SEGUE DA:
IL RUOLO DELL’ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell’umanità [4°PENSATORI DELL’ANTICHITA’] clicca sul titolo per leggere
IL RUOLO DELL'ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell'umanità [3°ASTROLOGIA E TRADIZIONE EBRAICA] clicca sul titolo per leggere
IL RUOLO DELL'ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell'umanità [2°ASTROLOGIA E ASTROLATRIA] clicca sul titolo per leggere
IL RUOLO DELL'ASTROLOGIA nel patrimonio sapienziale dell'umanità [1°MASSONERIA E ASTROLOGIA] clicca sul titolo per leggere
Il Sepher Yetzirah o
“Libro della Formazione” [1] è alla base dell’astrologia cabalistica,
sin dal I Capitolo allorché si parla delle 22 lettere dell’alfabeto con cui Dio
creò il mondo. Tre di queste lettere: Shin-Alef-Mem sono dette madri e
rappresentano i tre elementi della tradizione empedoclea: acqua-aria-fuoco,
altre sette di queste lettere rappresentano i sette pianeti (considerando i due luminari e i cinque pianeti della
tradizione): Bet- Dalet- Ghimel- Kaf-
Phe- Resh- Taw mentre le restanti dodici lettere rappresentano i 12 segni zodiacali, unitamente alla 12
tribù di Israele.
Ancora, in 1:8 del Sepher
Yetzirah si fa riferimento, oltre che alle dieci Sephiroth [2] - che
molti cabbalisti considerano in analogia coi pianeti - [3] alle Hayot o ‘creature viventi’ della visione di Ezechiele, in analogia coi segni zodiacali.
Non è un caso che il rifiorire del culto degli astri, tra
gli ebrei, coincida con la distruzione di Israele. Perché Israele è fuori da Ur
dei Caldei, fuori dall’Egitto, fuori dalla condizione in cui vivono tutti gli
altri popoli della terra e quando gli ebrei si comportano come tutti gli altri,
Israele non ha più ragione di essere, perché Israele nasconde nel nome, anzi è, la totalità delle porte della conoscenza di questo universo. Infatti, distanziando
tra loro le lettere ebraiche che formano la parola Israel [Yud-Shin-Resh-Alef-Lamed] e invertendo di posto la Alef e la Lamed si ha Iesh relà
[Yud-Shin e Resh-Lamed-Alef] che significa ‘è
231’ con
chiaro riferimento alle 231 Porte della Conoscenza.
Le Porte si conoscono utilizzando le 22 lettere
dell’alfabeto ebraico, in connessione al Galgal o ruota celeste (che nel Talmud designa la ruota dello zodiaco),
com’è scritto nel Sepher Yetzirah (2:4):
“22 lettere…Le collocò in circolo come un
muro con 231 Porte”. Applicando la formula che segue, conosceremo le Porte:
dato un certo numero di punti (n) in
una circonferenza, il numero delle linee (L)
che si ricavano connettendo tra loro tutti i punti è L=n (n-1) / 2. Se n sono
le 22 lettere si ha: L= 22x21/2=231.
In 2:4, in relazione alle 231 Porte della Conoscenza, è
nominata la ruota dello Zodiaco o Galgal e da 4:7 a 4:14 si parla dei
sette pianeti. In 5:4 sono citate le 12 costellazioni dell’universo (i cui nomi
corrispondono ai 12 segni zodiacali). Unendo la lettera del segno zodiacale col
proprio rispettivo elemento (Aria-Fuoco-Acqua-Terra), avremo 12 radici per
ciascuno dei 12 segni zodiacali. Da queste radici e talora dalle loro ghematrie
[4] è possibile raccogliere qualche indicazione sul
significato del segno zodiacale. Per i segni di Terra, mancando la
corrispondente lettera ‘madre’, varrà l’unione di ciascuna lettera della
triplicità di Terra con la lettera Mem
(acqua).
Abbiamo così, unendo la Alef alle lettere dei tre segni di Aria, la radice Az
(Alef-Zain, Gemelli) che significa
‘allora’, nel senso che è giunto il momento di scegliere tra una strada e
l’altra, El (Alef-Lamed, Bilancia) che è uno dei nomi di Dio, Atz (Alef-Tzade, Acquario)
e che indica ‘l’affrettarsi’, il procedere speditamente sulla via della
conoscenza.
Unendo poi la lettera Shin alle tre lettere dei segni di
Fuoco, abbiamo la radice Sheh (Shin-He, Ariete) che è il capo del gregge, con chiaro riferimento alle
capacità decisionali dei nativi del segno e il cui valore numerico, 305, forma
significative ghematrie: Or Tzach
‘Luce ripulita’ e Orlah
‘Prepuzio’. Dall’unione delle lettere corrispondenti agli altri due segni di
fuoco si formano le radici Shat (Shin-Teth,
Leone) che significa ‘ribelle’ e Shas (Shin-Samekh, Sagittario) che rinvia a significati di velocità e combattimento.
L’unione della Mem con
le lettere della triplicità di Acqua forma rispettivamente le radici: Cham (Chet-Mem, Cancro) che significa ‘caldo’, ad indicare un’acqua che si riscalda
facilmente, Min
(Mem-Nun, Scorpione) cioè ‘sesso’ o
‘specie’ e Mem-Quf (Pesci) radice che significa lo
‘stare in piedi’, il ‘sostenere’, con chiaro riferimento ai piedi che
sostengono il nativo nell’andare avanti.
Infine, l’unione della stessa lettera madre, la Mem, con le lettere della triplicità di
Terra forma la radice: Mu (Mem-Waw,
Toro) cioè il suono onomatopeico del
muggire, con le caratteristiche dell’animale che si trasferiscono ai nativi del
segno, e ancora la radice Mi (Mem-Yud, Vergine) che significa ‘Chi?’ e bene indica la curiosità dei nativi
di questo segno zodiacale, e ancora la radice Am (Ayin-Mem, Capricorno)
che si riferisce al ‘popolo’. Non a caso i nativi del Capricorno possiedono una
naturale inclinazione per la politica.
Insomma, chi volesse saperne di più sulle caratteristiche
del proprio segno, dal punto di vista dell’astrologia ebraica, non ha che da
approfondire lo studio delle singole lettere che formano la radice del segno
stesso.
Concludendo sul
Sepher Yetzirah, particolare importanza riveste l’asse del mondo o Teli (6:1), conosciuto anche come Drago e che in astrologia si riferisce alla testa e alla coda dello
zodiaco, cioè ai cosiddetti nodi lunari, come più spesso vengono
chiamati. Questi punti nodali rappresentano l’intersezione dell’ Equatore con
l’eclittica e secondo il grande cabbalista Abulafia [5] ‘la testa del Drago’ significa
merito mentre la coda significa responsabilità e in tutte le tradizioni ha un
significato ‘malefico’ quando, nel cielo di nascita (l’oroscopo) è congiunta al
Sole. Analogamente gli Esseni, [6] nel tracciare gli oroscopi, davano molta importanza
ai nodi lunari che insieme ai 5 pianeti, al Sole e alla Luna formavano le ‘nove
parti’. Il pronostico, fatto sul tema di nascita, era favorevole quando la luce
prevaleva sulle tenebre, quando cioè le ‘nove parti’ erano in prevalenza nel
cosiddetto emisfero di luce, individuato al di sopra dell’orizzonte. Nessun
uomo, naturalmente, era interamente nella luce o interamente nelle tenebre
perché il nodo lunare nord (testa del
Drago) si trova di necessità sopra l’orizzonte e il nodo lunare sud (coda del Drago) sotto l’orizzonte. Il
più puro o ‘illuminato’ era dunque colui che aveva ‘sette parti’ (oltre alla
testa del Drago) sopra l’orizzonte, il più impuro quello che aveva le ‘sette
parti’, cioè i 5 pianeti e i due luminari (oltre alla coda del Drago) al di
sotto. [7]
L’interesse per l’astrologia fu presente anche nelle prime
scuole di Qabbalah storica, che si diffusero in età medievale, sulle rive del
Mediterraneo, tra le fiorenti comunità ebraiche. Alcuni scolari del grande
Isacco [8] se ne occuparono in particolare:
Azriel di Girona, [9] Nachmanide suo discepolo, e i
meno noti Ezra di Girona, forse fratello di Azriel, e Jacob ben Sheshet.
Nei suoi commentari, Azriel sviluppa la tesi che l’uomo
saggio e pio può correggere ciò che nel suo destino è sfavorevole, mentre
l’uomo malvagio finisce con l’annullare ciò che il destino gli ha riservato di
favorevole. Egli sottolinea l’interrelazione dei destini umani e ritiene che
per coloro che si siano pentiti durante lo Yom
Kippur, o giorno di espiazione e di purificazione, si danno due
possibilità: se, dopo il pentimento, cadono nuovamente nel peccato, ciò che di
positivo c’era nel loro destino si realizza ugualmente senza tuttavia che
possano approfittarne. Se, invece, non si sono pentiti nel giorno stabilito (Yom Kippur) ma lo fanno successivamente,
ciò che di negativo c’era nel loro destino si verifica ma per loro non produce
effetti malefici.
Il discepolo di Azriel, Nachmanide si occupa di astrologia
nel Commentario del Deuteronomio,
18:9, riconoscendo che per volontà divina gli astri esercitano la loro
influenza sugli uomini e che agli angeli è assegnato il compito di regolare
tale influenza. Egli raccomanda comunque di tener conto delle indicazioni di
astri e costellazioni e soprattutto di fare penitenza nei giorni cosiddetti
sfavorevoli. Di un anonimo cabbalista è il Sepher
Halevana o ‘Libro della Luna’, citato da Nachmanide e dove sono esaminate
le 28 dimore della Luna, quelle favorevoli e quelle sfavorevoli, nonché i
relativi talismani.
Il rapporto angeli-astri è invece ripreso da Jacob ben
Sheshet il quale sostiene che il destino di ognuno è simbolicamente descritto
nel suo tema natale e che gli angeli eseguono il volere di Dio, scritto negli
astri sin dai giorni della Creazione.
Gli angeli, tuttavia, nell’eseguire la volontà divina possono sfumare i
significati del destino perché se gli astri garantiscono l’ordine dell’universo
e rappresentano, usando il linguaggio aristotelico, la ‘Potenza’ di ciò che
deve accadere, gli angeli sono gli strumenti della Provvidenza e gli artefici
del passaggio dalla ‘Potenza all’Atto’. Nel commentario al trattato talmudico Moed Katan, Jacob ben Sheshet sostiene
che se il giusto può annullare o modificare il decreto degli astri, su tre cose
gli riesce difficilmente intervenire: sul numero dei figli, sulla lunghezza
della vita e sulla ricchezza. Può solo sperare di modificarle supplicando e
moltiplicando le sue preghiere, in aggiunta all’osservanza dei Mitzvoth (precetti) e al merito
personale. [10]
In diversi passi dello Zohar
[11] è ripresa la problematica
talmudica sull’astrologia, in particolare per ciò che riguarda la discendenza di
Abramo. Nel trattato Lekh Lekha 78a
la questione è risolta al modo di Filone di Alessandria [12] e in Pinhas
(Numeri)216b è detto chiaramente che
il destino di Abramo fu modificato dall’aver egli cambiato di residenza (le
‘migrazioni’ di cui parla Filone) e dall’aver aggiunto la lettera He al
suo nome, perché tale lettera simboleggia i 5 libri del Pentateuco e della Torah. Analogamente, se, in passato, il
numero dei figli, la durata della vita e la ricchezza erano determinati dagli
astri, da quando Israele ha ricevuto la Legge tutto ciò è stato modificato.
Nel trattato Vayéshev
180b è detto che i nati nel giorno della Luna nuova, quando il luminare
scompare dal cielo e Ghevurah, [13] il Rigore si afferma
nell’universo, dovranno sopportare povertà e ogni genere di sofferenza e ciò
prescindendo dal fatto che siano giusti o empi. Tuttavia, la preghiera potrà
migliorare la loro sorte. Al contrario, chi nasce di Luna piena godrà di ogni
bene, di figli e di buona salute. Il rapporto angeli-astri è invece contenuto in
un altro trattato zoharico (Teroumah,
171b-172b), col dire che ogni stella, pianeta o costellazione ha il suo angelo
in grado di governare gli eventi e il destino.
Infine, in Jethro,
76a-b è detto che gli astri lasciano sul viso e sul corpo dell’uomo i segni del
destino, [14]
proprio come nel firmamento: “Così come nel firmamento sono incisi gli
astri e altri segni leggibili ai saggi, sulla pelle che ricopre ogni uomo sono
incise rughe e linee che non hanno segreti per i saggi, soprattutto rughe e
linee del viso…”
sergio
magaldi
[1]
Per la bibliografia e per la data di composizione, che secondo gli studiosi,
oscilla tra il II e il VI secolo d.C., si rimanda a G. G. Scholem, Le Origini della Kabbalah, Bologna,
1990, pp.32-44. Circa i contenuti si rinvia allo stesso volume nonché a G. G.
Scholem, La Cabala, Roma, 1989,
pp.14, 30-61, 70-72, 96, 101 e ss.
[2]
Sephiroth è stato spesso tradotto con
‘emanazioni’, facendolo derivare dall’etimologia greca, con ciò stabilendo un
collegamento tra Qabbalah e neoplatonismo. Più corretta è la derivazione
dall’ebraico Safor che significa contare e che delle sephiroth fa dunque
i numeri primordiali della creazione, ben distinti dai misparim o numeri ordinari. Le sephiroth
sono perciò ‘luci’ o ‘pure forme’ del molteplice. Nella tradizione
cabbalistica, le sephiroth si
dispongono sui tre pilastri dell’Albero della vita. Ad ogni sephirah è attribuito un nome. Alla
colonna centrale appartengono: 1 Kether
corona, 6 Tiphereth bellezza e
armonia, 9 Yesod fondamento o
generazione, 10 Malchuth regno o
terra. Alla colonna di destra: 2 ‘Hochmah
sapienza, 4 ‘Hesed grazia 7 Netzach vittoria. Alla colonna di
sinistra: 3 Binah intelligenza, 5 Gheburah forza e rigore, 8 Hod splendore.
[3] Cfr. J. Halbronn, cit., nei precedenti post di Il
ruolo dell’astrologia…, pp.304-312
[4]
S’intende per ghematria il medesimo
valore numerico dato dai cabbalisti a singole parole o intere preposizioni in
base al principio che nell’alfabeto ebraico ogni
lettera è numero e ogni numero è lettera.
[5]
Abraham Abulafia (1240-1291) è il maggior rappresentante della Qabbalah
estatica o mistica che si basa essenzialmente sulla contemplazione e sulla
meditazione. Sulla vita, l’opera, il pensiero cfr. M. Idel, L’Esperienza mistica in Abraham Abulafia,
trad.it., Jaca Book, Milano, 1992. Di rilevante interesse su Abulafia anche il
IV capitolo di G.G. Scholem, Le grandi
correnti della mistica ebraica, Il Saggiatore, Mondadori, Milano, 1965 e
edit. il melangolo, Genova, 1990. Su Teli
e i nodi lunari cfr. A. Kaplan, Sefer Yetzirah,
commento, ediz. Spagnola, Edit., Mirach, S.L., Madrid, 1994, pp. 265-274
[6]
Setta ebraica di ispirazione ascetica (II sec. A. C – I sec. d.C) che risiedeva
a Qumran sulla riva occidentale del Mar Morto. La comunità essenica conosceva
una rigida organizzazione sociale e si caratterizzava per gli ideali di purezza
con cui cercava di vivere la fede ebraica.
[7] Cfr. J. Halbronn, cit., pp.332-333
[8] Isacco(1160-1235), detto il Cieco, paradossalmente,
perché possedeva luce in eccesso (era un ‘illuminato’), fu il primo grande
maestro delle scuole storiche di Qabbalah che operarono in Provenza e in
Catalogna in un clima di grande sviluppo culturale e sociale delle comunità
ebraiche. Si occupò di indagini sul nome di Dio, di preghiere, di luce e di
tenebre, delle Sephiroth dell’Albero
della vita e dei 32 Sentieri, di Kavanah (meditazione) e di
Deveqùth (communio), della catena
degli esseri, di simpatia universale. Assai prima della Qabbalah luriana,
sembra abbia parlato di trasmigrazione
delle anime, limitandola a tre ritorni, come si annuncia in Giobbe
33:29: ‘Tutto ciò Dio la fa tre
volte in un uomo:ricondurre l’anima dalla sua putrefazione, affinché essa
brilli nella luce della vita’. Isacco anticipò, inoltre, il tema dei cicli
cosmici o shemittoth del Sepher Temunah (con riferimento anche
alla trasmigrazione animale) e il tema della luce del Sepher Iyyùn.Tra le sue
opere: un commento del Sepher Yetzirah,
circa 70 frammenti sulla mistica della luce e sui segreti (sodot) della Torah, e
qualcuno gli attribuì anche il Sepher
Bahir. Sotto la spinta di Isacco il cieco, nel 1230 sorge il gruppo
cabbalistico di Girona: la Chaburah
qedoshah o ‘Associazione Sacra’, vero e proprio punto di riferimento per la
diffusione dell’ebraismo e della Qabbalah in tutto il Mediterraneo.
[9]
Azriel visse a Girona nella I metà del XIII secolo. Le sue opere più importanti sono diversi commentari
(Commento al Libro della Formazione, Commentario sull’unificazione del nome, Commentario sulle leggende talmudiche
ecc…) Il Portico dell’interrogante
nel quale si pone domande sulle sephiroth, sull’infinito En Soph, sulla creazione dal nulla, sul tempo, sull’Uno, sui
colori, sull’anima e sul corpo. A lui è attribuito anche il libro Le 18 benedizioni, più che altro un
testo di preghiere ma anche di contemplazione e di meditazione sull’acqua e sui
colori, sulla postura durante le preghiere e sul significato dello Shemà Israel.
[10]
Cfr. sull’intera questione, J. Halbronn, cit.,
pp.294 e ss.
[11]
Il Sepher-ha Zohar o ‘Libro dello
Splendore’ è un vero e proprio corpo completo di letteratura cabbalistica e si compone di 24 sezioni oltre ad
alcuni trattati. Sugli argomenti, la data di composizione, l’autore: cfr. G.G.
Scholem, La Cabala, trad.it., Roma
1989, pp.215-244 e G.Busi, La Qabbalah,
Laterza, Bari, 1998, pp. 70-75. Per un maggiore approfondimento cfr. i capitoli
V e VI di Le grandi correnti della
mistica ebraica, cit., di G.G. Scholem. L’edizione dello Zohar attualmente in commercio è quella
della versione francese a cura di C. Mopsik pubblicata dalla casa editrice
Verdier.
[12] Su Filone si veda il post precedente in 'Il ruolo dell'astrologia...'
[13]
Ghevurah o Din o Pachad (Potenza e
Rigore, Giudizio e Terrore) sono gli attributi della quinta sephirah
dell’Albero della vita. Sull’Albero della
vita nel pensiero ebraico-cabbalistico, cfr. G. Busi, Simboli del pensiero ebraico, Einaudi, Torino, 1999, soprattutto le
pp. 53-58.
[14] La Fisiognomica
o arte di individuare le caratteristiche psichiche e morali delle persone dal
loro aspetto fisico, è oggetto di una specifica trattazione nello Zohar
Nessun commento:
Posta un commento