Inter,
Lazio, Atalanta, Roma, Napoli e Milan (secondo l’ordine con cui hanno giocato
la “prima”) vincono tutte, mentre la Juventus, data per favorita nella lotta
scudetto dopo il cosiddetto ridimensionamento dell’Inter, deve accontentarsi del
pareggio per le ragioni che vedremo dopo. Netto il successo dei campioni
d’Italia, convincente il successo della Lazio ad Empoli, un po’ meno i successi
di Roma e Napoli, di misura le vittorie di Atalanta e Milan rispettivamente su
un Torino incapace di difendersi negli ultimi istanti di partita, e su una
Sampdoria senza attacco, che si limita a tre innocui tiri nella porta rossonera
e che fa rimpiangere Ranieri.
La nuova Inter di Inzaghi vista contro il Genoa fa dimenticare, almeno per il momento, le partenze di Conte, Lukaku e Hakimi. Dzeko, costato zero euro al club milanese, si presenta alla grande con un assist e un goal. La Lazio di Sarri mostra già un’ottima organizzazione di gioco, nonostante il cambiamento di modulo, adattando bene Lazzari a terzino di fascia e utilizzando efficacemente per oltre un’ora un campione come Pedro, messo fuori rosa dalla Roma e costato zero euro, così come l’ex centravanti giallorosso andato all’Inter. Dal canto suo, la Roma di Mourinho batte all’Olimpico la Fiorentina con due goal di scarto ma non convince del tutto, così come non aveva convinto nello spareggio di Conference League vinto di misura giovedì scorso. Più convincente invece la prestazione di ieri sera all’Olimpico, dove la Roma liquida definitivamente il Trazonspor accedendo ai gironi della nuova competizione europea. E dire che i giallorossi hanno giocato con la stessa formazione ben tre partite in una settimana con in più lo stress del viaggio in Turchia. C’è da sperare che la stanchezza a lungo non si faccia sentire. L’Atalanta vince fortunosamente ma sembra ancora lontana dalla forma dell’anno scorso, il Napoli fatica non poco ad aver ragione del neo promosso Venezia, e il Milan contro una modesta Sampdoria mostra pregi e limiti consueti: ripartenze, velocità, passaggi lunghi e geometrici, ma poca attitudine all’azione manovrata. E intanto da questa sera inizia la seconda giornata di Serie A con Verona-Inter
Szczęsny, Allegri e Var fermano la
Juventus
È
appena iniziato il Campionato e la Juve è già costretta a inseguire le sei
rivali nella corsa Champions-Scudetto. Tre goal e due pali non sono bastati a
superare una modesta Udinese. In vantaggio per 2-0 dopo un quarto d’ora, la
Juve tira i remi in barca, lascia l’iniziativa ai friulani e si mette a giocare
“bassa”, come nei peggiori momenti della Juve di Allegri di qualche anno fa.
Eppure, era stata buona l’intuizione di utilizzare Cuadrado in avanti (lasciando
Danilo a fare il terzino), tant’è che dal suo piede è partito il passaggio a
Bentancur per il corto assist a Dybala del primo goal e dal suo stesso piede è
venuto il secondo goal. Poi accade di tutto: Szczęsny si fa due goal da solo,
Allegri mette Danilo davanti ai difensori e Cuadrado torna a fare il terzino in
una difesa a tre, che diventa praticamente a cinque, poi viene sostituito e la
Juve non è più capace di ripartire (nella Juve di Allegri, e non solo, il
colombiano è sempre stato decisivo in fase offensiva) e rischia persino il 3-2.
Infine il lampo di Ronaldo negli ultimi istanti, ma il Var annulla la rete guardando
non i piedi o la testa ma la mano del giocatore, mentre il regolamento esclude
che il fuorigioco possa riguardare braccia e mani, parti del corpo del resto
con le quali non è lecito segnare… ma la cosa più sorprendente a fine partita è
il rimprovero di Allegri alla squadra per non essersi difesa di più! Giusta mi
pare a questo punto l’osservazione di Bergomi: dopo due anni di assenza dal
campo, forse Allegri non si è reso conto che non si può più lasciare
l’iniziativa agli avversari per oltre sessanta minuti e poi portare a casa la
partita. Per non parlare del centrocampo con Bernardeschi, Ramsey e un
impreciso Bentancur, tutti incapaci di verticalizzare come di proteggere la
difesa.
Calciomercato: l’addio di Ronaldo
Tra
pochi giorni si chiude il mercato e, a meno di clamorose sorprese (proprio in queste ore sta maturando il
divorzio tra Juve e Ronaldo!), si può già tracciare un bilancio anche se
non definitivo. Considerando il rapporto acquisti-cessioni-capitali e probabile
rendimento, credo che paradossalmente la palma della “saggezza” spetti
all’Inter: si priva di Lukaku e di Hakimi, è vero, ma incassa circa 180 milioni di euro e sostituisce
egregiamente i due campioni con l’acquisto di Dumfries pagato 12
milioni, con l’arrivo di Dzeko a parametro zero e quello di Correa per 30
milioni. Al secondo posto metterei la Lazio che vede arrivare Hysai, Anderson e
Pedro a parametro zero, Basic per circa 8 milioni e che cede Correa per una
cifra importante. Poco da dire sulle altre cinque “grandi”, se non che Roma e
Milan sono quelle che hanno speso di più, che il Napoli non si è praticamente
mosso, l’Atalanta ha concluso operazioni minori, la Juve ha condotto in porto
abilmente l’acquisto di Locatelli nel tentativo di dare finalmente un volto al
proprio centrocampo, ma perdendo Ronaldo si presenta al via con scarse
possibilità di dire la sua in Champions e con poche probabilità di inserirsi
nella lotta scudetto. Partito Ronaldo, chi segnerà così tanti goal come il
fuoriclasse portoghese? Non certo Dybala, Morata e Chiesa che di goal non ne
fanno mai molti. Un discorso a parte merita la Roma. Il suo colpo di mercato
più importante è stato l’ingaggio di Mourinho. Spende più di 90 milioni per
l’acquisto di quattro ottimi giocatori e per il riscatto di qualche altro ma
poi regala Dzeko all’Inter e Pedro alla Lazio permettendo a queste società di
disfarsi a suon di milioni di giocatori come Lukaku e Correa. Al momento, mi
viene da pensare (ma tutto potrebbe cambiare in futuro) che proprio le squadre
di Inzaghi e di Sarri siano le favorite nella corsa scudetto.
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