giovedì 12 aprile 2018

JUVENTUS: la paura di vincere




 Chiudendo il post di una settimana fa [vedi JUVE DI CHAMPIONS E L’ALIBI RONALDO, cliccando sopra per leggere], annotavo: “In conclusione, sono convinto che Ronaldo a parte, i giocatori del Real non siano superiori a quelli della Juventus, hanno solo un’altra mentalità e una migliore organizzazione di gioco”.

 Dopo aver restituito al Real i 3 goal subiti a Torino, la Juventus ha “rischiato” di eliminare i “Galácticos” sul proprio terreno. L’impresa però non riesce e la spiegazione, così come nella disfatta di una settimana fa, è esattamente la stessa: da una parte il giovanissimo arbitro inglese - che è sembrato aspettare solo l’occasione propizia - a 10 secondi dalla fine dei 93 minuti di gioco [recupero compreso], la condanna con un rigore per un fallo più apparente che reale e che comunque era inferiore a quello subito da Cuadrado nella partita di andata, dall’altra la Juve si lascia schiacciare nella propria area [così come avvenne due anni fa con il Bayern, subendo una rete decisiva negli ultimi secondi di gioco] e non opera i cambi necessari [laddove il Real aveva già usufruito di tutti e tre i cambi]: Cuadrado, appunto, e un centrocampista [Bentancur o Marchisio] per sostituire lo stanchissimo Khedira. In altre parole, dove la Roma ha eliminato il Barcellona, perché non ha avuto paura di perdere, la Juve perde perché ha avuto paura di vincere.

 Insomma, al di là della “legge del Bernabeu”, delle designazioni arbitrali dell’italiano [?!] Collina [di cui Juve, Roma, Milan, Lazio e Atalanta conservano ancora il segno] e delle mafie calcistiche, la Juve come al solito ci mette del suo. Attanagliata dalla “paura di qualificarsi”, invece di cercare il quarto goal che avrebbe costretto il Real a segnare due volte per passare il turno, adotta la solita tattica di arretrare per “difendere” la possibilità di disputare i supplementari e viene sbattuta fuori dalla Champions che, con questa mentalità, non riuscirà mai a vincere. E il paradosso più grande è il segno che Allegri fa ai suoi giocatori di usare la testa dopo lo 0-3: resta da chiedersi se egli abbia usato questa stessa parte del corpo nel decidere di non fare cambi e di aspettare il momento per farli - così come ha dichiarato - durante quei supplementari che la Juve non avrebbe mai giocato.

sergio magaldi

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