce della inconsistenza politica e umana di altri leader, sia di quelli che si sono già
cimentati sulla scena politica italiana, sia di quelli che attendono pazientemente il
loro turno.
Sergio Magaldi
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