La Roma pareggia una partita già vinta e che
avrebbe potuto rappresentare una svolta nella sua Champions di quest’anno,
proiettandola al secondo posto del girone dietro il Barcellona e davanti al
Bayern Leverkusen e al Bate Borisov, le due squadre che incontrerà in casa
nelle prossime settimane. Resta invece all’ultimo posto e non le basterà
vincere le due partite interne per passare agli ottavi, se il Bayern dovesse
vincere in casa contro il Barcellona nell’ultima partita, quando i catalani
avranno già messo in cassaforte il primato del girone.
Qual è la ricetta per non vincere una partita
che stavi perdendo 2-0 e che grazie alla buona sorte, al ginocchio e alla
caparbietà di De Rossi, alla precisione balistica di Pjanic [che a soli 3
giorni di distanza si ripete magistralmente su calcio di punizione], alla vena
di Gervinho, di sicuro il migliore in campo, vincevi per 2-4 a 9 minuti dalla fine,
recupero compreso, che di fatto non sono neanche cinque minuti di calcio giocato?
La formula è semplice: basta sostituire Gervinho con Dzeko, rinunciando alle
ripartenze, continuare a tenere in campo Torosidis e Florenzi ormai spompati,
non rinunciare all’inguardabile Rüdiger, non fare entrare in campo nessuno dei
tanti centrocampisti, pagati a caro prezzo e visti di rado, per fare filtro in
mezzo al campo. Tutto ciò senza nulla togliere ai meriti della dirigenza
romanista di cui ho già parlato in un precedente post [Clicca sul titolo per
leggere: Roma calcio: un organico da scudetto?].
Pareggia anche la Juventus, inchiodata in casa
sullo 0-0 da una squadra modesta, quando una vittoria le avrebbe garantito il
passaggio agli ottavi di Champions e dunque la possibilità di dedicarsi con
maggiore determinazione al Campionato, per migliorare una classifica
attualmente fallimentare. Anche in questo caso la ricetta è stata semplice, al
netto delle considerazioni già espresse in precedenti post [Clicca sui titoli
per leggere: Juve e Roma steccano la prima e Campionato finito?], che
si sostanziano in una preparazione precampionato che non c’è stata e che rende
il suo gioco macchinoso e soprattutto lento e prevedibile, nonostante i suoi
tanti campioni. Per non vincere è stato sufficiente schierare in attacco Mandžukić, appena rientrato da un infortunio e totalmente fermo sulle
gambe, sostituirlo poi con Zaza che non ha intercettato una palla, ricorrere a
Dybala solo negli ultimi minuti e al posto di Morata, il migliore degli
attaccanti in campo sino a quel momento [come era già avvenuto nello 0-0 di
Milano con l’Inter, con la motivazione che il giovane talento argentino tornava
da un lungo viaggio per l’impegno con la sua nazionale] e che appena entrato ha
subito mostrato valore e fantasia che evidentemente il suo allenatore non gli
riconosce, o non gli riconosce abbastanza, preferendogli giocatori più fisici
anche se carenti di condizione.
Juve e Roma:
due ricette sicure per non vincere in Champions.
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