lunedì 5 ottobre 2015

PER AMOR VOSTRO

Per amor vostro, regia di Giuseppe Gaudino, Italia-Francia, settembre 2015, 110 minuti

  
  Tra soap opera e melodramma, Per amor vostro racconta la storia di Anna, una “capasciacqua”, come sussurra il canto – illustrato nel linguaggio iconico della migliore tradizione dei “madonnari” – che, con l’intento etico e didascalico del cantastorie, regge il filo della narrazione. Ma capasciacqua, non significa – come si potrebbe pensare – una testa vuota, è bensì una testa piena d’acqua, tradita dalle emozioni e dalle illusioni che le impediscono di usare la mente e di vedere. Accorgersi che la vita le è scivolata via poco a poco e che per compiacere gli altri e/o per “necessità e convenienza” è precipitata in un inferno, diventando “na’ cosa ‘e niente”, non è ancora sufficiente. Perché Anna trasformi la sua consapevolezza in affrancamento e riscatto occorre un evento drammatico definitivo e del quale non possa più dire a se stessa che è na’ cosa ‘e niente, ma più di tutto ha bisogno di un miracolo, sempre possibile nella religiosità popolare della città e dell’ambiente in cui vive: una Napoli colta nel bianco e nero delle sue inquietanti penombre, e solo a tratti, nel colore denso dei suoi incubi e del suo naturale splendore.

 Solo una grande attrice come Valeria Golino poteva interpretare un ruolo tanto impegnativo che la vede in scena quasi ininterrottamente e che le consegna, a giusto titolo, la coppa Volpi, quale migliore attrice della 72.ma Mostra del Cinema di Venezia.

 Il film di Giuseppe Gaudino non è semplicemente una “storia napoletana”, un romanzo popolare dove i protagonisti mettono a nudo le proprie passioni per darle in pasto ad un pubblico di bocca buona e ansioso di riflettersi come in uno specchio: una donna educata sin da bambina per essere una vittima, lacerata più tardi dall’amore per i figli adolescenti, da un  ingiustificato complesso di colpa verso i genitori, da coraggio e senso della giustizia soffocati per opportunismo, dall’affetto tradito di un marito prepotente, manesco e malavitoso [più che realistico Max Gallo nei panni del marito di Anna], dall’illusione di un amore da fotoromanzo con un narciso che ha il vizio del gioco [efficace l’interpretazione di Adriano Giannini].









 La vicenda di Anna è qualcosa di più, nella presa di coscienza di una dignità come persona e come donna, nel coraggio che le fa riprendere in mano il filo della propria vita, nella disperazione che la spinge sull’orlo dell’ultimo sacrificio, più che per volontà di annientamento, per ritrovare un periodo dell’infanzia in cui non aveva ancora paura di “volare”.

 Un linguaggio scarno, uno stile discutibile e dove gli effetti speciali si integrano raramente, una trama esile, un ritmo lento, se si escludono le accelerazioni finali, un film forse troppo lungo e dove, a tratti, c’è anche il rischio di annoiarsi, ma anche e soprattutto un messaggio lucido e realistico, per contrasto espresso quasi in forma di favola, che viaggia sulle ali di una grande attrice.


sergio magaldi 

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