sabato 16 aprile 2016

TRIVELLARE O NON TRIVELLARE?





 Trivellare o non trivellare? That is the question:  Wheter ‘tis nobler… Questo è il dilemma: se sia più nobile per gli italiani andare a votare oppure non recarsi alle urne e se andando a votare, rispondere , come vorrebbero i vescovi degli Abruzzi, Travaglio, i comunisti alla Ferrero, Freccero e tanti altri, oppure rispondere no come consiglia Brunetta, ma andando a votare per far vincere il e affondare Renzi.
                                                                               Insomma, per farla breve, un problema ideologico che in apparenza divide gli italiani tra coloro che odiano le trivelle perché distruggerebbero l’ambiente e quanti le enfatizzano come indispensabili strumenti di ricchezza per il Paese. Ma il quesito referendario domanda soltanto di decidere se si vuole continuare a trivellare sino ad esaurimento dei pozzi [e allora bisogna rispondere no o non andare a votare] oppure prendere la matita e scrivere sì, se si vuole porre fine alle trivelle già con l’esaurimento delle concessioni, lasciando in fondo ai pozzi le eventuali restanti risorse energetiche, considerate nefaste e diaboliche. Ma il vero dilemma è: cosa è più dannoso per l’ambiente? Dismettere i pozzi prima che siano esauriti o chiuderli naturalmente una volta esauriti? Naturalmente, come sempre avviene in questi casi, i pareri sono discordi. Ma gli scienziati dove sono? Non spetterebbe a loro la decisione su un quesito di sapore tecnico più che ideologico? Nel Protagora di Platone, Socrate così poneva la questione:

Noto che, in assemblea, quando la città deve deliberare sulla costruzione di un edificio, vengono chiamati gli architetti come consiglieri; quando invece bisogna deliberare sulla costruzione di navi, vengono chiamati i costruttori di navi e nello stesso modo si procede per tutte le altre cose che si ritiene possano essere insegnate e apprese”. 

 La tesi di Socrate s’è riproposta ieri sera, in merito al quesito referendario, nella nota trasmissione televisiva della Gruber. A farla propria implicitamente, un vecchio militante comunista e grande vignettista come Bobo [Sergio Staino], ora iscritto del PD, non renziano e tuttavia costretto a difendere il segretario del suo partito dagli attacchi concentrici di Ferrero e Sgarbi. 

 Pur continuando a non fidarsi di Renzi – come ebbe a dichiarare ad Alessandra Longo in una intervista di Repubblica.it di circa 8 mesi fa – Bobo è convinto che l’ex sindaco di Firenze debba governare perché  è ancora “il più bravo di tutti”. Alla giornalista che in quell’occasione gli aveva posto la domanda: “Staino ha sentito cosa ha detto Renzi? Che l’unica cosa non di sinistra che ha fatto finora è stato vincere le elezioni”. “Lo vede? – aveva replicato Bobo – Ha una marcia in più. È spiritoso, ci frega con il suo humour. I nostri dirigenti non sapevano ridere”.

 Ieri sera Bobo ha invece opposto a Freccero e Sgarbi – saliti entrambi con disinvoltura sulla cattedra della sinistra per dire che l’alleanza del PD con Verdini è improponibile [Freccero], che Renzi è di destra e che s’è alleato col diavolo [Sgarbi!] – che Renzi è e rimane di sinistra, non solo perché, a differenza di altri, ha portato il partito nell’internazionale socialista, ma anche perché tutto ciò che oggi, all’interno del partito, si rimprovera al segretario è già stato fatto e con minore successo proprio da quelli che lo rimproverano. Forse che Mastella è meglio di Alfano e di Verdini? Senza contare che proprio la nuova legge elettorale, voluta da Renzi, dovrebbe servire ad eliminare per il futuro il trasformismo e le maggioranze ibride.

 In conclusione, è auspicabile per i cittadini che, quale che sia la decisione da prendere domani, questa non sia determinata da conformismo e/o mancanza di consapevolezza.

sergio magaldi


    

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