SEGUE
DA:
LE FORME DEL PENSIERO: CRITICITA’ E
DOGMATISMO (Parte prima)
Sentimento dell’Infinito, senso del sacro: non
è su questo terreno che si decide propriamente la differenza tra pensiero
sapienziale e pensiero religioso, tra mente dianoetica (dià “attraverso” e nous “intelletto”) e mente
dogmatica (dal greco δογμα,
dogma, “dottrina o precetto”), la
prima basata sulla ragione discorsiva e critica (ma anche sulla forza
dell’immaginazione e dell’intuizione), la seconda sull’accettazione di principi
di origine divina o umana o comunque dettati dal senso comune e dal “si dice”
che la mente è chiamata soltanto a riconoscere come verità, a prescindere dal
loro fondamento razionale e/o personale.
Il
sapiente è come Socrate, egli sa di non sapere o di non sapere abbastanza e
questa consapevolezza lo spinge alla ricerca e al dialogo con gli altri. In
questo percorso egli non disdegna di utilizzare la tradizione degli antichi, il
patrimonio acquisito dell’umanità cui aggiunge la consapevolezza che gli deriva
dal continuo confronto con gli altri, da quell’arte sottile che consiste nel
domandare e rispondere nel tentativo improbabile di conoscere il ti
esti il “che cos’è” di cui si parla.
E se con queste procedure egli si colloca sempre di là della verità, questa
nondimeno gli si offre in infiniti adombramenti ed egli prende coscienza che la
Verità una e indefettibile è per principio fuori portata della mente umana e
che l‘ ‘unico vero’ che gli riuscirà di scoprire sarà quello che faticosamente
sarà riuscito a costruire e a condividere con gli altri che, come lui, siano guidati
dallo stesso intendimento e che come lui siano disposti, mutando per così dire
il quadro di riferimento in cui quel ‘vero’ era nato, a riconsiderare
nuovamente la questione… Ma questa, si dirà, non è altro che la verità della
scienza che si trasforma col mutare del tempo, delle risorse, del metodo, delle
intuizioni e in funzione delle regole dell’arte.
C’è
di più e di diverso: il pensiero sapienziale funziona alla stregua del pensiero
scientifico ma se ne discosta perché il suo intento non è meramente strumentale
e innovativo e il suo procedere nella ricerca di nuove verità e di nuove
conoscenze non lo porta a tralasciare quanto ha già acquisito e che costituisce
il patrimonio di conoscenze dell’intera umanità. Insomma, il pensiero
sapienziale se non disdegna per così dire di andare avanti, non rifiuta neppure
di rivisitare e di approfondire ciò che appartiene al passato, giungendo talora
a considerarlo un sapere privilegiato anche rispetto alle consapevolezze
della modernità e della post-modernità.
E il pensiero religioso?
La struttura che lo anima sembra piuttosto incline a un rovesciamento di
prospettiva: non la fede nella ricerca ma la ricerca di una fede il cui
fondamento si sostanzi di una verità rivelata. E c’è da augurarsi che in questa
prospettiva si mantenga tollerante evitando guerre e persecuzioni che troppo
spesso hanno caratterizzato la sua storia.
SEGUE
sergio magaldi
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